Contributi di viaggio

I Viaggi di Alessandro

Mese: Febbraio 2022

STIA. Vista dall'alto del castello di Romena

STIA-Patria del Panno Casentino


Stia – Introduzione

Stia – La Toscana non finirà mai di stupire il turista, tante sono le località, i paesi ed i borghi caratteristici da conoscere e visitare.

Stia. Cascatella del torrente Staggia all'ingresso del paese.
Torrente Staggia

Tra questi troviamo Stia, un piccolo borgo dell’Italia che fa parte del Comune Sparso di Pratovecchio Stia nella provincia di Arezzo e nelle immediate vicinanze di Poppi, altro borgo caratteristico, famoso per il suo castello.

Stia sorge alle pendici del monte Falterona e trae la sua origine dall’essere stata un villaggio sorto sulla romana Via Maior che collegava il Casentino a San Godenzo, in Mugello.

Stia. Vista dall'alto del borgo, ripresa con il drone.

Stia – Visita del Borgo

Il nucleo principale del centro abitato sorge alla confluenza del torrente Staggia con il fiume Arno.   

Il toponimo, di provenienza latina, trae origine dalla contrazione del nome del torrente Staggia. 

All’incontro tra questi due fiumi si trovava nel medioevo, come si trova ancor oggi, l’incrocio di quattro importanti strade che provenivano da Arezzo, Firenze, Mugello e Romagna. Un luogo ideale per la nascita di un mercato.

Stia. Altra veduta dall'alto del borgo.

Ed ecco che Stia, con la produzione del panno casentino, acquista un ruolo importante nell’economia locale, che la  porterà a conquistarsi una fama a livello mondiale.  Per la sua fabbricazione verrà costruito e più volte ampliato, un importante lanificio.

Stia. vedduta dall'alto del grande lanificio.

Questo ha fatto sì che, nonostante il suo abitato di piccole dimensioni e i pochi richiami artistici e architettonici, diventasse famoso tanto da richiamare numerosi turisti nel borgo e nei dintorni, acquistando ulteriore visibilità anche grazie al fatto di essere stato scelto da Leonardo Pieraccioni, come location per le riprese del noto film Il Ciclone nel 1996.

Piazza Tanucci

Anche senza il  noto evento cinematografico, Piazza Tanucci di Stia ha tanto di cui essere fiera. 

La sua forma è molto allungata e va a salire. Sui due lati più lunghi è delimitata da edifici contigui tutti porticati.

Questa particolarità architettonica è tipica dei luoghi di mercato perché dava riparo a venditori e compratori in caso di maltempo. E Stia fu luogo di mercato. Anzi, il paese nacque e si sviluppò intorno a un mercato, a un importante crocevia e a una chiesa.

La Pieve di Stia

La Pieve di Stia è una delle più importanti  del Casentino per le pregevoli opere d’arte custodite al suo  interno. Lo stile barocco della facciata  è un fatto alquanto  anomalo per una pieve romanica, ma fu la comunità del borgo a volere la completa restaurazione dell’intera facciata nel XVIII secolo.

Stia. La Pieve

Al suo interno la chiesa mostra l’originario stile romanico con colonne monolitiche sormontate da stupendi capitelli che dividono le tre navate.

Stia. Interno della Pieve.

Il Panno Casentino

Ovunque nel paese, si avvertono i richiami alla nota produzione  del  panno casentinese che proprio qui trae le sue origini e che ha dato  fama e lustro al borgo. 

Il panno era apprezzato per l’alta resistenza all’usura e alle intemperie ed era adatto alle necessità di chi doveva trascorrere all’aperto, buona parte della giornata. 

Il ricciolo, che contraddistingue gli abiti in panno casentino, costituisce un funzionale doppio strato, antifreddo e antipioggia. 

Stia. Particolare di due abiti in panno casentino.

Con la sua varietà di colori molto vivi, gli indumenti sono particolarmente ricercati, tanto da spingere gli interessati a recarsi proprio qui a Stia, per acquistarli.

Il Lanificio

Lungo la strada che costeggia il torrente Staggia, notiamo un piccolo ponte ad arco sorretto da tubi in metallo.

Stia. Sullo sfondo il  vecchio lanificio.

A sinistra di questo ponte, sullo sfondo,  si trova un grandissimo edificio. E’ una parte di quello che fu il famoso Lanificio di Stia. La prima attività industriale del Casentino che dagli anni Ottanta del XIX secolo fino al 1920 arrivò ad avere cinque stabilimenti attivi dando occupazione a 500 dipendenti.

Oggi buona parte degli stabilimenti sono in condizioni precarie.

La parte che invece possiamo osservare dal ponte è quella che è stata recuperata. Nei primi due piani dello stabilimento, che vediamo sullo sfondo, si trova il Museo dell’Arte della Lana, una grande mostra che illustra in modo esaudiente quella che fu la storia di questa importante realtà industriale.


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Il Palagio

Stia fu anche la residenza del ramo  Conti  Guidi detti di Palagio, per ricordare la loro  sontuosa abitazione che costruirono nel 1230. Mantennero il possesso di tutto il territorio, che cessò con l’invasione dei Fiorentini. 

Stia. Veduta del Palagio, residenza dei Conti Guidi.
Stia – il Palagio

Il Castello di Romena

Questo casato diventò nel tempo padrone dell’unico Castello, tra i tanti del Casentino, a non essere stato costruito dai Guidi, ma bensì dai Signori  di Spoleto. Per questo motivo il  castello è considerato il più vecchio del Casentino ed anche perché il  suo nome appare già in alcune scritture del 1008.

I Conti Guidi ne diventarono proprietari in seguito di strani legami di parentela creatisi nel tempo con i signori di Spoleto e fondarono così un secondo ramo del Casato denominato  Conti Guidi di Romena.

E furono ancora i Conti  Guidi  a restaurare il Castello, dotandolo  di doppia cerchia muraria e di ben 11 torri  di guardia sulla cerchia esterna, fattore questo  che lo rendeva praticamente inespugnabile.

Stia. Veduta dall'alto del Castello di Romena.
Il Castello di Romena

Oggi, il Castello di Romena riveste un importante valore non solo per la sua storia e architettura, ma anche per la bellezza del contesto paesaggistico in cui è inserito con le sue  uniche tre torri rimaste, visibili da molte parti del Casentino.  

Stia. veduta panoramica dall'alto del Castello di Romena.
Il Castello di Romena

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Da Vergogna italiana a Capitale della cultura

Matera – Introduzione

Prima di cominciare la visita di Matera, ritengo opportuno osservare attentamente il territorio circostante. E’ un luogo dell’Italia veramente singolare che costituisce un esempio di civiltà scomparsa,  uno spettacolo a dir poco sensazionale, fatto di forre e dirupi impressionanti che si aprono sulle rive del torrente Gravina.

Matera. Vista dal drone sulle forre e sul torrente Gravina.
Le Forre ed il torrente Gravina

E’ in questo ambiente che sorge la nostra meta. Una città la  cui storia andrebbe insegnata nelle scuole affinché ogni essere umano ne possa trarre ispirazione. Un perfetto equilibrio tra intervento umano ed ecosistema.

Matera. Vista della città dall'altro, dal parco nazionale delle murge.
Vista di Mater dal Parco Nazionale delle Murge

Una città che dopo essere stata la vergogna dell’Italia è diventata la Capitale della Cultura 2019, patrimonio mondiale dell’UNESCO, un singolare se non unico al mondo Giardino di Pietra, la Gerusalemme italiana.


Matera – Storia


La città si presenta nettamente divisa in due parti tra loro molto diverse.

Ad Est, nella parte bassa, sull’orlo della stretta gravina che si sprofonda nell’omonimo torrente, è situata la zona dei caratteristici  Sassi.

Matera. Chiesa di san Pietro Caveoso, la parte bassa dei sassi.
La parte bassa dei Sassi – San Pietro Caveoso

A Ovest, nella parte più alta, si estende invece la città più moderna con i quartieri più recenti.   

Matera. Il nuovo quartiere denominato anche Dorsale Barocca.
La dorsale barocca – Il Nuovo Quartiere

Per tutto il medioevo il confine di Matera è sempre stato ristretto a quello dei Sassi. L’espansione della città inizia dal XVII secolo allargandosi sulla dorsale barocca, anche perché orograficamente pianeggiante.

Nel 1663 la città ottiene, dal regno di Napoli,  il titolo  di  Capitale della Regia Udienza. Un titolo che favorirà  il  grande sviluppo di Matera nella  dorsale barocca, con nuove abitazioni signorili, palazzi e chiese in stile barocco   a cominciare dal palazzo Lanfranchi.

Questo  quartiere diviene così la zona abitata dalla classe sociale più agiata a differenza dei Sassi che rimarrà ancora quella abitata dalla gente più povera.


Matera – Visita della Città


La dorsale barocca-Il nuovo quartiere

Seppur la vera attrazione della città sia proprio il quartiere dei Sassi, anche la dorsale barocca è molto interessante e merita sicuramente uno sguardo attento. Anzi la visita di Matera dovrebbe cominciare proprio da qui. 

Matera. Palazzo Lanfranchi  in piazza Giovanni Pascoli.
Palazzo Lanfranchi – Piazza Giovanni Pascoli

Questo quartiere moderno é oggi il centro della città. Tutto raccolto intorno all’asse viario che si stacca dal palazzo Lanfranchi, in  piazza Giovanni Pascoli, arriva fino in piazza Vittoria Veneto, fulcro e cuore della vita cittadina. 

Via del Corso – Via Ridola  

La strada, molto  caratteristica,  è fiancheggiata dai bei palazzi storici ed abitazioni dall’aspetto spesso singolare.

Questa via costituisce una gradevole passeggiata. In modo particolare alla sera quando il quartiere si anima ancora di più. I locali si apprestano ad accogliere i turisti, esponendo i loro più variegati menù ed i negozi di artigianato espongono i loro particolari articoli come opere d’arte.

Proprio in questo  quartiere potremo ammirare, tra le tante, due importanti attrazioni.

Il Palombaro Lungo

Sotto la piazza Vittorio Veneto troviamo il grande palombaro di Matera. Detto Palombaro Lungo, è un enorme invaso ipogeo capace di contenere 5000 mc di acqua e che da solo poteva rifornire tutta la città.

Matera. Il Palombaro lungo.
Il Palombaro Lungo

Diversi sono i palombari presenti nel sottosuolo  di Matera,  ma questo è veramente un’opera architettonica eccezionale.

Chiesa di San Francesco

Alla fine di Via del Corso non dobbiamo perderci la  visita della chiesa di San Francesco. L’edificio si trova nell’omonima piazza. Fu quasi completamente rifatto in forme barocche nel 1670.

La doppia scalinata ci conduce all’interno. L’unica navata è coperta di stucchi barocchi bianchi. Bellissimo il ricco altare ligneo intagliato e dorato.


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Matera – Storia dei Sassi


Matera è una delle città più antiche del mondo. L’uomo è presente sul territorio materano da tempi remotissimi, addirittura dalla preistoria ed è stato presente, senza soluzione di continuità, fino ai tempi nostri.

Matera. Panorama sul Sasso Caveoso.

Agli inizi abitava nelle grotte situate nella zona antistante i Sassi, per poi trasferirsi nel tempo proprio qui, spinto anche dall’abbondanza di acqua.

Matera. Vista delle grotte abitate in tempi anrichissimi.

La Calcarenite, che costituiva la pietra, consentiva di scavare facilmente la roccia. Con i materiali restanti, si costruivano le facciate ed altre case anche sovrastanti, così come  le vie che  spesso passavano sopra le case.

Ancora oggi possiamo vederne le tracce dai rialzi lungo le strade.

Matera. Dosso dovuto al passaggio di una strada sopra una casa.

Nell’immediato dopoguerra, Togliatti definì Matera ” La Vergogna d’Italia”. Fino agli ‘60 la gente viveva ancora nelle grotte, senza un gabinetto, con cisterne scavate all’interno del Sasso per raccogliere l’acqua.

Vivevano in condizioni igieniche inesistenti, insieme con gli animali per riscaldare l’ambiente e le malattie erano molto diffuse. La mortalità infantile era tragica. circa la metà dei bambini nascevano morti.

Sfollamento dei Sassi

Nel 1952, con una legge speciale, comincia lo sfollamento dai Sassi. Ma nel 1986, con un’altra legge speciale ed in seguito a forti investimenti comincia il contro esodo,  il  ripopolamento dei Sassi con relative ristrutturazioni.

Ripopolamento dei Sassi

Dopo essere entrata a far parte del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, Matera acquista anche il titolo di “Capitale della Cultura 2019”. 

Arrivano in città grossi capitali e agevolazioni anche a fondo perduto per chiunque abbia intenzione di destinare un Sasso a Bed & Breakfast, Agenzia Turistica o Laboratorio artigiano.

Matera. I Sassi nella parte Caveosa.

Ecco perché oggi vediamo questa città così ben ordinata, ricca di negozi e di locali, con una grande ricettività alberghiera.

Matera. Tipico B&B nel Sasso Baresano.

Tutta questa situazione consente di riscoprire e restaurare opere d’arte, chiese ipogee, palazzi e strade ricostruite come erano un tempo, si aprono nuove attività, tutte nel rispetto dell’ambiente materano.

Gli artigiani tornano a produrre vecchi oggetti tradizionali come il simbolo  di Matera, il Cuccù.

Matera. Il Cuccù, tipico simbolo di Matera, con una storia tradizionale molto curiosa.
Il famoso Cuccù-Simbolo di Matera

Vengono riscoperti i vecchi sapori , come la salsiccia ed il salame “pezzente” ed il pane, dal gusto singolare, diventa un a curiosità quasi da museo, messo in mostra anche per strada, tanto  é l’orgoglio dei Materani per questa loro tradizione. 

Suddivisione e visita dei Sassi

I sassi, come già detto in precedenza, furono il primo nucleo dell’odierna Matera. Sono divisi in tre quartieri: la Civita, che é la parte alta della città dove si trova il Duomo con il  suo belvedere, il Sasso Caveoso, costituito da una miriade di abitazioni scavate nella roccia ed il Sasso Barisano con abitazioni più tradizionali.

Chiesa di San Pietro Caveoso

Proprio nel Sasso Caveoso, il più pittoresco e primitivo dei due,  incontriamo due importanti attrazioni. Nella piazza San Pietro, con vista suggestiva sulla gravina, si trova la chiesa di San Pietro Caveoso con bella facciata barocca. 

Matera. San Pietro Caveoso visto dal da Santa Maria de Idris.
Chiesa di san Pietro Caveoso

Chiesa di santa Maria de Idris

Nelle immediate vicinanze, sulla destra di san Pietro, in cima ad uno sperone denominato Monte Errone, spicca la singolare chiesetta di Santa Maria de Idris. 

La chiesetta è quasi interamente scavata nella roccia.

Matera. Chiesetta di santa Maria de Idris, completamente scavata nella roccia.
Chiesa di Santa Maria de Idris

Matera – Conclusioni


Alla sera il panorama sui sassi è a dir poco affascinante, la sensazione è  quella di trovarsi difronte ad un vero presepe.

Le strade, i locali, le case cambiano volto e mostrano un altro aspetto della città completamente diverso.

Anche per i Materani stessi è una gioia ammirare tutta questa illuminazione. Ogni casa illuminata l significa per la loro, un Materano in più tornato ad abitare e far rivivere un Sasso.

Matera. Panorama notturno sul Sasso Barisano.

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