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STIA. Vista dall'alto del castello di Romena

STIA-Patria del Panno Casentino


Stia – Introduzione

Stia – La Toscana non finirà mai di stupire il turista, tante sono le località, i paesi ed i borghi caratteristici da conoscere e visitare.

Stia. Cascatella del torrente Staggia all'ingresso del paese.
Torrente Staggia

Tra questi troviamo Stia, un piccolo borgo dell’Italia che fa parte del Comune Sparso di Pratovecchio Stia nella provincia di Arezzo e nelle immediate vicinanze di Poppi, altro borgo caratteristico, famoso per il suo castello.

Stia sorge alle pendici del monte Falterona e trae la sua origine dall’essere stata un villaggio sorto sulla romana Via Maior che collegava il Casentino a San Godenzo, in Mugello.

Stia. Vista dall'alto del borgo, ripresa con il drone.

Stia – Visita del Borgo

Il nucleo principale del centro abitato sorge alla confluenza del torrente Staggia con il fiume Arno.   

Il toponimo, di provenienza latina, trae origine dalla contrazione del nome del torrente Staggia. 

All’incontro tra questi due fiumi si trovava nel medioevo, come si trova ancor oggi, l’incrocio di quattro importanti strade che provenivano da Arezzo, Firenze, Mugello e Romagna. Un luogo ideale per la nascita di un mercato.

Stia. Altra veduta dall'alto del borgo.

Ed ecco che Stia, con la produzione del panno casentino, acquista un ruolo importante nell’economia locale, che la  porterà a conquistarsi una fama a livello mondiale.  Per la sua fabbricazione verrà costruito e più volte ampliato, un importante lanificio.

Stia. vedduta dall'alto del grande lanificio.

Questo ha fatto sì che, nonostante il suo abitato di piccole dimensioni e i pochi richiami artistici e architettonici, diventasse famoso tanto da richiamare numerosi turisti nel borgo e nei dintorni, acquistando ulteriore visibilità anche grazie al fatto di essere stato scelto da Leonardo Pieraccioni, come location per le riprese del noto film Il Ciclone nel 1996.

Piazza Tanucci

Anche senza il  noto evento cinematografico, Piazza Tanucci di Stia ha tanto di cui essere fiera. 

La sua forma è molto allungata e va a salire. Sui due lati più lunghi è delimitata da edifici contigui tutti porticati.

Questa particolarità architettonica è tipica dei luoghi di mercato perché dava riparo a venditori e compratori in caso di maltempo. E Stia fu luogo di mercato. Anzi, il paese nacque e si sviluppò intorno a un mercato, a un importante crocevia e a una chiesa.

La Pieve di Stia

La Pieve di Stia è una delle più importanti  del Casentino per le pregevoli opere d’arte custodite al suo  interno. Lo stile barocco della facciata  è un fatto alquanto  anomalo per una pieve romanica, ma fu la comunità del borgo a volere la completa restaurazione dell’intera facciata nel XVIII secolo.

Stia. La Pieve

Al suo interno la chiesa mostra l’originario stile romanico con colonne monolitiche sormontate da stupendi capitelli che dividono le tre navate.

Stia. Interno della Pieve.

Il Panno Casentino

Ovunque nel paese, si avvertono i richiami alla nota produzione  del  panno casentinese che proprio qui trae le sue origini e che ha dato  fama e lustro al borgo. 

Il panno era apprezzato per l’alta resistenza all’usura e alle intemperie ed era adatto alle necessità di chi doveva trascorrere all’aperto, buona parte della giornata. 

Il ricciolo, che contraddistingue gli abiti in panno casentino, costituisce un funzionale doppio strato, antifreddo e antipioggia. 

Stia. Particolare di due abiti in panno casentino.

Con la sua varietà di colori molto vivi, gli indumenti sono particolarmente ricercati, tanto da spingere gli interessati a recarsi proprio qui a Stia, per acquistarli.

Il Lanificio

Lungo la strada che costeggia il torrente Staggia, notiamo un piccolo ponte ad arco sorretto da tubi in metallo.

Stia. Sullo sfondo il  vecchio lanificio.

A sinistra di questo ponte, sullo sfondo,  si trova un grandissimo edificio. E’ una parte di quello che fu il famoso Lanificio di Stia. La prima attività industriale del Casentino che dagli anni Ottanta del XIX secolo fino al 1920 arrivò ad avere cinque stabilimenti attivi dando occupazione a 500 dipendenti.

Oggi buona parte degli stabilimenti sono in condizioni precarie.

La parte che invece possiamo osservare dal ponte è quella che è stata recuperata. Nei primi due piani dello stabilimento, che vediamo sullo sfondo, si trova il Museo dell’Arte della Lana, una grande mostra che illustra in modo esaudiente quella che fu la storia di questa importante realtà industriale.


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Il Palagio

Stia fu anche la residenza del ramo  Conti  Guidi detti di Palagio, per ricordare la loro  sontuosa abitazione che costruirono nel 1230. Mantennero il possesso di tutto il territorio, che cessò con l’invasione dei Fiorentini. 

Stia. Veduta del Palagio, residenza dei Conti Guidi.
Stia – il Palagio

Il Castello di Romena

Questo casato diventò nel tempo padrone dell’unico Castello, tra i tanti del Casentino, a non essere stato costruito dai Guidi, ma bensì dai Signori  di Spoleto. Per questo motivo il  castello è considerato il più vecchio del Casentino ed anche perché il  suo nome appare già in alcune scritture del 1008.

I Conti Guidi ne diventarono proprietari in seguito di strani legami di parentela creatisi nel tempo con i signori di Spoleto e fondarono così un secondo ramo del Casato denominato  Conti Guidi di Romena.

E furono ancora i Conti  Guidi  a restaurare il Castello, dotandolo  di doppia cerchia muraria e di ben 11 torri  di guardia sulla cerchia esterna, fattore questo  che lo rendeva praticamente inespugnabile.

Stia. Veduta dall'alto del Castello di Romena.
Il Castello di Romena

Oggi, il Castello di Romena riveste un importante valore non solo per la sua storia e architettura, ma anche per la bellezza del contesto paesaggistico in cui è inserito con le sue  uniche tre torri rimaste, visibili da molte parti del Casentino.  

Stia. veduta panoramica dall'alto del Castello di Romena.
Il Castello di Romena

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Nozzano…il Castello di Lucca


Nozzano – Motivazioni della costruzione


A causa delle numerose lotte tra Lucchesi e Pisani e le frequenti incursioni di quest’ultimi in territorio lucchese, la Repubblica di Lucca decise di costruire la fortezza di Nozzano come avamposto lungo il confine con Pisa. Ciò anche in contrapposizione alla Rocca di  Ripafratta, situata sul lato opposto del Fiume Serchio. 

Nozzano. Panorama sul borgo visto dal drone.

Anche questa naturalmente, con le sue torri di avvistamento seppur staccate, serviva a controllare i movimenti del nemico lucchese. Non era comunque una macchina bellica così efficiente ed organizzata come il Castello di Nozzano.

Rimangono comunque tutt’oggi due bei giganti  di confine, a testimonianza dei trascorsi tra le due città.


Nozzano – Posizione strategica


Dalle torri del castello si gode di un paesaggio incantevole sulle colline lucchesi, ricche di oliveti, vigneti e boschi con una visuale a perdita d’occhio veramente incredibile che giustifica la scelta  strategica della posizione del castello.

Nozzano. Panorama sulle colline lucchesi visto dal drone.

Nozzano – Etimologia


Il nome Nozzano, pare derivi da quello di un patrizio romano, di nome Noctianus, che aveva possedimenti nella zona conseguenti all’opera di centurazione. 


Nozzano – Conservazione del Castello


I Pisani distrussero facilmente la prima realizzazione del castello che era completamente in legno. Fatto ricostruire da Castruccio Castracani, il grande condottiero lucchese, dopo la morte di quest’ultimo i Pisani lo distrussero nuovamente. Solo dopo la seconda ricostruzione ad opera di Francesco Guinigi, il  castello riuscì a resistere nel tempo mantenendosi così  intatto fino ai  giorni nostri. 

Nozzano. I resti delle antiche mura.
I resti delle antiche mura

Si è conservato così bene, al punto che ancora oggi sono ben visibili le mura e accessibili le torri. Anche per questo Nozzano è uno dei più caratteristici Borghi Lucchesi.


Video con Commento Audio


Attrazioni all’interno del  borgo


La Rocca

Al centro del circuito murario si trova un’altra costruzione, la Rocca vera e propria, l’eventuale ultimo ridotto  difensivo.

Nozzano. La Rocca vista dal drone.
La Rocca

La Rocca ha un impianto  a forma di pentagono irregolare, convergente verso il Mastio, ovvero la parte  più elevata  e centrale del castello, in genere costituita da una robusta torre.

Al Mastio si contrappone una seconda torre aperta verso il  cortile  interno, denominata anche Contromaschio o Torre Femmina. Ed è proprio dalla sommità di queste torri che una sentinella   spiava notte e giorno i movimenti del nemico. Sono ancora perfettamente intatte e visibili le merlature, i camminamenti  di ronda e resti degli impianti difensivi.

Nozzano. Le torri Maschio e Contromaschio  o Torre femmina.
Maschio e Contromaschio

Ma l’appariscente bellezza della fortezza e della rocca non sono le sole attrazioni del luogo. L’interno del castello, o meglio il borgo oggi abitato dai Nozzanesi, offre alcuni particolari artisticamente degni di nota


La Pietra datata

A questo punto, dopo aver fatto un giro intorno al castello, per osservare anche ciò che resta delle antiche mura, varchiamo l’unica porta d’accesso al borgo e subito troviamo, sulla nostra sinistra,   una pietra su cui è scolpita la data della sua ultima ricostruzione nell’anno 1395.

Nozzano. La pietra della ricostruzione del 1395.
La pietra del 1395

La nuova fortezza così ricostruita, fu utilizzata fino alla fine del 1500 anche per controllare le navi che risalivano il Serchio verso Lucca, poi la sua importanza militare e strategica cessò.


L’ antico Pozzo

All’interno del borgo, sul lato sinistro della chiesa, sono visibili i resti di un pozzo profondo oltre 70 metri, scavato interamente nella roccia, che serviva in caso di assedio all’approvvigionamento di acqua ed anche  come di via di fuga, attraverso un cunicolo scavato all’interno del pozzo.

L’ Antico Pozzo

La Rocca non era la sola a trovarsi all’interno della cinta difensiva delle mura. Ai suoi piedi quasi tutte le abitazioni sono del 1300.


 La Casa del Podesta

Appena varcata la porta d’ingresso al borgo, sulla destra notiamo una casa sul cui fronte sono distinguibili tre archi. La casa, di proprietà un tempo dei Canossa, fu  abitata nel 1400 dal Podestà di Nozzano, persona che attendeva all’ordine del territorio e degli abitanti, il solo che possedesse un falco ed un cane per poter cacciare e che  veniva pagato dall’intera comunità con 16 dinari.    


La Proto Stamperia

Proseguendo  per la viuzza che corre intorno al  castello, s’incontra una casa forse tra le  più  vecchie, riconoscibile per il portone d’ingresso in pietra lavorata e che intorno al 1450 divenne una “proto stamperia”, ossia una delle prime stamperie d’Europa.

La ex Proto Stamperia

La Chiesa e la Madonna Celeste

Una prima chiesa in questo castello risale al sec. X. Fu sostituita da una seconda chiesa nel 1412 e dedicata a S. Antonio Abate e poi a S. Acconcio. La chiesa attuale, a croce latina, risulta da un ampliamento e rifacimento della precedente e risale al 1880. In prossimità della chiesa, si trova la statua della Madonna Celeste.

Conclusioni

Venuta meno nel tempo l’importanza strategica e bellica del castello, lentamente il borgo si è andato popolando, con la costruzione di nuove abitazioni ed il restauro e riadattamento  di antichi edifici, mantenendo e curando anche certi spazi verdi all’interno del castello, che fungono oggi da orti, piccoli frutteti e giardini.

Questa aerea è rimasta praticamente intatta dalle trasformazioni urbanistiche e permette, a chi la visita, di sentirsi proiettato in un’atmosfera fuori dal tempo.

Ecco…per tutto questo, Nozzano può essere considerato uno dei castelli meglio conservati e più caratteristici d’Italia, ancora purtroppo sconosciuto a molti Lucchesi…ed è per questo quindi che meriterebbe tutta l’attenzione e l’interessamento dovuti da parte del governo e delle istituzioni.

Nozzano. Veduta del castello.

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Montecarlo – Il Borgo del Vino…e non solo

Montecarlo – Introduzione

Non è necessario allontanarsi troppo dalla proprio città per trascorrere una giornata da vero turista. Spesso basta percorrere solo pochi chilometri per raggiungere  un bel  borgo interessante. Magari visto e rivisto chissà quante volte, senza però averne mai approfondito più di tanto la conoscenza. 

Così, in una bellissima domenica di Aprile anche se gradevolmente nuvolosa, raggiungiamo Montecarlo a soli 15 km da Lucca.

Montecarlo. Veduta del borgo dall'alto di un drone.
Montecarlo – Panorama

Montecarlo in generale


Nonostante sia ricco di storia, di tradizioni e collocato in un contesto geografico così splendido, questo paese non è mai stato  inserito  tra I Borghi Più Belli d’Italia.

Tante sono le rilevanze architettoniche come le antiche mura, la Fortezza, la Chiesa di Sant’Andrea e tanti bei palazzi. Da qualsiasi parte si raggiunga il paese, la vista è sempre splendida e gli occhi provano piaceri indescrivibili nell’osservare il panorama.

Montecarlo. Veduto dall'alto della Roccca.

Il territorio è immerso nella natura e nel silenzio, tra uliveti e vigneti che producono i due prodotti locali d’hoc: OLIO E VINO. Molto noto è il Bianco di Montecarlo.

Molti locali  all’interno del borgo, non perdono occasione per richiamare l’attenzione dei visitatori sulla qualità dell’olio e del vino in particolare. 


Montecarlo – Visita del Borgo

La  visita del borgo ha inizio dalla parte lucchese, ovvero nei pressi della Rocca che purtroppo troviamo chiusa  per l’ennesima volta.  Il tempo si mantiene nuvoloso, ma buono e tutto  lascia sperare quindi in una piacevole passeggiata.

Il centro storico, ben conservato e tuttora circondato dalla splendida cinta muraria, sorge sul Colle del Cerruglio che da il nome alla Fortezza del Cerrugliodivenuta ormai il simbolo del paese.

Montecarlo. Vista del borgo dalll'alto, ripresa con drone.
Mopntecarlo – Vista dall’alto

La rocca medievale sorge all’estremità nord della collina. Diventata tutt’uno con la Fortezza di Montecarlo, é adesso una dimora storica di grande pregio.
Fu proprio da questo fortilizio a forma di triangolo, che la mattina del 23 Settembre 1325, i cavalieri di Castruccio Castracani  partirono per affrontare le armate fiorentine nella celebre battaglia di Altopascio. 

Via Roma

Ci lasciamo alle spalle la Fortezza e imbocchiamo la Via Roma, la strada principale che attraversa il borgo dalla Fortezza fino a Porta Nuova. Passeggiando proprio su questa via, possiamo ammirare sui due lati della strada da una serie di edifici risalenti ai secoli XVII-XVIII.

I Vecchi Palazzi

Si tratta di palazzi notevoli pur nella loro semplicità strutturale e importanti come l’antico Palazzo Comunale. Sulla facciata compaiono le lapidi che ricordano molti eventi, tra in quali i risultati del celebre plebiscito toscano del 1860. Tale plebiscito legò le sorti dell’antico Granducato a quelle del Regno di Vittorio Emanuele II.

Molto caratteristica è invece la dimora rossa del secolo XVII, che per il suo “singolare abbigliamento in stile nordico ed il suo colore”, attira subito l’attenzione del turista. 

Il Palazzo Pancani, di proprietà dell’omonima famiglia Montecarlese, recentemente ben ristrutturato è noto per aver ospitato la cantante lirica Maria Callas.

La Chiesa del Borgo

La maggiore rilevanza architettonica presente nel Borgo è sicuramente la chiesa di  Sant’Andrea. I Montecarlesi la costruirono tra il 1332 e 1334. Per la sua altezza è la costruzione più alta del paese. Della struttura originaria, resta solamente la facciata.

Montecarlo. Chiesa di sant'Andrea con il campanile.
Montecarlo – Chiesa e Campanile di sant’Andrea

L’edificio è sostenuto nella parte absidale da forti costruzioni dovute al ripido crinale collinare. Originariamente era più basso, come si rileva facilmente dal diverso colore del paramento in laterizio della facciata.

La completa ristrutturazione, che avvenne intorno al 1783, ha lasciato all’interno solo poche tracce della costruzione originaria. Il progetto fu ideato dall’architetto Giuseppe Vannetti da Varese e dell’ingegnere Giuseppe Bernardi, di Pescia.

Proprio per la sua altezza, era vietato a chiunque, per statuto, di salire sul tetto della chiesa affinché nessuno potesse scrutare dentro la Fortezza.

 

Montecarlo. Facciata della Choiesa di sant'Andrea.
Montecarlo – Chiesa di Sant’Andrea

Sempre per motivi di sicurezza militare anche il campanile ha un’altezza limitata a quella della facciata. Fu poi sostituito solo  nel 1903 nelle forme attuali. La sua altezza raggiunge quasi i 39 metri. Alla sommità trovano posto una campana cinquecentesca e due del ‘700.

All’interno della chiesa sono conservate alcune  opere preziose tra cui le più interessanti sono la tavola con la Madonna in trono col Bambino  e l’altare di Santa Maria  Maddalena risalente al 1391. 

Montecarlo – Curiosità

Piccoli slarghi, vicoli, passaggi di collegamento con la Via Roma e l’altra importante via Carmignani, chiamati in gergo locale troncatoie, ci regalano begli scorci su palazzi, piazzette e locali caratteristici che richiamano alla mente il Vino di Montecarlo. 

Le antiche Porte di Accesso

Concludiamo questo piccolo tour con una passeggiata all’esterno del paese per visitare le antiche porte di accesso a Montecarlo.

Cominciando dalla Porta Fiorentina che è stata per secoli il principale ingresso nel centro storico di Montecarlo.

Montecarlo. Porta Fiorentina, vecchio tradizionale ingresso al centro storico.
Montecarlo – Porta Fiorentina

Delle quattro porte originarie , quelle ad oggi ancora aperte e ben conservate sono tre; la quarta, Porta a Pescia, è ormai chiusa da epoca immemorabile.

La Porta Nuova o Porta dell’Altopascio,  è stata riaperta e rialzata nel 1598: deve appunto a questo fatto il suo nome attuale. 

La Porta a Lucca o Porticciola che era originariamente di più piccole dimensioni, fu ricostruita ed allargata fra il 1570 e il 1594, ed era quella che consentiva l’accesso al borgo per chi proveniva da Lucca.

CONCLUSIONI



Dovremmo dedicare ogni  tanto un po’ di tempo a qualche borgo nelle nostre vicinanze, da veri turisti, con più attenzione, dedizione e approfondendone la conoscenza anche nei minimi particolari. Il turismo non si fa solo in vacanza, lontani da casa, in Paesi lontani, alla ricerca di chissà quali particolarità che invece spesso le potremo trovare proprio vicino a casa nostra.

Così facendo, scopriremo con grande sorpresa, di aver conosciuto, per la prima volta, una nuova vecchia località. 

Montecarlo. Panorama sul borgo, ripreso dalla parte lucchese.
Montecarlo – Panorama

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San Gimignano – La Manhattan medievale


San Gimignano – Introduzione


L’inconfondibile sagoma all’orizzonte di un borgo sopra ad un colle, cinto da mura e disseminato da torri sparse qua e là più o meno alte, significa che stiamo arrivando a San Gimignano.

Infatti la caratteristica principale di questa piccola città fortificata, a metà strada tra Firenze e Siena nelle vicinanze di Certaldo, è costituita dalle sue 13 torri, ciò che resta di quelle 72 costruite un tempo dalle più floride famiglie del paese, come simbolo del loro benessere e potere.

Dichiarato Patrimonio dell’ Umanità dall’ UNESCO nel 1990, il borgo è una delle piccole perle della provincia senese e di questa meravigliosa Toscana.

L’effetto, per chi arriva dalla collina e vede spuntare all’improvviso la sagoma del paese, è semplicemente emozionante. 


San Gimignano – Un po’ di Storia


Il primo nucleo del paese risale all’VIII e IX secolo ed era già cinto di mura. Con lo sviluppo dell’abitato, San Gimignano divenne un castello feudale e fu dotato di una seconda cerchia muraria.

San Gimignano. Seconda cerchia muraria.

Divenuto libero comune nel 1150, inutilmente si oppose alle mire di Firenze, del quale entrò a far parte del territorio dal 1353, seguendone da quel momento le sorti.


San Gimignano – Cosa Vedere


Pur essendo un piccolo borgo, le attrazioni da vedere sono molte. Basterà comunque passeggiare con calma e in totale relax per le strade e vicoli del paese per scoprirle tutte ed apprezzarne ogni più piccolo particolare.

Anche i palazzi da osservare sono tanti, come il palazzo del Popolo, il palazzo del Podestà, il palazzo Ardinghelli ed altri, così come anche le torri, tra le quali spiccano la Torre del Diavolo, la Torre Rognosa, le Torri Salvucci e molte altre.

Ma le attrazioni maggiori, che veramente incantano il turista, sono la piazza della Cisterna e la Piazza del Duomo con l’adiacente piazza delle Erbe. Queste piazze costituiscono il centro cittadino vero e proprio.

Si accede al borgo da Porta San Giovanni, in una zona particolarmente fornita di parcheggi.

Porta San Giovanni e Via San Giovanni

La bella e possente porta di accesso al borgo, che risale alla metà del 1200, è sormontata da un posto di guardia ed ancora munita di barbacani.

San Gimignano. Particolare della porta San Giovanni.
Porta San Giovanni

Una volta ammirata ed oltrepassata la torre, iniziamo a percorrere la via San Giovanni. Questa strada completamente pavimentata in pietra è fiancheggiata da bei palazzi storici e negozi di ogni genere.

San Gimignano. Via San Giovanni.

La vista viene attratta non solo dagli oggetti posti in vetrina, ma anche dalle caratteristiche costruttive di questi vecchi negozi. Alcuni di questi hanno ancora l’accesso del tipo medievale, tutti con facciate in pietra e vecchi infissi.

La via termina all’Arco dei Becci, una delle porte dell’antico castello dove a destra si ergono la Torre e le Case dei Becci.

San Gimignano. Arco dei Becci che immette in piazza Cisterna.
Arco dei Becci

Piazza della Cisterna

Attraversato l’Arco dei Becci si accede alla Piazza della Cisterna. Questo spazio è ornato appunto da una Cisterna dove, per circa 800 anni, gli abitanti attinsero l’acqua per il proprio fabbisogno. Anche questa piazza è circondata da bellissimi palazzi e sovrastata dalla possente Torre del Diavolo.

San Gimignano. Piazza della cisterna con al centro la Cisterna.
Piazza della Cisterna

A questo punto, possiamo sederci da qualche parte, magari sugli scalini della cisterna o a qualche tavolino di una bar, tirare un po’ il fiato, cominciare  a godersi veramente questo spettacolo e dare sfogo alle fotografie.

Piazza del Duomo

Adiacente alla piazza della Cisterna troviamo la piazza del Duomo, delimitata dal bellissimo Palazzo del Podestà, con un bella loggia magnificamente affrescata e sovrastato dalla Torre Rognosa con a fianco le Torri Salvucci.

Di fianco, al lato sinistro del Duomo, si trova la piccola piazzetta delle Erbe, molto pittoresca con diverse torri sullo sfondo.

Anche l’antica rocca, immediatamente dietro al Duomo, merita una visita così come altre attrazioni e particolari che potrete scoprire passeggiando senza meta all’interno del borgo.



Prodotti Tipici


Tra i vari souvenir ed oggetti classici del luogo, una particolare attenzione la meritano le terre cotte e le ceramiche. Tra i prodotti tipici del luogo non dobbiamo assolutamente perderci la Vernaccia di San Gimignano, ottimo vino bianco locale, lo Zafferano di San Gimignano ed il Pecorino allo Zafferano.

San Gimignano. Ceramiche rappresentanti gatti.
Ceramiche di San Gimignano

Conclusioni


Da ogni parte del mondo c’è qualcuno che sogna di raggiungere questo antichissimo borgo per provare l’esperienza di immergersi in una perfetta cartolina medievale. Ma San Gimignano soffre purtroppo di un turismo di massa mordi e fuggi, con comitive che arrivano in città, l’attraversano velocemente e poi ripartono. 

Il borgo, invece, è un piccolo gioiello che va scoperto con lentezza. E’ preferibile quindi farlo nei periodi di bassa stagione e fuori dai week end per poterne godere in pieno il suo fascino e tutte le sue caratteristiche, con calma e in totale relax, con guida alla mano per fermarsi ogni tanto, leggere qualche notizia e scattare tante foto.


San Gimignano. Panorama sulle colline senesi.
Panorama sulle colline senesi

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Orbetello – Centro della Laguna


Orbetello – Impressioni


Perché scegliere Orbetello come meta di un viaggio?- Perché è una singolare cittadina situata al centro di una laguna, denominata appunto laguna di Orbetello, ed è un’importante riserva naturale costituita dalla Duna della Feniglia.  Può essere anche un motivo per approcciarsi alla Maremma, vista la sua posizione.

L’atmosfera che si respira tra mare, montagna e Maremma è veramente singolare. Gli abitanti, con la loro toscanità e disponibilità, contribuiscono non poco a rendere ancora più piacevole il soggiorno in queste zone. Cibo, vino e prodotti tipici, completano il quadro, insieme alla natura ed alla storia dei luoghi.

Orbetello. Ragazze che fanno canotaggio sulla laguna.
Sport acquatici nella laguna

La città è collegata al Monte Argentario attraverso una bella diga dove, fino al 1944, correva anche una ferrovia che la collegava a Porto Santo Stefano. Sempre sull’Argentario si trova anche il bellissimo borgo di Porto Ercole.

Orbetello. La diga che collega la città al Monte argentario.
La diga di Orbetello

Il territorio comunale è inoltre estremamente variegato. Ha una zona umida lagunare che è delimitata verso il mare da due tomboli: il Tombolo della Giannella a nord e il Tombolo della Feniglia a Sud.

Entrambi sono caratterizzati da lunghe spiagge sabbiose, pinete e macchia mediterranea.


Un po’ di Storia


Il territorio di Orbetello è stato frequentato sin dal periodo etrusco e assunse particolare importanza anche durante la dominazione di Roma, che vi fondò la colonia di Cosa, nei pressi di Ansedonia.

Alla fine della Repubblica di Siena, il territorio di Orbetello dal 1557 fu sede dello Stato dei Presidi di Spagna. E questo grazie alla conquista del territorio di Carlo V re di Spagna.

La città di Orbetello sorge nel mezzo dell’omonima laguna ed è unita al Monte Argentario da una strada costruita su un terrapieno artificiale, la Diga di Orbetello, che ha diviso la laguna in due specchi d’acqua: Laguna di Levante e Laguna di Ponente. Della vecchia ferrovia che la collegava a Porto Santo Stefano, oggi unica testimonianza rimane una costruzione di colore rosso, una volta Stazione Centrale della linea ferroviaria Orbetello – Porto Stefano.

Orbetello. Ex stazione ferroviaria di Orbetello,
Ex Stazione ferroviaria di Orbetello

La città divenne molto nota  nel periodo a cavallo tra il 1927 ed il 1933, quando Italo Balbo, a quel tempo ministro dell’Aeronautica, partì da qui per le sue quattro famose crociere aeree con uno squadrone di Idrovolanti Savoia – Marchetti.

 Anche Carlo del Prete, che era un noto aviatore lucchese, fece parte di queste spedizioni, durante una delle quali perse la vita.

L’idroscalo, situato nelle acque della Laguna di Levante, fu distrutto nel 1944 dalle forze di occupazione tedesche. Poche cose rimangono oggi a testimonianza di quel pezzo importante di storia italiana ed oltretutto mal conservate.


Visita della Città



Le porte di Accesso alla città

Orbetello. Porta Medinacoeli, il principale accesso al centro storico.
Porta Medinacoeli

Si accede al Centro Storico attraversando la Porta Nuova, denominata anche Porta Medinacoeli in onore del Duca di Medinacoeli che ne volle la costruzione al tempo dello Stato dei Presidi.

Insieme a questa porta ne esistevano altre 4.  Di queste solo  la Porta del Soccorso e, poco distante, la Porta a Terra rimangono ben  visibili.

Quest’ultima è una bella porta in stile barocco, rivestita di granito e travertino.

Le Mura

Varcata la porta principale, una scala sulla sinistra ci conduce sulle mura. Da qui, sull’unico  piccolo tratto percorribile, si può ammirare la laguna di ponente e parte del centro storico.

La Polveriera Guzman

Proprio sotto questo tratto di mura, a ridosso della laguna, troviamo la Polveriera Guzman, dove Garibaldi, nel 1860, si rifornì di armi e munizioni per la su ben nota spedizione dei Mille.

Intorno alla fortezza e a un tratto di mura, un camminamento in legno ci permette di ammirare la laguna di Ponente in tutta la sua bellezza, arrivando con lo  sguardo, da Ansedonia fino all’Argentario.

Il centro Storico – Corso Italia

Caratterizzato da stradine, vicoli, laboratori d’arte di ogni genere, vecchie case ben curate e palazzi con belle facciate in pietra, il centro storico ha, come punto di riferimento e di aggregazione, il Corso Italia.

Orbetello. Corso Italia, la via principale del centro storico.
Corso Italia

Questa via, che è la più animata del centro storico, è ricca di negozi, ristoranti, alberghi, bar e tanti altri servizi. Attraversa tutta la parte vecchia della cittadina da Ovest ad Est. E’ sempre molto animata e ospita spesso mercati ben curati e ricchi di cose interessanti.

La Cattedrale

Passeggiando tra i banchi del mercato, arriviamo in piazza della Repubblica dove, con il suo inconfondibile rosone e la bella facciata in travertino, si erge  la cattedrale, costruita nel XIV secolo e dedicata a santa Maria Assunta.

L’esterno è piuttosto spoglio, ma comunque degno di nota.

La porta presenta colonnine attorcigliate ed accostate ad altri elementi finemente decorati. Fra questi merita una menzione speciale lo stemma di Orbetello, il quale veniva con molto probabilità raffigurato per la prima volta.

Il rosone centrale non è da meno, in quanto mostra una decorazione molto curiosa: un fascia circolare esterna composta da formelle a quattro lobi con al centro dei volti scolpiti.

Orbetello. La Cattedrale
La Cattedrale

Con la bella e comoda pista ciclabile, che attraversa tutta la parte nord della città, possiamo fare un largo giro intorno ad Orbetello, costeggiando la laguna di ponente ed arrivando così fino al famoso mulino spagnolo, divenuto ormai il simbolo della città. Il nome lascerebbe immaginare la sua costruzione di origine spagnola, ma in realtà fu costruito dalla Repubblica di Siena al tempo della sua occupazione di questi luoghi.

Conclusioni

Anche il centro storico, con i colori ed i suoni ovattati al tramonto, acquista un fascino ed un’atmosfera particolare. La sua via principale, il Corso Italia, si anima lentamente fino a riempire i ristoranti e le pizzerie.

Orbetello. Corso Italia al tramonto

Grazie anche ai vari locali di svago e ai negozi aperti, questa via diventa un vero e proprio centro della Movida Maremmana.

La  laguna di ponente, sotto le luci del tramonto, offre uno spettacolo veramente affascinante e chiude nel miglior modo una bella giornata particolarmente intensa.

Orbetello. La Laguna al tramonto.
Tramonto sulla Laguna

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Cosa – Antica città Romana

Cosa – Introduzione e Motivazioni di viaggio

Cosa. Il desiderio di conoscere un po’ di storia e zone etrusco-romane, insieme a notizie sulle  prime transvolate transoceaniche con i famosi idrovolanti Savoia-Marchetti, nonché la visita di uno dei Borghi più Belli d’Italia ovvero Porto Ercole ed infine la voglia di atmosfera di mare e di maremma, mi hanno spinto a caricare la mia bici in auto e dirigermi nel sud della Toscana.

E’ questa l’unica regione italiana che può offrire contemporaneamente montagne, come le Alpi Apuane, colline, mare con le più belle spiagge o coste frastagliate, storia incredibile, arte, architettura, cucina, musica, tradizioni e chi più ne ha più ne metta.

Per questo motivo mi sono trasferito quindi sulla Costa d’Argento, e più precisamente sull’Argentario, comune italiano della provincia di Grosseto, dove si trovano località incantevoli e di grande tradizione marinaresca nella Maremma Grossetana.

Cosa. Mulino spagnolo nella laguna di Orbetello.
Mulino Spagnolo

I luoghi chiave di questa breve escursione di tre giorni, sono ovviamente Orbetello, Porto Ercole, Porto Santo Stefano, le Lagune di Orbetello, la Duna di Feniglia, un vero spettacolo della natura, e l’antica città romana di Cosa.

Cosa. Lagune di Orbetello.
Lagune di Orbetello

Il motivo di questa escursione, che viene descritta in questo articolo, sono gli scavi romani di un’antica città che fu costruita oltre duemila anni fa: COSA.

Cosa – Visita del Sito Archeologico



Come arrivare

Il miglior modo per raggiungere Cosa, ed ammirare il territorio circostante, è quello di attraversare tutta la Duna di Feniglia a contatto con una natura fantastica ricca di piante, uccelli, fenicotteri, cinghiali e daini, che non ostentano la loro presenza.

Cosa. Presenza di daini all'interno della duna di Feniglia.
Daini nella Duna di Feniglia

Finita la Duna, proseguiamo poi verso il colle di Ansedonia.

Raggiungiamo gli scavi di Cosa, l’antica città romana, dopo aver percorso una lunga e faticosa salita in bicicletta.

Da questo sito archeologico, che si trova sulla sommità del promontorio di Ansedonia ad un’altezza di 114 metri slm, si può ammirare uno stupendo panorama sulle lagune.

Cosa. Scavi co  panorama sulla laguna.

Un po’ di storia

Il nome di Cosa deriva da Cusia o Cusi che era un precedente insediamento etrusco situato più in basso, probabilmente dove oggi si trova Orbetello.

Questa era una città fondata nel 273 a.c. come colonia romana, immediatamente dopo la vittoria dell’Impero sugli alleati di Vulci e Volsini.  Tutto l’insediamento, che a quel tempo costituiva un’importante città, era circondato da possenti mura per un’estensione di un chilometro e mezzo.

Le Mura

La loro disposizione, che si basava su uno studio a quei tempi aggiornato alle più recenti tecniche di assedio in ambito ellenico, era perfetta.

Dopo essere state liberate dalla folta vegetazione che per secoli le aveva sommerse, oggi sono ben visibili e ancora in larga parte ben conservate.

Cosa. tratto di mura difensive.
Tratto di Mura

La città doveva controllare il territorio sottratto agli insediamenti etruschi di Volsini e Vulci dopo che queste erano state sconfitte. Le possenti mura che cingono l’abitato, dimostrano però come almeno all’epoca della fondazione, i Romani non si sentissero poi così tanto sicuri di aver sottomesso la locale popolazione etrusca.

La posizione, che era strategica, consentiva di controllare sia il traffico terrestre che quello marittimo. Tutto questo avveniva tra l’altro in un’epoca in cui la potenza romana stava per scontrarsi con Cartagine.

Cosa. Oanorama dall'alto del colle sulla laguna.

Cosa fu  costruita a cavallo di due alture tra le quali venne posto il Foro Romano che era destinato all’attività politica.

Gli Scavi

Si entra nella zona archeologica attraversando la porta Fiorentina. Percorriamo un sentiero sterrato che a quei tempi costituiva una strada che attraversava quartieri abitativi.

Cosa. Foro Romano.
Foro Romano

Se prestiamo attenzione, mentre percorriamo questo sentiero, potremo notare diverse “piccole volte” che costituiscono in resti delle cisterne costruite sotto le case di quel tempo.

Villa Quintus Fluvius

Seguendo questo sentiero, arriviamo all’attrazione principale di questi scavi che è costituita dalla casa Quintus Fluvius, sopra le cui fondamenta è stato costruito il museo ricco di oggetti archeologici.

Museo Archeologico

I reperti che sono esposti nel museo sono molti e consistono in decorazioni, anfore costruite appositamente per il trasporto via nave, cippi, busti e stemmi tutti di epoca romana.

Tra tutti questi oggetti, che sono esposti all’interno del museo, due sono rimasti particolarmente impressi nella mia mente e mi hanno colpito per la loro singolare bellezza e per la loro “modernità” considerando quei tempi: un tavolino ed un’ antica ed originale vasca per il bagno.

Acropoli

Sul promontorio più alto stava l’Acropoli, destinata al culto degli dei e circondata da una propria cinta muraria indipendente. Era dotata di vie rettilinee ed intersecate ad angolo retto. Una di queste era la strada che conduceva al tempio di Giove e che, per questo motivo, si chiamava la “Via Sacra”.

Cosa – Conclusioni

In cima a questo colle ed in mezzo a questi bellissimi scavi, sfiorati da una leggera brezza marina e quasi completamente soli, avremo difficoltà a staccarci da questo luogo.

Verrà spontaneo sederci su qualche pietra secolare, leggere un po’ di storia, indugiare guardandoci attorno ed osservare tutto quanto per poter immaginare quale e come potesse essere la realtà di quei tempi.

Respireremo così un atmosfera veramente singolare.

Terminata la visita del sito, potremo uscire da un’altra delle tre porte di accesso della città e  fare così un ultimo  giro attorno a queste antiche e  possenti mura, e poi giù in bicicletta a tutto gas per raggiungere nuovamente la duna di Feniglia.



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Coreglia Antelminelli – Figurine d’altri tempi


Coreglia – Introduzione


Coreglia è la terra delle figurine e dei figurinai

Prima di cominciare è bene chiarire a tutti coloro che parlando di figurine pensano a quelle immagini di carta che vengono raccolte ed incollate su di un album.

In Garfagnana con tale sostantivo s’intendono quegli oggetti o statuine di gesso, colorati o no, che rappresentano qualcuno o qualcosa.

I cosiddetti figurinai sono coloro che vanno in giro vendendo figurine d’alabastro o di gesso e poggiando sulla testa una tavoletta con speciali supporti dove venivano infilate le statuette in gesso

Coreglia. Tavoletta usata per il trasporto di statuette di gesso.
Coreglia – Museo delle Figurine

Coreglia e Bagni di Lucca sono le due località per eccellenza nella produzione di tali oggetti. Entrambe hanno contribuito non poco alla conoscenza dei Lucchesi nel mondo ed alla diffusione della loro bellissima città . L’enciclopedia Treccani, parlando di figurinai, fa esplicito riferimento ai “figurinai lucchesi”.


La leggenda narra che quando Cristoforo Colombo sbarcò in America, trovò sulla spiaggia un Lucchese che vendeva statuine di gesso.


Anche Coreglia, come Castiglione di Garfagnana e Barga, è iscritta nell’elenco ufficiale dei “Borghi più Belli d’Italia” per le sue caratteristiche storico-architettoniche, turistiche e paesaggistiche.


Coreglia – Dove si trova!?


Ci troviamo nella Media Valle del fiume Serchio in provincia di Lucca, in una zona della Garfagnana stretta la Alpi Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano. E’ un territorio ricco di Storia, Arte e Cultura molto suggestivo e con tanti borghi antichi.

Coreglia. Vista delle Alpi Apuane
Coreglia – Alpi Apuane

Le Pievi, belle nella loro semplicità, ed i ruderi dei castelli sono i validi testimoni del trascorrere del tempo

Salendo dal fondovalle Coreglia appare improvvisamente, adagiata su un lungo crinale che scende dall’Appennino e circondata da immense distese di castagni.


Cenni Storici


Il nome deriva dal tardo latino Corrilia, che significa terra di scorrimento o luogo di passaggio. Antelminelli invece è il nome della famiglia che ereditò, dal celebre Castruccio Castracani, il potere sul Borgo e il territorio circostante.

Coreglia. Stendardo dei Borghi più belli d'Italia, all'ingresso di una delle porte dio accesso.

Dall’XI e XIII secolo, Coreglia lega le sue sorti a quelle di Lucca. Da questa città dipende economicamente e spiritualmente trovandosi sotto la Vicaria di San Martino. Per questo motivo rimane spesso coinvolta nelle feroci lotte tra Guelfi e Ghibellini.

Dopo un assedio durato 58 giorni, nel 1316  il Borgo passò a Castruccio Castracani. Questo condottiero lucchese, era un Ghibellino divenuto in quello stesso anno signore di Lucca e nominato duca e vicario imperiale nel 1327. Fu il primo a tentare la creazione di una signoria territoriale in Toscana.

Coreglia. Stampa raffigurante la nomina di Castruccio a Duca di Lucca.

Nel 1341 Coreglia cade in mano ai Fiorentini ai quali la ritoglie Francesco Castracani, erroneamente conosciuto da molti come zio di Castruccio, ma bensì’ cugino e noto rivale proprio dei figli di Castruccio.

Agli inizi del ‘400 il castello di Coreglia passa sotto la Repubblica di Lucca e per la sua fedeltà alla città, ottiene nel 1562 la costituzione del Comune tutt’ora esistente.


Coreglia – Cosa Vedere


Il borgo non è molto grande, ma le cose interessanti da vedere sono tante. Comunque in meno di una giornata, compresa la sosta nel Museo, si riuscirà a vedere tutto con calma.

Per quanto riguarda l’edilizia civile, Coreglia vanta un tessuto urbano d’origine cinquecentesca con diversi bei palazzi. Uno di questi è il palazzo comunale realizzato nel 1572 attualmente sede del Comune. Altri palazzi importanti sono quello Antonini, dove nacque Oreste Antonini intimo amico di Giacomo Puccini, e il Palazzo Vincenti dove nacque Benedetto Pucccinelli uno dei maggiori bootanici italiani del primo ottocento.


Chiesa di San Martino

Tra le chiese più importanti dobbiamo visitare, nella parte bassa di Coreglia, San Martino che è una chiesa preromanica tra le più antiche della Lucchesia. Eretta nel IX secolo  è stata ampliata nel X secolo con le attuali arcate interne, i sostegni, i capitelli e l’abside. La struttura attuale è quella realizzata dopo le modifiche apportate nei secoli XVI e XVII, mentre il campanile è del 1854.


Parrocchiale di San Michele

La chiesa di san Michele si trova invece nella parte alta del borgo.

Questa chiesa è’ un vero scrigno di opera d’arte costruita intorno al mille a ridosso della fortezza e della torre, trasformata poi in campanile.

Coreglia. Chiesa di San Michele, con il famoso Ambone.
Chiesa di San Michele

Pur trattandosi di modesta chiesa di un piccolo borgo, al suo interno custodisce diverse opere d’arte interessanti. Possiamo ammirare un fonte battesimale del XVI secolo ed un Ambone preromanico, raffigurante una mucca. Molto probabilmente si tratta del più antico sostegno di pulpito di tutte le chiese della Val di Serchio.


Museo delle figurine

Non possiamo lasciare Coreglia senza aver prima visitato il Museo della Figurina di Gesso e dell’Emigrazione.

Ci dirigiamo quindi nei pressi della chiesa di San Michele, in via della Rocca, e troviamo il Palazzo Vanni, il cinquecentesco palazzo dove ha sede il museo della figurine.

Coreglia. Museo delle figurina sito nella parte alta del borgo.
Museo della Figurina

La visita è veramente molto interessante e da non perdere  anche per lo stretto legame che unisce la storia delle Figurine a quella dell’emigrazione lucchese.

Appena entrati si resta subito colpiti da un bellissimo presepe di fine ottocento, allestito con figurine di gesso completamente prodotte nel borgo.

Al suo interno si possono ammirare oltre 800 pezzi di gesso distribuiti su tre piani, bianchi o colorati e frutto della professione esercitata per alcuni secoli dagli abitanti del luogo.

Coreglia. Interno del museo della figurina.

L’attività dei figurinai, già notevole nel XVII secolo, s’intensificò in quello successivo, portando numerose famiglie a svolgere questo lavoro nelle principali città italiane. Non solo, ma anche tedesche,francesi, svizzere, spagnole, inglesi e svedesi.

Prima di andare all’estero, i figurinai si riunivano in compagnie di cui facevano parte anche ragazzi reclutati in paese. Questi avevano il compito di vendere i gessi nelle strade, usando una tavoletta dove venivano infilate le statuine e posta successivamente sul capo.


Monumento a Mario Pisani

Perché questo monumento e chi era Mario Pisani?

Coreglia. Monumento a Mario Pisani, famoso figurinaio.

Tra i tanti figurinai emigrati all’estero in quegli anni, un riconoscimento particolare è stato rivolto a Mario Pisani. A lui è stata intitolata questa piazzetta, perché all’età di soli 13 anni emigrò in America diventando ben presto socio dell’azienda nella quale lavorava. Con i soldi guadagnati in questa Società, Pisani creò una nuova fabbrica divenuta ben presto famosa in tutto il mondo. Fu praticamente esclusivista del clero mondiale, per tutte le statue e figurine sacre.


Parte alta del borgo

Continuando a passeggiare per stradine e vicoli , raggiungiamo  la parte più alta del paese dove, nei pressi della Porta a Ponte si trovano i resti dell’antica Rocca.

Coregli. Porta a ponte nella parte più alta del borgo.
Porta a Ponte

Da quassù un bellissimo panorama ci ricompenserà della fatica fatta per salire…



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