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Marzamemi – Tradizionali ritmi di Vita


Marzamemi, antico borgo marinaro di origine araba.


Marzamemi – Introduzione

Se viaggiando nel sud est della Sicilia, vi sentirete stanchi di visitare città, seppur belle, come Ragusa, Siracusa, Noto, Modica, e sopraffatti anche dal caldo vi sentirete un po’ annoiati di osservare l’onnipresente stile barocco siciliano, nessun problema.

La Sicilia offre così tanto da poter variegare le vostre tappe turistiche a vostro piacimento.

Marzamemi. Scala dei Turchi - Porto Empedocle.
Scala dei Turchi

Basterà fare una breve deviazione verso il mare. Attraversando una bellissima campagna raggiungeremo una località priva di rilevanze architettoniche, palazzi e chiese, ma talmente bella, singolare e circondata da un mare variamente colorato, da renderla un’attrazione veramente unica ed affascinante.

Stiamo parlando di Marzamemi.



Marzamemi – Cosa vedere

Giunti nel borgo, la bellezza di Piazza Regina Margherita, scenario del film SUD di Salvatores, vi lascerà senza fiato. Qui si affacciano le case dei pescatori tutte in pietra arenaria, risalenti al 1600, nonché le due chiese dedicate entrambe al santo patrono, San Francesco di Paola.

Marzamemi. Veduta della piazza Regina Margherita.
Marzamemi – Piazza Regina Margherita

Questo antico borgo marinaro è uno dei luoghi più noti e affascinanti della Sicilia. La storia di questa stupenda località inizia con la sua tonnara nel 1752. Oggi questa tonnara è ormai in disuso e parzialmente demolita.

L’origine del nome Marzamemi, secondo alcuni, deriverebbe dalle parole arabe marsa (‘porto’) e memi (‘piccolo’). Ovvero piccolo porto. Infatti sono proprio i due piccoli porti a far da cornice al borgo.

Secondo altri invece deriverebbe sempre da parole arabe Marsa el-Hamem che significa “il porto delle tortore.

Tutt’intorno alla Piazza Regina Margherita, i vicoli e le stradine con i loro caratteristici negozi, i ristoranti e tanti altri locali dove poter trovare riparo dal forte caldo e rinfrescarsi magari con un’ottima birra locale, fanno da cornice a questo pittoresco angolo della Sicilia.

Fuori dal Borgo

Appena fuori dal borgo, una bella spiaggia ci aspetta per concederci una mezza giornata di mare. L’acqua è di una bellezza unica. La sua trasparenza e le sfumature di blu e verde, ci trasportano con la fantasia verso le barriere coralline dell’oceano indiano.

Marzamemi. Veduta dal drone della spiaggia fuori del borgo.

Gli stabilimenti balneari sono pochi, semplici, ma essenziali, e dopo un buon bagno avremo comunque l’imbarazzo della scelta tra piatti di pesce e ottimo vino.


Per tutto questo quindi, non dimenticate: in un viaggio seppur dedicato al barocco siciliano, anche Marzamemi sarà una tappa assolutamente da non perdere.  


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Erice – Faro di pace del Mediterraneo

Erice è considerata, dagli stessi Siciliani, forse l’unica meta turistica riconosciuta come tale, in questa parte dell’isola.

Anche la Sicilia, come un po’ tutte le regioni d’Italia, è ricca di borghi interessanti e caratteristici. Tra questi ben 19 fanno parte dell’elenco ufficiale dei Borghi Più belli d’Italia.

Erice. Vista dall'alto del borgo, ripresa col drone.
Erice – Vista sul Borgo dal Drone

Tra questi spicca in modo particolare Erice, l’oggetto di questo articolo.


Erice – Introduzione


Arroccato sulla cima del monte omonimo, il borgo medievale di Erice svetta dall’alto dei suoi 750 metri.

E’ costituito da un dedalo di viuzze lastricate che scorrono tra palazzi, chiese, piazze ed antichi cortili invogliando il turista a girovagare lentamente senza meta alla scoperta di questo singolare borgo.

Grazie alla sua splendida posizione, dal paese si possono ammirare i panorami più belli sulla città di Trapani, le Egadi e le Saline.

Erice. Panorama su Trapani e le saline.
Erice – Panorama su Trapani e le Saline

E’ questa, in Sicilia, una delle mete più ambite dai turisti, e dal 2014 è stata insignita della bandiera rossa dei Borghi più Belli d’Italia.

Il borgo è facilmente raggiungibile da Trapani, da cui dista solo 12 chilometri, circa 25 minuti di guida. Una volta  giunti nei pressi del paese, troveremo ampi parcheggi nelle immediate vicinanze del Centro Storico.


Erice – Visita del Borgo


Mettere piede a Erice è un po’ come fare un tuffo indietro nel tempo.

Varcando porta Trapani, e voltando subito a sinistra, ci troviamo faccia a faccia con l’edificio più importante del paese, la Cattedrale. 

Erice. Vista dall'alto della Cattedrale o Chiesa Matrice.
Erice – La Cattedrale

Bellissimo è il colpo d’occhio su questo edificio eretto nel 1314 e denominato anche Chiesa Matrice di Erice. Di fronte e staccato, si eleva il poderoso campanile eretto anch’esso nel ‘300 originariamente come torre di vedetta.

La strada che attira subito il visitatore è il corso Vittorio Emanuele, la principale via del paese, fitta di negozi di artigianato e souvenir.

Con la sua bella pavimentazione, la via sale  fino al  punto più alto e caratteristico di Erice, piazza Umberto, il luogo più frequentato del borgo,  ridefinizione ottocentesca dell’antica loggia, animata dai tavoli dei caffè.

Proseguiamo nella nostra esplorazione del paese, lentamente tra vicoli e palazzi. Ci guardiamo intorno ed ammiriamo le case in pietra, di indiscussa fattezza medievale, e piccoli particolari.

Prima di raggiungere il lato orientale di Erice ed il più più scenografico, incontriamo due chiese degne di nota. La  settecentesca chiesa di San Martino fondata da Ruggero il Normanno e la chiesa di San Giuliano, preceduta da una piazzetta.

Riedificata nel Seicento, anch’essa di fondazione Normanna, la chiesa di san Giuliano custodisce al suo interno i sei gruppi sacri fatti di legno, tela e colla.

Questi gruppi sono protagonisti ogni Venerdì Santo della nota Processione dei Misteri.

Erice. Sculture della processione del Venerdi Santo.

Erice – Quartiere del Balio


Se corso Vittorio Emanuele e Piazza Umberto sono sempre molto frequentate dai turisti, non di meno lo è la parte del Balio. E’ qui infatti che  si trovano tre scenografiche attrazioni:  il Giardino del Balio, il Castello omonimo ed il Castello di Venere.

Giardino del Balio

Il giardino del Balio, è la prima di queste attrazioni a richiamare il turista. Infatti qui, all’ombra di tutto questo verde, si può trovare il giusto riparo dalla forte calura.

Nonostante la sua folta vegetazione , il giardino racchiude diversi punti panoramici che, sul lato sud, abbracciano Trapani, le saline, le isole Egadi e la laguna dello Stagnone.

Castello del Balio

Costruito dai Normanni sui resti di un santuario e racchiuso all’interno del giardino del Balio, il Castello omonimo domina il paesaggio a conferma di essere stato a suo tempo, il fulcro del sistema difensivo.

Erice. Castello del Balio.
Erice – Castello del Balio

Castello di Venere

Poco più avanti, con accesso attraverso una gradinata, si raggiunge il possente Castello di Venere divenuto indiscutibilmente uno dei simboli di Erice.

Più che la struttura, a colpire il turista sono i vertiginosi panorami che si aprono sullo strapiombo e sul piccolo castello di Pepoli, silenzioso rifugio del Conte Agostino Pepoli.


Prodotti Tipici


Non si può lasciare Erice senza prima aver prima assaggiato qualche piatto tipico del luogo come la Caponata di Melanzane, il Cous Cous dolce, i Fagioli alla Menta e l’insalata di Gamberi alla Menta.

Tra i dolci, oltre ai soliti e inimitabili Cannoli Siciliani, troviamo la Cassata Siciliana e le famose Genovesi, cavallo di battaglia della nota pasticceria Maria Grammatico, in corso Vittorio Emanuele.

Preparatevi a fare delle lunghe code per gustare questi speciali dolci alla crema.

Tra i vini, molto buoni sono il Grillo, il Catarratto e il Grecanico.


Conclusioni


Questo affascinante borgo ha assunto nel tempo nomi diversi assegnati dalle numerose popolazioni che qui hanno vissuto attratti dal mare, dal monte, dal sole e dalla pietra grigia.

Così come l’antica Erice accendeva fuochi nel sacro recinto della dea Venere per segnalare l’approdo ai marinai, oggi  Erice è diventato il Faro di Pace del Mediterraneo.


Erice. Vista del campanile dall'alto.

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Ostuni – La Città Bianca


Ostuni – Introduzione e Impressioni


Provenendo in auto da Martina Franca, Ostuni ci appare come una pittoresca cittadina adagiata su tre colli.

Il paese è denominato la Città Bianca perché bianche sono tutte le abitazioni. Il borgo è un intrico urbano che ricorda una casbah araba o un paesino greco.

Ostuni. Panorama sulla città arrivando in auto.

Ostuni è un borgo medievale meraviglioso. E’ una rinomata meta turistica.

Una passeggiata nella città vecchia, detta la “terra” per distinguerla dalla più recente “marina”, regala scorci pittoreschi. I vicoli, le ripide scalinate, le corti e le piazzette, sono impreziositi da case bianche, da gerani, da botteghe artigiane, da ristoranti tipici e da negozietti. 

Appena giunti nel borgo è facile perdersi nel groviglio dei vicoli alla disperata ricerca di un parcheggio.

Ostuni. Stradine e vicoli del centro storico.
Stradine del Centro Storico

Una volta imboccata una delle vie principali, potremo arrivare facilmente in pieno centro storico.

Il piazzale della Libertà, cuore della vita cittadina, è il simbolo dell’unità raggiunta nel 1861.


Ostuni – Un po’ di Storia


Il primo nucleo cittadino fu fondato dai Messapi, un’antica popolazione illirica od anatolica che si stanziò nel Salento nel VII secolo a.C.

I Messapi furono abili costruttori di strade e città. Scelsero l’ubicazione per Ostuni in cima a un colle dalle pareti molto ripide. Scelta molto interessante dal punto di vista strategico.

Con la disgregazione dell’Impero d’Occidente, il paese, come il resto d’Italia, subisce l’invasione di Ostrogoti, Longobardi e Saraceni.

Ostuni. Museo della città
Piazza della Cattedrale

Ai primi dell’Ottocento, sull’onda degli ideali dell’illuminismo, anche Ostuni prende parte ai tumulti insurrezionali. I suoi cittadini fondano anche un circolo della Giovine Italia e una Rivendita carbonara.

Durante questi moti fu la prima città della Puglia a innalzare il tricolore.


Ostuni – Cosa Vedere


La caratteristica più peculiare del centro storico, che così  tanto affascina il turista, è l’imbiancatura a calce delle case fino ai tetti.

Questa pratica oggi è in declino, tanto che il sindaco ha dovuto emanare un’ordinanza per farla ritornare in uso. Ha fatto sì che Ostuni sia conosciuta come la Città Bianca o Città Presepe.

La parte inferiore del borgo è circondato dall’antica cinta muraria. In questa si incastonano le uniche due entrate della città rimaste integre: Porta Nova e Porta San Demetrio.


Piazza della Libertà

La nostra visita può cominciare dalla Piazza della Libertà, fulcro della vita cittadina dove tutti, prima o poi turisti e non, dovranno passare.

Ostuni. Particolare della Piazza della Libertà.
Piazza della Libertà

Convento Francescano e Chiesa dello Spirito Santo

Qui si trova l’elegante e monumentale ex convento francescano, oggi occupato dal Municipio di Ostuni.

Ostuni. Particolare della Chiesa dello Spirito santo.
Chiesa dello Spirito santo

Appartata sulla destra del palazzo si trova la piccola ma bellissima chiesa dello Spirito Santo in stile rinascimentale.


Via Cattedrale

Cominciamo la risalita del borgo da questa piazza verso la sommità del colle dove incontreremo la Cattedrale.

La strada che ci condurrà al Duomo, chiamata appunto Via Cattedrale, è piacevolissima per i numerosi palazzi gentilizi, i be bellissimi e tradizionali negozi di artigianato e l’animazione che generalmente la contraddistingue.


La Cattedrale

Arriviamo lentamente, dopo una bella e rilassante passeggiata,  sulla sommità del colle dove si erge la quattrocentesca Cattedrale di Ostuni con il suo grande rosone a 24 raggi.

Intitolata a Santa Maria Assunta e incasellata tra le tante abitazioni, la Cattedrale è una sintesi perfetta di stile gotico, romanico e bizantino, che dall’alto del colle domina la piana degli ulivi fino al mare.

L’interno, a croce latina a tre navate su colonne, è stato restaurato più volte fino a stravolgerne l’originaria architettura. Ha pianta basilicale ed è rifatto in ariose e solenni forme settecentesche. Il soffitto piano è ricoperto da tele pure queste del ‘700.

Ostuni. Interno della Cattedrale.
Interno della Cattedrale

Nell’abside si può ammirare un bellissimo coro in legno di noce riccamente intagliato, mentre accanto all’ingresso centrale, si trova un prezioso affresco del ‘400.


Conclusioni


Usciti dal Duomo, continuiamo la nostra passeggiata in salita attraverso stradine e vicoli veramente pittoreschi, fino a raggiungere la cima del colle da dove è possibile ammirare un superbo panorama.


Anche di notte il Centro Storico ha un suo fascino tutto particolare.

I turisti si attardano in via Cattedrale dove i negozi restano aperti fino a tarda ora.

L’offerta commerciale di Ostuni è molto varia. Dai Souvenir più turistici, agli importanti oggetti dell’artigianato locale, fino allo shopping tra i negozi più importanti.

Sin dagli anni Trenta del Novecento, Ostuni è il polo turistico principale della Provincia di Brindisi ed è diventato oggi una delle mete più importanti e caratteristiche di tutta la regione pugliese.


Ostuni. Monumento a Sant'Oronzo, il patrono di Ostuni.
Sant’Oronzo – Il Patrono di Ostuni

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Filetto – “Posto di guardia fortificato”

Il nome Filetto sembra provenire dal greco e significa quanto indicato nel titolo, ovvero: “Posto di guardia fortificato”.

Filetto. Mappa commerciale del borgo di Filetto.

Filetto – Motivazioni e Impressioni


Come ho già detto molte volte, la Toscana è talmente ricca di piccoli e interessanti borghi, che rimane sempre l’imbarazzo della scelta, quando si decide di sceglierne uno per una gita domenicale.

Quindi  bisogna scremare, osservare la zona e conoscerne un po’ di storia. Insomma occorre documentarsi ed avere anche la possibilità di poter reperire abbastanza materiale fotografico, almeno quanto basta per poter scrivere un articolo sul Blog.

Così , spostando la mia attenzione verso la Lunigiana, cerca e ricerca ho individuato questo piccolo, ma incantevole borgo, situato peraltro in un’interessante zona con altri piccoli borghi nelle vicinanze non meno interessanti.

Parliamo di Filetto, un piccolo borgo murato, così incantevole che mi ha colpito particolarmente.


Filetto – Un po’ di Storia


Ai tempi delle lotte in Lunigiana tra l’esercito bizantino e le orde dei Longobardi invasori, nel VI e VII secolo, venne organizzata in questi luoghi, a ridosso dell’Appennino, una linea difensiva per proteggere i porti dell’alto Tirreno. Per questo motivo fu costruito Filetto.

Ecco perché questo borgo è un po’ insolito rispetto agli altri di quei tempi, che li vedeva prevalentemente arroccati sulle alture. Questa era la consuetudine per tutti i borghi in Toscana ed anche per i vicini Borghi Lucchesi.

Filetto. Stemmi della Famiglia Ariberti sopra la porta Ariberti.
Stemmi della Famiglia Ariberti

Le milizie barbariche erano già presenti oltre le montagne dalla fine del VI secolo e minacciavano i porti nelle vicinanze, in modo particolare Luni.

Filetto fu parte essenziale di questa imponente linea di difesa e solo dopo la caduta dell’impero d’Oriente, il borgo si modificò a residenza della popolazione. In quei tempi la gente aveva sempre più bisogno di protezione.

Nel 1568 il borgo si allargò. Inglobò addirittura la strada che da Villafranca in Lunigiana conduce a Bagnone.

I Marchesi Ariberti, pochi anni dopo, subentrarono come nuovi  feudatari ai Malaspina. Questi dovettero vendere Filetto a causa dei grossi debiti contratti con l’Imperatore.


Filetto – Cosa Vedere



Filetto è così piccolo che non esiste un itinerario da seguire. L’unico itinerario è quello di passeggiare per il borgo, alzare gli occhi, guardarsi attorno ed ammirare i tanti piccoli e significativi dettagli.

Filetto. Arco monumentale di Porta Ariberti, punto di accesso al borgo.
Arco monumentale di Porta Ariberti

Per accedere al borgo si attraversa l’arco monumentale di Porta Ariberti. Si comincia a curiosare tra le strette vie caratterizzate da bei portali ed archi. Ogni tanto incontreremo anche qualche simpatico negozietto di antichità.



Piazza del Pozzo

Percorrendo la via principale che attraversa il borgo, incontreremo sulla nostra sinistra la Piazza del Pozzo.

Una volta questa era chiamata la Piazza d’Armi. E’ caratterizzata da un solo accesso come per gli antichi accampamenti militari Romano-Bizantini.

Questa piazza costituiva il nucleo originario del paese. Ancora oggi è individuabile una delle 4 torri cilindriche che ne costituivano l’impianto originario.


Piazza Fatebenefratelli

Passiamo sotto il loggiato della Palazzina dei Marchesi Ariberti ed entriamo nella Piazza Fatebenefratelli.

In questa piazza si trova la Chiesa Parrocchiale ed un convento di frati.


Una volta terminata la visita del borgo, usciamo dalla parte opposta attraverso la Porta Ariberti. Svoltiamo a destra e camminiamo lungo il perimetro esterno delle mura. In questo modo potremo osservare i resti delle torri.

Filetto. Particolare della cerchia muraria.

A questo punto, terminata la visita di Filetto, possiamo spostarci. Ci dirigiamo a Bagnone per un buon pranzetto. Dopo la sosta potremo visitare anche questo bellissimo borgo e continuare la nostra gita.

Potremo raggiungere  anche Malgrate e Castiglione del Terziere. Anche questi ultimi due borghi, come Bagnone, si trovano nelle immediate vicinanze di Filetto.


Filetto. Particolare di un arco con negozietto artigianale.

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San Gimignano – La Manhattan medievale


San Gimignano – Introduzione


L’inconfondibile sagoma all’orizzonte di un borgo sopra ad un colle, cinto da mura e disseminato da torri sparse qua e là più o meno alte, significa che stiamo arrivando a San Gimignano.

Infatti la caratteristica principale di questa piccola città fortificata, a metà strada tra Firenze e Siena nelle vicinanze di Certaldo, è costituita dalle sue 13 torri, ciò che resta di quelle 72 costruite un tempo dalle più floride famiglie del paese, come simbolo del loro benessere e potere.

Dichiarato Patrimonio dell’ Umanità dall’ UNESCO nel 1990, il borgo è una delle piccole perle della provincia senese e di questa meravigliosa Toscana.

L’effetto, per chi arriva dalla collina e vede spuntare all’improvviso la sagoma del paese, è semplicemente emozionante. 


San Gimignano – Un po’ di Storia


Il primo nucleo del paese risale all’VIII e IX secolo ed era già cinto di mura. Con lo sviluppo dell’abitato, San Gimignano divenne un castello feudale e fu dotato di una seconda cerchia muraria.

San Gimignano. Seconda cerchia muraria.

Divenuto libero comune nel 1150, inutilmente si oppose alle mire di Firenze, del quale entrò a far parte del territorio dal 1353, seguendone da quel momento le sorti.


San Gimignano – Cosa Vedere


Pur essendo un piccolo borgo, le attrazioni da vedere sono molte. Basterà comunque passeggiare con calma e in totale relax per le strade e vicoli del paese per scoprirle tutte ed apprezzarne ogni più piccolo particolare.

Anche i palazzi da osservare sono tanti, come il palazzo del Popolo, il palazzo del Podestà, il palazzo Ardinghelli ed altri, così come anche le torri, tra le quali spiccano la Torre del Diavolo, la Torre Rognosa, le Torri Salvucci e molte altre.

Ma le attrazioni maggiori, che veramente incantano il turista, sono la piazza della Cisterna e la Piazza del Duomo con l’adiacente piazza delle Erbe. Queste piazze costituiscono il centro cittadino vero e proprio.

Si accede al borgo da Porta San Giovanni, in una zona particolarmente fornita di parcheggi.

Porta San Giovanni e Via San Giovanni

La bella e possente porta di accesso al borgo, che risale alla metà del 1200, è sormontata da un posto di guardia ed ancora munita di barbacani.

San Gimignano. Particolare della porta San Giovanni.
Porta San Giovanni

Una volta ammirata ed oltrepassata la torre, iniziamo a percorrere la via San Giovanni. Questa strada completamente pavimentata in pietra è fiancheggiata da bei palazzi storici e negozi di ogni genere.

San Gimignano. Via San Giovanni.

La vista viene attratta non solo dagli oggetti posti in vetrina, ma anche dalle caratteristiche costruttive di questi vecchi negozi. Alcuni di questi hanno ancora l’accesso del tipo medievale, tutti con facciate in pietra e vecchi infissi.

La via termina all’Arco dei Becci, una delle porte dell’antico castello dove a destra si ergono la Torre e le Case dei Becci.

San Gimignano. Arco dei Becci che immette in piazza Cisterna.
Arco dei Becci

Piazza della Cisterna

Attraversato l’Arco dei Becci si accede alla Piazza della Cisterna. Questo spazio è ornato appunto da una Cisterna dove, per circa 800 anni, gli abitanti attinsero l’acqua per il proprio fabbisogno. Anche questa piazza è circondata da bellissimi palazzi e sovrastata dalla possente Torre del Diavolo.

San Gimignano. Piazza della cisterna con al centro la Cisterna.
Piazza della Cisterna

A questo punto, possiamo sederci da qualche parte, magari sugli scalini della cisterna o a qualche tavolino di una bar, tirare un po’ il fiato, cominciare  a godersi veramente questo spettacolo e dare sfogo alle fotografie.

Piazza del Duomo

Adiacente alla piazza della Cisterna troviamo la piazza del Duomo, delimitata dal bellissimo Palazzo del Podestà, con un bella loggia magnificamente affrescata e sovrastato dalla Torre Rognosa con a fianco le Torri Salvucci.

Di fianco, al lato sinistro del Duomo, si trova la piccola piazzetta delle Erbe, molto pittoresca con diverse torri sullo sfondo.

Anche l’antica rocca, immediatamente dietro al Duomo, merita una visita così come altre attrazioni e particolari che potrete scoprire passeggiando senza meta all’interno del borgo.



Prodotti Tipici


Tra i vari souvenir ed oggetti classici del luogo, una particolare attenzione la meritano le terre cotte e le ceramiche. Tra i prodotti tipici del luogo non dobbiamo assolutamente perderci la Vernaccia di San Gimignano, ottimo vino bianco locale, lo Zafferano di San Gimignano ed il Pecorino allo Zafferano.

San Gimignano. Ceramiche rappresentanti gatti.
Ceramiche di San Gimignano

Conclusioni


Da ogni parte del mondo c’è qualcuno che sogna di raggiungere questo antichissimo borgo per provare l’esperienza di immergersi in una perfetta cartolina medievale. Ma San Gimignano soffre purtroppo di un turismo di massa mordi e fuggi, con comitive che arrivano in città, l’attraversano velocemente e poi ripartono. 

Il borgo, invece, è un piccolo gioiello che va scoperto con lentezza. E’ preferibile quindi farlo nei periodi di bassa stagione e fuori dai week end per poterne godere in pieno il suo fascino e tutte le sue caratteristiche, con calma e in totale relax, con guida alla mano per fermarsi ogni tanto, leggere qualche notizia e scattare tante foto.


San Gimignano. Panorama sulle colline senesi.
Panorama sulle colline senesi

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Cosa – Antica città Romana

Cosa – Introduzione e Motivazioni di viaggio

Cosa. Il desiderio di conoscere un po’ di storia e zone etrusco-romane, insieme a notizie sulle  prime transvolate transoceaniche con i famosi idrovolanti Savoia-Marchetti, nonché la visita di uno dei Borghi più Belli d’Italia ovvero Porto Ercole ed infine la voglia di atmosfera di mare e di maremma, mi hanno spinto a caricare la mia bici in auto e dirigermi nel sud della Toscana.

E’ questa l’unica regione italiana che può offrire contemporaneamente montagne, come le Alpi Apuane, colline, mare con le più belle spiagge o coste frastagliate, storia incredibile, arte, architettura, cucina, musica, tradizioni e chi più ne ha più ne metta.

Per questo motivo mi sono trasferito quindi sulla Costa d’Argento, e più precisamente sull’Argentario, comune italiano della provincia di Grosseto, dove si trovano località incantevoli e di grande tradizione marinaresca nella Maremma Grossetana.

Cosa. Mulino spagnolo nella laguna di Orbetello.
Mulino Spagnolo

I luoghi chiave di questa breve escursione di tre giorni, sono ovviamente Orbetello, Porto Ercole, Porto Santo Stefano, le Lagune di Orbetello, la Duna di Feniglia, un vero spettacolo della natura, e l’antica città romana di Cosa.

Cosa. Lagune di Orbetello.
Lagune di Orbetello

Il motivo di questa escursione, che viene descritta in questo articolo, sono gli scavi romani di un’antica città che fu costruita oltre duemila anni fa: COSA.

Cosa – Visita del Sito Archeologico



Come arrivare

Il miglior modo per raggiungere Cosa, ed ammirare il territorio circostante, è quello di attraversare tutta la Duna di Feniglia a contatto con una natura fantastica ricca di piante, uccelli, fenicotteri, cinghiali e daini, che non ostentano la loro presenza.

Cosa. Presenza di daini all'interno della duna di Feniglia.
Daini nella Duna di Feniglia

Finita la Duna, proseguiamo poi verso il colle di Ansedonia.

Raggiungiamo gli scavi di Cosa, l’antica città romana, dopo aver percorso una lunga e faticosa salita in bicicletta.

Da questo sito archeologico, che si trova sulla sommità del promontorio di Ansedonia ad un’altezza di 114 metri slm, si può ammirare uno stupendo panorama sulle lagune.

Cosa. Scavi co  panorama sulla laguna.

Un po’ di storia

Il nome di Cosa deriva da Cusia o Cusi che era un precedente insediamento etrusco situato più in basso, probabilmente dove oggi si trova Orbetello.

Questa era una città fondata nel 273 a.c. come colonia romana, immediatamente dopo la vittoria dell’Impero sugli alleati di Vulci e Volsini.  Tutto l’insediamento, che a quel tempo costituiva un’importante città, era circondato da possenti mura per un’estensione di un chilometro e mezzo.

Le Mura

La loro disposizione, che si basava su uno studio a quei tempi aggiornato alle più recenti tecniche di assedio in ambito ellenico, era perfetta.

Dopo essere state liberate dalla folta vegetazione che per secoli le aveva sommerse, oggi sono ben visibili e ancora in larga parte ben conservate.

Cosa. tratto di mura difensive.
Tratto di Mura

La città doveva controllare il territorio sottratto agli insediamenti etruschi di Volsini e Vulci dopo che queste erano state sconfitte. Le possenti mura che cingono l’abitato, dimostrano però come almeno all’epoca della fondazione, i Romani non si sentissero poi così tanto sicuri di aver sottomesso la locale popolazione etrusca.

La posizione, che era strategica, consentiva di controllare sia il traffico terrestre che quello marittimo. Tutto questo avveniva tra l’altro in un’epoca in cui la potenza romana stava per scontrarsi con Cartagine.

Cosa. Oanorama dall'alto del colle sulla laguna.

Cosa fu  costruita a cavallo di due alture tra le quali venne posto il Foro Romano che era destinato all’attività politica.

Gli Scavi

Si entra nella zona archeologica attraversando la porta Fiorentina. Percorriamo un sentiero sterrato che a quei tempi costituiva una strada che attraversava quartieri abitativi.

Cosa. Foro Romano.
Foro Romano

Se prestiamo attenzione, mentre percorriamo questo sentiero, potremo notare diverse “piccole volte” che costituiscono in resti delle cisterne costruite sotto le case di quel tempo.

Villa Quintus Fluvius

Seguendo questo sentiero, arriviamo all’attrazione principale di questi scavi che è costituita dalla casa Quintus Fluvius, sopra le cui fondamenta è stato costruito il museo ricco di oggetti archeologici.

Museo Archeologico

I reperti che sono esposti nel museo sono molti e consistono in decorazioni, anfore costruite appositamente per il trasporto via nave, cippi, busti e stemmi tutti di epoca romana.

Tra tutti questi oggetti, che sono esposti all’interno del museo, due sono rimasti particolarmente impressi nella mia mente e mi hanno colpito per la loro singolare bellezza e per la loro “modernità” considerando quei tempi: un tavolino ed un’ antica ed originale vasca per il bagno.

Acropoli

Sul promontorio più alto stava l’Acropoli, destinata al culto degli dei e circondata da una propria cinta muraria indipendente. Era dotata di vie rettilinee ed intersecate ad angolo retto. Una di queste era la strada che conduceva al tempio di Giove e che, per questo motivo, si chiamava la “Via Sacra”.

Cosa – Conclusioni

In cima a questo colle ed in mezzo a questi bellissimi scavi, sfiorati da una leggera brezza marina e quasi completamente soli, avremo difficoltà a staccarci da questo luogo.

Verrà spontaneo sederci su qualche pietra secolare, leggere un po’ di storia, indugiare guardandoci attorno ed osservare tutto quanto per poter immaginare quale e come potesse essere la realtà di quei tempi.

Respireremo così un atmosfera veramente singolare.

Terminata la visita del sito, potremo uscire da un’altra delle tre porte di accesso della città e  fare così un ultimo  giro attorno a queste antiche e  possenti mura, e poi giù in bicicletta a tutto gas per raggiungere nuovamente la duna di Feniglia.



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Pescaglia – Patria del Castagno


Pescaglia – Introduzione


Pescaglia è un comune della provincia di Lucca, arroccato su di una collina ad un’altezza di 504 metri s.l.m. nella Mediavalle del fiume Serchio.

Il paese è suddiviso in tre Terzieri, che sono Piazzanello, Villabuona e il Poggio. Quest’ultimo è l’insediamento principale e capoluogo del Comune, al quale è dedicato questo articolo inserito nella categoria Borghi Lucchesi.


Maggiori dettagli sono presenti all’interno del Video con Commento audio, più avanti.


Pescaglia. Ripresa dall'alto dei tre terzieri. Il Poggio, Piazzanello e Villabuona.
I Terzieri ripresi dall’alto.

Visita del Borgo e Notizie generali


Partendo dalla piazza principale dove ha sede il bel palazzo comunale, cominciamo la visita del borgo conosciuto fin dai tempi dell’Antica Roma.

Le sue case in pietra, le stradine ed i vicoli conferiscono al paese, un gradevole aspetto medievale.

Importante per la sua storia, spesso legata alle vicende di Lucca, Pescaglia è nota anche per le sue tradizioni, leggende e per i suoi boschi ricchissimi di castagni.

Questa pianta è stata determinante per il sostegno degli abitanti nei secoli e ne ha condizionato il proprio stile e ritmo di vita.

Pescaglia. Boschi di castagni.
Boschi di Castagni

Nonostante tutte queste caratteristiche, il borgo, a mio parere, non trova la giusta collocazione turistica. Ultimamente però nel paese si è mosso qualcosa. E’ sorto un buon albergo ed è in corso di ristrutturazione anche un nuovo ristorante.

Tutto questo fa ben sperare ad un futuro sviluppo turistico del borgo e delle zone limitrofe.

Pescaglia. Panoramo del borgo visto da Piazzanello.
Il paese visto da Piazzanello

Non esistono nel borgo particolari rilevanze architettoniche, ma la sua visita è comunque interessante per il suo aspetto tipicamente medievale e per la sua storia che spesso si intreccia con quella dell’Antica Roma, della Repubblica di Lucca, sfiorando anche riferimenti agli Estensi.

Pescaglia. Particolare con archi della parte vecchia del borgo,

Dopo aver girovagato per il paese, osservato i vecchi edifici in pietra e le stradine ricche di particolari, possiamo uscire dal borgo ed avventurarci in una singolare passeggiata che ci condurrà in tre luoghi molto particolari di Pescaglia.


Curiosità intorni al borgo


Video con Commento Audio

Pescaglia – Santuario della Madonna delle Solca


Il primo luogo oggetto della nostra visita, molto importante per gli abitanti dei Pescaglia, è il Santuario della Madonna delle Solca.

Strano appellativo “delle Solca”. Sicuramente è un toponimo classificato tra i nomi locali.

L’appellativo deriva dal Latino Sulcus che nel Lucchese significa canale naturale tra due monti o fra due gioghi di uno stesso monte o ruscello o goriello, luogo appunto dove si narra che un pastore trovò la pittura raffigurante la Vergine.

Pescaglia. santuario della Madonna delle solca.
Santuario della Madonna delle Solca

Solo dopo la costruzione, il nome del Santuario assunse l’appellativo di Madonna delle Solca.

Il santuario, preceduto da un caratteristico loggiato, ebbe la sua inaugurazione il 21 Febbraio del 1700 ed il 28 Luglio del 1955 fu firmato dalla Sacra Congregazione dei Riti, un decreto che proclamava la Madonna della Solca patrona del comune di Pescaglia fissando il 21 agosto come giorno di celebrazione della sua festività.

Al suo interno, piccolo ma ben tenuto, si trova un quadro della Vergine, copia dell’immagine della Madonna del Sasso in Lucca.

La festa del 21 agosto, nacque per un voto che tutti gli abitanti del capoluogo, costretti a sfollare, sottoscrissero la mattina del 30 luglio 1944, ai piedi dell’altare della Madonna, dopo la celebrazione della Messa. Lo sfollamento non fu necessario perché inaspettatamente giunsero gli Americani e i Tedeschi furono costretti a fuggire.

Il Santuario, destinato a deposito di armi dei Tedeschi, non fu mai utilizzato per tale scopo.


Pescaglia – La Pila del Corvo


Lasciamo alle nostre spalle il Santuario e c’incamminiamo verso il bosco sottostante scendendo per un piccolo sentiero abbandonato, raggiungendo un luogo misterioso dove si trova una strana, grossa roccia.

Pescaglia. Come appare la roccia contenente la Pila scavata dall'uomo.

Sicuramente è stata la mano dell’uomo a scavare questa pila dentro ad una grande roccia.

La gente del luogo vi si recava ad attingere acqua piovana per curare diverse malattia tra le quali prima di tutto la pertosse.

Le leggende che riguardano questa roccia sono due.

La prima secondo la quale si considera sacra per il fatto che proprio alla base di questa roccia, un pastore trovò un’effige della Madonna. Per questo motivo si decise di costruire proprio in questo sito il santuario della Madonna delle Solca.

La seconda per l’origine del nome, perché pare che in questa pila qualcuno trovò un corvo morto che fu poi la causa della diffusione della peste nel borgo.

Fra le varie congetture sulla costruzione e uso di questa roccia, gli studiosi propendono per diverse ipotesi. Una di queste consiste nel fatto che sarebbe stata costruita per scopi religiosi, riti sacrificali, ipotesi funerarie e la forma della vasca farebbe pensare proprio a questa possibilità .


Pescaglia – I resti del Castello

Lasciato il bosco con La Pila del Corvo, ci teniamo sulla destra ed imbocchiamo il primo stradello in salita che incontriamo sulla nostra sinistra.

Pescaglia. Stradello che conduce ai resti del castello.
Stradello che conduce ai resti del Castello

Arriviamo così in un luogo isolato dove possiamo osservare i resti, o meglio, le ultime pietre rimaste di un castello preesistente in Pescaglia.

Le mura di questo castello erano già ricordate in una pergamena del 1242, ma sicuramente già preesistenti. Nel 1308 lo Statuto Lucchese fece radere al suolo le mura del castello.

Fu allora che i Sindaci della Comunità di Pescaglia, considerando che questa era terra di confine e dovendo quindi difendersi dalle scorribande dei Garfagnini, chiesero ed ottennero dalla Repubblica di Lucca, i fondi per la ricostruzione del castello. Fu Vincenzo Civitali ad assumersi l’incarico del progetto.


Ricostruzione del Castello


Oltre ai salariati, anche la popolazione di Pescaglia fu coinvolta nella ricostruzione: ogni uomo il sabato, doveva portare sei some di calcina e rena, proveniente dal Villabuona e Ritrogoli. Ai trasghessori venivano comminate grosse multe.

La ricostruzione del sistema difensivo era indispensabile in quanto, in questo periodo, l’alta Garfagnana era sotto il dominio degli Estensi e frequenti erano le incursioni sul territorio della Repubblica di Lucca, arrivando proprio fino al borgo di Pescaglia.

Pecsaglia. Mura del Castello.
Mura del Castello

A quel tempo Vincezo Civitali, figlio di Nicolò e quindi nipote del più famoso Matteo, era un grande architetto esperto in opere militari e fu quindi per questo motivo che a lui fu affidato il progetto della ricostruzione del castello.

Pescaglia. Particolare di Via del Colle. Un quartiere del borgo
Particolare di un quartiere

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Vernazza – Il Castrum Vernatio


Vernazza – Impressioni


Vernazza è un paese iscritto nell’elenco dei Borghi più Belli d’Italia. Ciò non significa che sia anche il più bello rispetto agli altri borghi delle Cinque Terre che sono Monterosso, Manarola, Corniglia e Riomaggiore.

Sicuramente ha altre caratteristiche storico-artistiche che lo differenziano dagli altri altrimenti non sarebbe iscritto in tale elenco, ma in quanto a bellezza anche gli altri paesi non sono sicuramente da meno.

Vernazza. Veduta del borgo dall'alto arrivando da Corniglia.

Comunque, dobbiamo ammettere che percorrendo il sentiero in direzione Corniglia-Monterosso e arrivando quindi dall’alto sopra il borgo, lo spettacolo è semplicemente magnifico. Sembra di trovarci di fronte ad uno schermo di un Cinerama a 180°. Il colpo d’occhio è veramente spettacolare.

Vernazza è considerata in effetti una delle più belle località delle Cinque Terre, circondata da rocce, mare e disseminata di alte case variopinte in stile genovese.

Vernazza. Vista dall'alto del borgo sul sentiero proveniente da Corniglia.
Vista dall’alto del borgo

L’aspetto che la rende unica in confronto alle altre ”terre” è indubbiamente la sua bellissima piazza ed il porto che non hanno eguali in nessun‘altro borgo di questo litorale.

Vernazza. La piazza principale circondata da case variopinte.
La Piazza principale

Un po’ di Storia


Il nome pari derivi da un vecchio tipico prodotto del luogo:  il vino locale denominato “vernaccia”.

La storia di questo borgo è molto antica e risale intorno all’anno 1000.

La prima notizia storica risale infatti al 1080, quando per la prima volta appare il nome di Castrum Vernatio, ovvero il castello di Vernazza, in un documento dell’epoca.

La storia del borgo si è sviluppata tutta intorno al suo porticciolo, l’unico naturale di questa costa che era anche la base marittima degli Obertenghi. Questi erano i signori di Vernazza che edificarono quello che fu il primo sistema difensivo del paese.

Vernazza. La torre cilindrica ed i resti del castello-
La torre cilindrica

Il simbolo di questo paese è la sua torre cilindrica alta circa 70 metri, ed è la parte più antica del castello.


Come arrivare


Vernazza si raggiunge facilmente in treno da La Spezia. L’uso dell’auto è assolutamente sconsigliabile per mancanza quasi assoluta di parcheggi. Sarà più pratico raggiungere in auto la stazione ferroviaria di La Spezia dove qui potremo parcheggiare facilmente per poi prendere uno dei tanti treni che collegano quasi ogni 15 minuti la città alle Cinque Terre.


Vernazza – Visita del Borgo


Le attrazioni particolari da visitare sono la chiesa di Santa Margherita d’Antiochia e il Torrione di Avvistamento con i resti del castello. Ma l’attrazione migliore è costituita dalle case tipiche liguri che sono tutte ammassate le une alle altre e tutte appositamente colorate con varie tinte.

Questo affinché un tempo i marinai che tornavano dal mare, potessero scorgere le proprie abitazioni da lontano.

Anche tutti i vicoli che si snodano stretti e tortuosi tra le case, sono molto caratteristici

Questi vicoli un tempo servivano per intrappolare gli invasori e buttare loro addosso olio bollente dalle cose-torri.

Vernazza. Case tipiche liguri.
Terrazzamenti

Tutto intorno al borgo, sono visibili le piccole e caratteristiche terrazze, piccoli appezzamenti di terreno strappati alle rocce delle colline circostanti, trasformate nel tempo e con molta fatica a piccoli vigneti che producono un’ottima uva da vino.

Da qualunque parte volgeremo lo sguardo, il panorama sarà sempre superbo.

Impossibile non indugiare nella bella piazza principale proprio davanti al porto, tutta circondata da belle case colorate.

Seduti ad un tavolino di uno dei tanti locali presenti, ci potremo riposare e rilassare osservando il via vai di barche, respirare aria di mare e godersi un’atmosfera veramente unica.


Piatti tipici


Chi rimane a pranzo a Vernazza, non può rinunciare alle Trofie al Pesto ed al “tian Vernazza”, un piatto preparato con acciughe di Monterosso, pomodori e patate.

Non mancano ottimi vini bianchi tra i quali un particolare e famoso passito: lo Sciacchetrà.


Vernazza. Un locale tipico del borgo.
Locale tipico

Conclusioni


Per smaltire il pranzo, potremo incamminarci a piedi lungo il sentiero per Monterosso o Corniglia. Una volta raggiunta una di queste località, riprenderemo il treno per tornare a La Spezia.

Forse potrà essere una giornata stancante, ma sicuramente ne rimarrete entusiasti. Sarà veramente una bellissima gita.



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Brugnato – Il Borgo a forma di Tenaglia

…per la serie I Borghi più Belli d’Italia


Brugnato – Introduzione


Brugnato – Come arrivare


Brugnato. Facciate variopintye nel centro storico.
Centro Storico – Facciate variopinte

A circa 30 km da La Spezia, sull’Appennino ligure, esiste un altro dei sette paesi, iscritti nell’elenco dei Borghi più Belli d’Italia, appartenenti a questa provincia.

Tanto per informare il viaggiatore su questi borghi, credo di fare cosa gradita fornendone l’elenco da Nord a Sud:

Varese Ligure, Moneglia, Brugnato, Framura, Vernazza, Tellaro, Montemarcello.

Una gita a Brugnato è consigliabile in quanto, nonostante sia veramente piccolo e visitabile in brevissimo tempo, è facilmente raggiungibile da La Spezia attraverso una bella strada collinare e panoramica. E’ poi equidistante (circa 25 km) da altri due borghi iscritti nel famoso elenco:  Framura e Varese Ligure.


Brugnato – Visita del Borgo


Con circa 1300 abitanti, Brugnato ha un centro storico, visto dall’alto, con una particolare struttura urbanistica a forma di tenaglia.

Questo differisce molto dalla forma degli altri borghi della Val di Vara che hanno invece una sagoma rotonda.

Si accede al paese dalla porta della Chiocciola che conduce all’oratorio di San Bernardo e alla Piazza Maggiore. Nei pressi notiamo la Cattedrale di San Pietro, Lorenzo e Colombiano, una delle più belle della regione ligure. Questa, insieme al palazzo vescovile, è il monumento più rilevante del borgo.

Brugnato. Porta Chiocciola
Porta Chiocciola

Il centro storico, riaperto da poco, deve la sua particolarità proprio a questo assetto delle case, costruite molto vicine le une alle altre per ragioni difensive, circondate una volta da un grande fossato.

Anche le case di Brugnato mantengono nelle facciate i classici colori liguri che trasmettono gioia e serenità.

Brugnato. Tipiche case con facciate colorate nel centro storico.
Tipiche case del centro storico

Questa è una caratteristica che la possiamo notare ovunque passeggiando tra le viuzze del borgo.

Insieme a tanti altri particolari degni di nota, come i portali in pietra arenaria tipica della Lunigiana, piazzette e vicoli, sono da notare anche archi antisismici e resti delle murature medievali.

Brugnato. Particolare di porta con archi e resti di muri medievali
Particolare di infisso

Nelle vicinanze


Alla visita del borgo si può abbinare un’escursione nelle Cinque Terre, magari limitandosi solo a Monterosso e Vernazza, altro paese iscritto nell’elenco dei Borghi più Belli d’Italia e rimandando eventualmente ad altra gita la visita delle ultime “tre terre”: Cornilia, Manarola e Riomaggiore.

Un’alternativa invece, per non appesantire troppo la giornata, potrebbe essere quella di visitare la frazione di Bozzolo che è un antico castello dell’abbazia di Brugnato ed è posto sulla collina a difesa della piana.

Poiché questo è un borgo piccolissimo, conta veramente una manciata di abitanti: 24 maschi e 22 femmine.


Prodotti locali


Prima di lasciare la nostra meta, se siamo vicini all’ora di pranzo, sarà bene fermarsi in un ristorante o in una trattoria. Potremo assaggiare i Ravioli di carne e come dessert il famoso Canestrello di Brugnato, un dolce morbido con pasta zuccherata e finocchio selvatico.

Se siamo vicini a Pasqua, si potrà assaggiare anche il cavagnello pasquale, che è una ciambella zuccherata a forma di cestino con al centro un uovo sodo.


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Framura – Il Borgo che non esiste


…per la serie I Borghi più Belli d’Italia


Framura

Divertitevi pure a cercare su una cartina o su una mappa il Borgo di  Framura: non lo troverete mai.

Allora vi domanderete: com’è possibile quindi che compaia nell’elenco ufficiale dei Borghi più Belli d’Italia?

Framura è un comune della provincia di La Spezia che esiste solo come aggregazione di cinque piccoli borghi tre dei quali, Costa, Setta ed Anzo, hanno delle caratteristiche storico architettoniche ben diverse dagli altri due insediamenti oltre anche ad un fascino particolare.

Framura. Cartello che indica Setta appartenente all'elenco dei Borghi più belli d'Italia.
Setta

Proprio questi  tre insediamenti e tutti insieme, rientrano nell’elenco dei Borghi più Belli d’Italia sotto la voce di Framura.

Il paese, che conta cinquecento abitanti, ha un territorio scosceso che degrada fino al mare con una vista stupenda. L’insieme dei piccoli agglomerati di case conserva ancora il fascino di epoche passate.

Il comune di Framura è facilmente raggiungibile in treno sulla linea ferroviaria Genova-La Spezia, in auto tramite l’autostrada A12 Genova-Rosignano, uscita di Deiva Marina.

Per raggiungere la nostra meta, conviene arrivare in località Castagnola che si trova nella parte più alta del comune. Qui parcheggiamo e cominciamo la nostra escursione scendendo verso il mare.

Attraversiamo Costa, Setta, Ravecca fino ad arrivare ad Anzo, dove esiste anche la stazione ferroviaria ed un porticciolo.


Framura. Stazione ferroviaria di Anzo.
Stazione ferroviaria di Anzo

Framura – Cenni storici


La storia principale di queste località gira attorno alle famiglie più potenti e più famose nel medioevo come i Da Passano, proprietari del territorio framurese, nonché i Fieschi, che abbiamo già ritrovato nella storia di Varese Ligure.

Questi, ancora più potenti, occuparono il castello di Frascario sottraendolo ai Da Passano..

Framura. Veduta sul mare da Costa.

Nel 1815, con tutta la Liguria anche Framura entrò nel Regno di Sardegna, secondo le decisioni del Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d’Italia dal 1861.


Costa


Framura. Piazzetta con accesso al borgo.
Costa – Ingresso del Borgo

Questo insediamento ha buone caratteristiche architettoniche. La torre carolingia, spiccatamente robusta costruita nel IX secolo, è stata oggi trasformata in campanile dell’attigua Pieve di San Martino .

Alcuni storici sostengono che la pieve di San Martino nacque tra il X e l’XI secolo come complesso monastico alle dipendenze dell’abbazia di San Colombano di Bobbio .

Questa chiesa e la torre di avvistamento sono le due attrazioni di maggior rilevanza.

E’ bello e molto rilassante passeggiare nel paese per le stradine ed i vicoli, ammirando i vecchi edifici e le case con le facciate colorate alla maniera tipicamente ligure. Ogni tanto lo sguardo si volge verso il mare che a tratti appare tra una casa e l’altra, tra un vicolo e l’altro, separato dal borgo da uliveti e vigneti.


Setta


Scendendo verso il mare, passando attraverso piante di limoni e pompelmi, arriviamo all’altro insediamento denominato Setta.

Framura. Piante di limoni e pompelmi

La sede del Comune di Framura si trova proprio qui a Setta, protetta da un’altra torre di guardia genovese, anch’essa del XV secolo. A Setta si può ammirare anche la Cappella di San Rocco, la cui facciata è stata ristrutturata di recente.

Sicuramente in questo borgo, seppur anch’esso piccolo, le strutture architettoniche sono di maggior rilevanza rispetto agli altri due insediamenti. Qui si possono notare ancora tracce di muri medievali, ed archi costruiti con la pietra di Levanto.

Questa è la frazione che più mi è piaciuta, dove è stato molto bello passeggiare e curiosare. Ogni volta che mi guardavo intorno, scoprivo sempre qualche particolare degno di nota.


Anzo


Anzo, l’ultimo dei tre borghi, è una delle località turistiche preferite dai genovesi benestanti, grazie anche ai restauri ottocenteschi che hanno fatto di questo paese, un luogo di villeggiatura caratterizzato da dimore signorili e giardini mediterranei. Il tutto al riparo dal “caos” cittadino, nella calma dei numerosi “orti” presenti in paese.

Framura. Particolare di facciata a Anzo.

All’interno del borgo si trova la Cappella della Madonna della Neve, costruita nell’Ottocento e decorata con il gusto neogotico. Questa è l’attrazione architettonica più rilevante di Anzo.

Anche qui passeggiare, osservare e curiosare è l’attrazione più bella. L’insieme delle case formano un borgo fortificato che proteggeva gli abitanti dalle incursioni dei pirati barbareschi.

Un bel sentiero, dopo aver attraversato tutto il paese in mezzo alle case tra angoli caratteristici e particolari degni di nota, conduce per mezzo di una lunga scalinata fino al mare.

E’ una bellissima passeggiata con scorci panoramici stupendi, in mezzo ai profumi di piante mediterranee di ogni tipo, rilassante e facile, ma altrettanto faticosa quando dovrete risalire per tornare nel borgo. Comunque la fatica vale la bellezza degli scorci panoramici.


Framura – Prodotti Locali


Anche qui possiamo trovare alcune specialità locali particolari come i Tagliolini con le cozze, Polpettone di verdure o di acciughe, Coniglio fritto impanato e Frittelle di fiori di zucchini. 



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Monteriggioni – Il Borgo della Montagnola Senese


Monteriggioni – Introduzione e Impressioni


Monteriggioni

E’ giusto ed opportuno, andando a Siena, fermarsi lungo la strada per fare una visita a San Gimignano , bel borgo medievale con le sue famose torri, bei palazzi, case in pietra, viuzze e vicoli ancora perfettamente conservate.

Ma allora perché non fermarsi anche a Monteriggioni, che si trova a metà strada tra San Gimignano e Siena?

Monteriggioni. Vista del castello e delle torri dalla strada provinciale.
MonteriggioniIl Castello con le torri

E’ veramente un borgo imperdibile seppur piccolo al punto che due ore sono ampiamente sufficienti per visitarlo. E’ uno dei tanti bei paesini di cui l’Italia è ricca.

Si accede al grande piazzale entrando da una delle due porte d’accesso. Con un po’ di fantasia sembrerà veramente di fare un salto indietro ai tempi del medioevo.

Intorno a questo grande slargo si affacciano gli edifici e le costruzioni più caratteristiche di un tempo, tutte in pietra, con particolari originali ed infissi singolari.

Monteriggioni. La grande piazza all'interno del borgo.
La Grande Piazza

La vista da lontano del borgo fortificato ed un piccolo giro sulle mura con vista dall’alto sia all’esterno che all’interno del paese, daranno un idea più completa di quanto doveva essere bella e importante questa fortificazione nel medioevo.


Monteriggioni – Un po’ di Storia


I Senesi costruirono il castello tra il 1214 e il 1219. Aveva scopo principalmente difensivo ed il tracciato circolare delle mura si deve semplicemente all’andamento della collina.

Monteriggioni. Tipiche case in pietra all'interno del borgo.
Tipiche case in pietra

Fu oggetto di molte battaglie tra Fiorentini e Senesi per il suo possesso. I Senesi addirittura, anziché il consueto fossato pieno d’acqua, intorno alle mura installarono le carbonaie, fossati pieni di carbone che veniva incendiato all’occorrenza per resistere agli attacchi.

Negli ultimi anni, Monteriggioni ha assunto maggiore rilevanza turistica essendo stato inserito, dal Consiglio d’Europa,  all’interno del percorso della Via Francigena, permettendogli così di entrare a far parte degli itinerari culturali, col numero di tappa 32.


Visita del Borgo



Ancora oggi il castello, che è situato a circa 10 chilometro da Siena,  appare imponente e maestoso come una corona. Questa analogia è dovuta al fatto che le mura sono costellate da 14 torri e sono ricordate anche da Dante nella Divina Commedia.

Le due porte di accesso, che sono la Porta Franca o Romea e la Porta di Ponente, sono rispettivamente la porta principale, in direzione di Roma e la porta secondaria in direzione di Firenze.

Monteriggioni. Grande Piazza con in primo piano la Pieve Romanica.
La Pieve Romanica

La Pieve Romanica, che è l’edificio più importante del borgo, è quella che meglio conserva i caratteri medievali.
Costruita nel XIII secolo, presenta un unico ambiente.  La facciata, di raffinata eleganza, ha un bel portale con arco in pietra.

Imperdibile è la visita ai camminamenti sulle mura del castello. Dall’alto della cinta difensiva si può ammirare la splendida campagna circostante verso il Chianti e la Valdelsa e godere di una inusuale veduta di tutto il borgo. 

Sulla grande piazza si affacciano il Museo delle Armature, l’Ufficio turistico, così come i ristoranti ed i negozi di prodotti tipici.

Monteriggioni. Il piazzale con ilo museo e l'ufficio del turismo.
Il piazzale con il Museo e l’ufficio del Turismo

Notizie Utili


Due ampi parcheggi si trovano nella zona della Porta Franca e sia quello alla base del castello che quello in alto, nelle immediate vicinanze del borgo, offrono molti stalli.

Nei ristoranti si potrà assaggiare, oltre ai consueti piatti locali, una varietà di crostini ed insaccati del luogo veramente straordinarie e accompagnati da ottimo vino della zona sia bianco che rosso.

Monteriggioni. Tipica locanda all'interno del borgo.
Tipica Locanda

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Varese Ligure – Un paese tutto BIO


Varese Ligure – Il Borgo dei Conti Fieschi


La Liguria, come le Marche e l’Umbria, è particolarmente ricca di paesi iscritti nell’elenco dei Borghi più Belli d’Italia.

Tante sono le località che rientrano in questo elenco, come Montemarcello, Brugnato, Framura, Tellaro, Vernazza e Varese Ligure, in provincia di La Spezia,  che è la meta di questo articolo.

Piccolo borgo medievale con circa 2.200 abitanti, è facilmente raggiungibile da La Spezia per mezzo di strade che si addentrano nei boschi attraversando morbide colline e  raggiungendo un altezza di 350 metri s.l.m. nel cuore dell’Alta Vale del Vara.

Varese Ligure. Portici all'interno del Borgo Rotondo.
Portici all’interno del Borgo Rotondo

Varese Ligure – Un po’ di Storia

Il fiume Vara bagna il borgo da cui il nome Varese Ligure, il comune più settentrionale della provincia della Spezia.

Nel borgo esistono tracce che segnalano la presenza dei Longobardi e dei Monaci di san Colombano di Bobbio.

Alla fine del XII secolo i rami dei conti Fieschi e Pinelli si stabilirono nell’attuale quartiere di Cassego e di lì iniziarono a disboscare, a costruire edifici in legno, a seminare, ad avviare l’agricoltura e l’allevamento.

Dopo una faida tra le due famiglie, i Fieschi riuscirono vincitori e cacciarono i Pinelli.

Data la  loro superiorità numerica, i Fieschi conquistarono nel XIII secolo la supremazia nell’alta val di Vara.


Avuta dunque la meglio, essi decisero di consolidare la propria presenza sul territorio fondando un borgo che potesse diventare il fulcro della vita dell’intera zona.


Nel 1815, anche Varese Ligure, come tutta la regione, entrò a far parte del Regno di Sardegna secondo le decisioni del Congresso di Vienna del 1814, e successivamente del Regno d’Italia dal 1861. 


Visita del Borgo



La parte medievale che attira subito l’attenzione dei visitatori, è concentrata nel Borgo Rotondo dove spicca il bel castello dei Fieschi, costituito da un’alta torre del 1435 ed un torrione del 1475

Questa parte del paese ha un carattere spiccatamente ligure, grazie alla diffusione dei colori ocra, arancione, rosa e verdino delle facciate dei palazzi.

Varese Ligure.Particolare di facciata in rosa e decorata.
Particolare di Facciata

La maggior parte delle case sono qui raccolte in vicoli, con belle facciate decorate ed alcune in pietra. Sono piccoli tesori artistici che rendono prezioso questo luogo.

E’ anche questo paesaggio urbano, con i portali di pietra, le facciate decorate e i suoi tanti particolari, ad offrire altri motivi di interesse.

Varese Ligure. Portali in pietra.
Portali in Pietra

Degni di particolare nota sono ovviamente il castello dei Fieschi del XV secolo, ai margini del Borgo Rotondo, dal cui torrione si ha una bella vista sul paese, l’interno stesso del Borgo Rotondo tutto ben porticato di forma semicircolare e il convento delle Monache Agostiniane.

Subito fuori dal borgo, non possiamo perderci la visita al ponte del Grexino . Questa elegante realizzazione in pietra ad una fornice, fu costruita per servire uno dei primi insediamenti urbani denominato Quartiere di Grecino.


Varese Ligure. Ponte di Grexino.
Ponte di Grexino

Tra i prodotti tipici del luogo non possono mancare i Croxetti, pasta tipica ligure, e le tagliatele al pesto rosso o classico, annaffiate con ottimo vino bianco della zona.

Varese Ligure. Tagliatelle al pesto ligure.
Tagliatelle al Pesto

Varese Ligure, primo borgo rurale eco-compatibile d’Italia, stava morendo, ma ora è risorto diventando un modello di sviluppo nel segno dell’agricoltura rispettosa dell’ambiente.

E’  il borgo con la prima certificazione ambientale in Italia, che ha una produzione biologica riguardante il 95% dell’attività agricola.


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Coreglia Antelminelli – Figurine d’altri tempi


Coreglia – Introduzione


Coreglia è la terra delle figurine e dei figurinai

Prima di cominciare è bene chiarire a tutti coloro che parlando di figurine pensano a quelle immagini di carta che vengono raccolte ed incollate su di un album.

In Garfagnana con tale sostantivo s’intendono quegli oggetti o statuine di gesso, colorati o no, che rappresentano qualcuno o qualcosa.

I cosiddetti figurinai sono coloro che vanno in giro vendendo figurine d’alabastro o di gesso e poggiando sulla testa una tavoletta con speciali supporti dove venivano infilate le statuette in gesso

Coreglia. Tavoletta usata per il trasporto di statuette di gesso.
Coreglia – Museo delle Figurine

Coreglia e Bagni di Lucca sono le due località per eccellenza nella produzione di tali oggetti. Entrambe hanno contribuito non poco alla conoscenza dei Lucchesi nel mondo ed alla diffusione della loro bellissima città . L’enciclopedia Treccani, parlando di figurinai, fa esplicito riferimento ai “figurinai lucchesi”.


La leggenda narra che quando Cristoforo Colombo sbarcò in America, trovò sulla spiaggia un Lucchese che vendeva statuine di gesso.


Anche Coreglia, come Castiglione di Garfagnana e Barga, è iscritta nell’elenco ufficiale dei “Borghi più Belli d’Italia” per le sue caratteristiche storico-architettoniche, turistiche e paesaggistiche.


Coreglia – Dove si trova!?


Ci troviamo nella Media Valle del fiume Serchio in provincia di Lucca, in una zona della Garfagnana stretta la Alpi Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano. E’ un territorio ricco di Storia, Arte e Cultura molto suggestivo e con tanti borghi antichi.

Coreglia. Vista delle Alpi Apuane
Coreglia – Alpi Apuane

Le Pievi, belle nella loro semplicità, ed i ruderi dei castelli sono i validi testimoni del trascorrere del tempo

Salendo dal fondovalle Coreglia appare improvvisamente, adagiata su un lungo crinale che scende dall’Appennino e circondata da immense distese di castagni.


Cenni Storici


Il nome deriva dal tardo latino Corrilia, che significa terra di scorrimento o luogo di passaggio. Antelminelli invece è il nome della famiglia che ereditò, dal celebre Castruccio Castracani, il potere sul Borgo e il territorio circostante.

Coreglia. Stendardo dei Borghi più belli d'Italia, all'ingresso di una delle porte dio accesso.

Dall’XI e XIII secolo, Coreglia lega le sue sorti a quelle di Lucca. Da questa città dipende economicamente e spiritualmente trovandosi sotto la Vicaria di San Martino. Per questo motivo rimane spesso coinvolta nelle feroci lotte tra Guelfi e Ghibellini.

Dopo un assedio durato 58 giorni, nel 1316  il Borgo passò a Castruccio Castracani. Questo condottiero lucchese, era un Ghibellino divenuto in quello stesso anno signore di Lucca e nominato duca e vicario imperiale nel 1327. Fu il primo a tentare la creazione di una signoria territoriale in Toscana.

Coreglia. Stampa raffigurante la nomina di Castruccio a Duca di Lucca.

Nel 1341 Coreglia cade in mano ai Fiorentini ai quali la ritoglie Francesco Castracani, erroneamente conosciuto da molti come zio di Castruccio, ma bensì’ cugino e noto rivale proprio dei figli di Castruccio.

Agli inizi del ‘400 il castello di Coreglia passa sotto la Repubblica di Lucca e per la sua fedeltà alla città, ottiene nel 1562 la costituzione del Comune tutt’ora esistente.


Coreglia – Cosa Vedere


Il borgo non è molto grande, ma le cose interessanti da vedere sono tante. Comunque in meno di una giornata, compresa la sosta nel Museo, si riuscirà a vedere tutto con calma.

Per quanto riguarda l’edilizia civile, Coreglia vanta un tessuto urbano d’origine cinquecentesca con diversi bei palazzi. Uno di questi è il palazzo comunale realizzato nel 1572 attualmente sede del Comune. Altri palazzi importanti sono quello Antonini, dove nacque Oreste Antonini intimo amico di Giacomo Puccini, e il Palazzo Vincenti dove nacque Benedetto Pucccinelli uno dei maggiori bootanici italiani del primo ottocento.


Chiesa di San Martino

Tra le chiese più importanti dobbiamo visitare, nella parte bassa di Coreglia, San Martino che è una chiesa preromanica tra le più antiche della Lucchesia. Eretta nel IX secolo  è stata ampliata nel X secolo con le attuali arcate interne, i sostegni, i capitelli e l’abside. La struttura attuale è quella realizzata dopo le modifiche apportate nei secoli XVI e XVII, mentre il campanile è del 1854.


Parrocchiale di San Michele

La chiesa di san Michele si trova invece nella parte alta del borgo.

Questa chiesa è’ un vero scrigno di opera d’arte costruita intorno al mille a ridosso della fortezza e della torre, trasformata poi in campanile.

Coreglia. Chiesa di San Michele, con il famoso Ambone.
Chiesa di San Michele

Pur trattandosi di modesta chiesa di un piccolo borgo, al suo interno custodisce diverse opere d’arte interessanti. Possiamo ammirare un fonte battesimale del XVI secolo ed un Ambone preromanico, raffigurante una mucca. Molto probabilmente si tratta del più antico sostegno di pulpito di tutte le chiese della Val di Serchio.


Museo delle figurine

Non possiamo lasciare Coreglia senza aver prima visitato il Museo della Figurina di Gesso e dell’Emigrazione.

Ci dirigiamo quindi nei pressi della chiesa di San Michele, in via della Rocca, e troviamo il Palazzo Vanni, il cinquecentesco palazzo dove ha sede il museo della figurine.

Coreglia. Museo delle figurina sito nella parte alta del borgo.
Museo della Figurina

La visita è veramente molto interessante e da non perdere  anche per lo stretto legame che unisce la storia delle Figurine a quella dell’emigrazione lucchese.

Appena entrati si resta subito colpiti da un bellissimo presepe di fine ottocento, allestito con figurine di gesso completamente prodotte nel borgo.

Al suo interno si possono ammirare oltre 800 pezzi di gesso distribuiti su tre piani, bianchi o colorati e frutto della professione esercitata per alcuni secoli dagli abitanti del luogo.

Coreglia. Interno del museo della figurina.

L’attività dei figurinai, già notevole nel XVII secolo, s’intensificò in quello successivo, portando numerose famiglie a svolgere questo lavoro nelle principali città italiane. Non solo, ma anche tedesche,francesi, svizzere, spagnole, inglesi e svedesi.

Prima di andare all’estero, i figurinai si riunivano in compagnie di cui facevano parte anche ragazzi reclutati in paese. Questi avevano il compito di vendere i gessi nelle strade, usando una tavoletta dove venivano infilate le statuine e posta successivamente sul capo.


Monumento a Mario Pisani

Perché questo monumento e chi era Mario Pisani?

Coreglia. Monumento a Mario Pisani, famoso figurinaio.

Tra i tanti figurinai emigrati all’estero in quegli anni, un riconoscimento particolare è stato rivolto a Mario Pisani. A lui è stata intitolata questa piazzetta, perché all’età di soli 13 anni emigrò in America diventando ben presto socio dell’azienda nella quale lavorava. Con i soldi guadagnati in questa Società, Pisani creò una nuova fabbrica divenuta ben presto famosa in tutto il mondo. Fu praticamente esclusivista del clero mondiale, per tutte le statue e figurine sacre.


Parte alta del borgo

Continuando a passeggiare per stradine e vicoli , raggiungiamo  la parte più alta del paese dove, nei pressi della Porta a Ponte si trovano i resti dell’antica Rocca.

Coregli. Porta a ponte nella parte più alta del borgo.
Porta a Ponte

Da quassù un bellissimo panorama ci ricompenserà della fatica fatta per salire…



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Barga – Il borgo ideale della Media Valle del Serchio


Barga – Introduzione


Abito a Lucca a circa 30 chilometri da Barga e qualche volta mi capita, durante l’anno, di dovermi recare nel borgo.

Pur conoscendo bene Barga bene e sapendone la storia, è sempre una piacevole sorpresa girare per le sue stradine e i suoi vicoli per poi sostare nella piazza Salvi, seduto a un tavolino del noto Bar Capretz.

Barga. Caffè Capretz, storico locale del paese.
BargaCaffè Capretz

Il territorio della provincia di Lucca ed in particolare quello della Garfagnana sono disseminati di borghi antichi e paesi più o meno grandi e interessanti. Alcuni si distaccano da questi per caratteristiche storico- architettoniche particolarmente importanti.

Non a caso l’associazione “I Borghi più Belli d’Italia” ha inserito nel suo elenco tre di questi paesi: Coreglia Antelminelli, Castiglione di Garfagnana e Barga, oggetto appunto di questo articolo.


Notizie Storiche


Barga è un paese ben curato con piccole e piacevoli piazzette, belle chiese e un duomo straordinario così come il suo interno. Una cittadina ricca di antiche tradizioni ed una singolare storia che spazia dal tempo dei Romani a  Matilde di Canossa, dall’Imperatore Francesco I Barbarossa ai Medici, da Castruccio Castracani alla Repubblica di Lucca.

Barga. Palazzo pretorio nella parte settentrionale dell'Arringo.
Barga – Palazzo Pretorio

Le origini di Barga sono ignote e incerte così come l’origine del nome. Di sicuro sappiamo che è stato un feudo Longobardo ed in seguito libero comune.

Tra i nomi di personaggi storici ed importanti, spicca quello di Antonio Mordini.

Barghigiano doc è stato tenente colonnello dei Mille sotto Garibaldi e, tra i molteplici incarichi che ha rivestito, risalta quello di prodittatore e governatore di Sicilia, Commissario del Re, Ministro dei Lavori Pubblici, Prefetto di Napoli e Senatore.

Barga. Monumento a Antonio Mordini, il garibaldino barghigiano.
Monumento a Antonio Mordini

Tradizioni e Prodotti Locali


Ottimi sono i prodotti locali di Barga, tra i quali eccellono il buccellato lucchese, il cinghiale in umido, crostini toscani, farro alla lucchese, risotto nero, castagnaccio, polenta di farina dolce e trote.

Anche le sue tradizioni musicali sono degne di nota.

E’ paese “natio” di buoni musicisti e dove ogni anno si svolgono importanti manifestazioni musicali. Il Festival lirico Opera di Barga ed il Barga Jazz sono tra queste.

Barga. Piazza dove si svolge il Brga Jazz

Barga – Cosa Vedere


Lungo la Via di Mezzo

Il borgo conserva ancora oggi l’impianto viario tipico del medioevo ed è costituito da due vie principali: via di Mezzo e Via Pretorio intersecate da vicoli e strade minori.

Saranno proprio queste due vie che ci aiuteranno ad effettuare una visita completa e concentrata del borgo. Una volta entrati nel paese dalla porta Reale, una delle tre porte di accesso, si presenteranno queste due piccole strade: a sinistra la Via di Mezzo e a destra la Via Pretorio.

Sarà sufficiente percorrere la via di Mezzo fino in cima alla cattedrale e poi scendere di nuovo verso l’uscita seguendo la via Pretorio. Questa strada è la naturale prosecuzione della via di Mezzo

In questo itinerario potremo vedere le attrazioni principali del Borgo tra i quali la chiesa della SS Annunziata, piazza Angelio con i Palazzi Angeli e Tallinucci.  

Barga. Palazzo Angeli
Palazzo Angeli

Ci troveremo ad attraversare anche la più bella piazza del paese, la più conosciuta e più animata che è la Piazza Salvi.

Piccola, ma bellissima, ospita la Loggia dei Mercanti, il Palazzo Menchi e Palazzo Pancrazi che è la sede del Comune. Qui possiamo sederci e bere o mangiare qualcosa presso lo storico bar Capretz.

Barga. Caffè Capretza
Piazza Salvi – Loggia dei Mercanti

Un leone ed uno stemma al centro dello slargo, simboli di sudditanza, testimoniano la dominazione della  famiglia fiorentina dei Medici sul borgo.


Il Duomo

Continuando a salire, arriviamo lentamente alla chiesa del SS Crocefisso.

Poco più avanti della chiesa del Crocefisso, una scala alla nostra sinistra ci conduce al Duomo situato nel bel mezzo del prato chiamato Arringo.

Nella parte settentrionale del prato ha sede il palazzo Pretorio.

A questo punto ci possiamo sedere e riposare. Potremo approfittarne per leggere un po’ di storia del Duomo e visitare il suo singolare interno veramente stupendo. Non potremo fare a meno di ammirare il panorama circostante che è dominato dalla sagoma del Monte Forato e dalle Alpi Apuane.

Barga. Monte forato visto dal piazzale del Duomo.
Monte Forato

Lungo la Via Pretorio

Proseguendo sulla via del ritorno incontreremo il Giardino e Palazzo Salvi nonché il Conservatorio di Santa Elisabetta e un tratto delle antiche mura. Questo tratto di mura ci accompagnerà fino alla porta Reale dove potremo considerare terminata la nostra visita.


Barga – Conclusioni


Passeggiando in totale relax e guardandovi attorno, vi sentirete appagati dalla bellezza dei palazzi e dalle rifiniture architettoniche.

L’atmosfera che si respira nelle piazzette è veramente unica ed i piccoli negozi tradizionali e gli interni di alcune vecchie abitazioni contribuiscono non poco a tutto questo..



La struttura urbana di Barga è giunta ai tempi nostri più o meno come era ai tempi dell’età comunale. Con un po’ di fantasia, guardandoci attorno, osservando la pavimentazione delle strade, i vicoli e le case in pietra, ci sembrerà di aver fatto veramente un salto indietro nel tempo.

Potremo così anche noi assaporare quell’atmosfera che si respirava una volta nella Barga Medievale.


Barga. Inizio di Via Pretorio.

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Panorama sul borgo

San Miniato e Certaldo – Borghi Medievali Toscani


San Miniato e Certaldo – Olio, Vino e Tartufo Bianco


Introduzione


Perché San Miniato e Certaldo?

Godere di una gita domenicale particolarmente piacevole,  in Toscana è possibile.

La regione è così ricca di borghi  e cittadelle medievali, da avere solo l’imbarazzo della scelta.

Molti sono i villaggi della Toscana che meritano la classificazione di Borgo Storico. Inserita in un paesaggio bucolico, tra panorami spettacolari e località UNESCO, ogni cittadella racconta ancora la propria storia medievale con le  sue mura, le sue torri, le rocche e le caratteristiche abitazioni tutte concentrate in vie strette ed acciottolate.

Studiando il territorio e sapendo scegliere, in virtù anche  delle brevi distanze che separano tra loro i vari paesi, è possibile addirittura in un solo giorno estendere la visita anche a più di un borgo, come nel caso di questi due paesi, distanti tra loro solo circa 25 km.

Queste due località fanno parte di un elenco di “15 borghi toscani più belli” da visitare per conoscere l’anima più autentica di questa terra”.

San Miniato e Certaldo - Campagna circostante il borgo di san Miniato.
Campagna circostante San Moniato

Situati su verdi colli in una splendida campagna, San Miniato e Certaldo formano un concentrato di Toscana e di tutto quello che di bello e di buono esiste in questo territorio.


San Miniato – Paese del tartufo bianco e degli antichi mestieri


San Miniato e Certaldo - Antica mappa di san Miniato

San Miniato  è un comune   della provincia di Pisa con 27 903 abitanti.

Il centro storico della città sorge in posizione strategica su un colle a metà strada tra Firenze e Pisa per cui la città è stata scenario di molteplici scontri fra i due odierni capoluoghi, fino alla definitiva conquista fiorentina.

Un po’ di Storia

Il nucleo originario della città risale all’VIII secolo, quando un gruppo di Longobardi, secondo un documento originale datato 713 dC  e conservato nell’Archivio Arcivescovile a Lucca, si stabilì su questo colle ed edificò una chiesa dedicata al martire Miniato.

La città rimase nell’orbita fiorentina fino al 1925, quando fu ceduta alla provincia di Pisa. La seconda guerra mondiale lasciò il segno nella città per via della strage del Duomo. Venne altresì distrutta una buona parte delle costruzioni medievali, tra cui la Rocca di Federico II, prontamente ricostruita però negli anni successivi.

Visita del Borgo

Seppur concentrati in uno spazio ristretto, i monumenti da vedere sono diversi:

San Miniato e Certaldo - Piazza del Seminario di San Miniato
Piazza del Seminario o della Repubblia

Cominciamo da Piazza del Seminario o della Repubblica, dove troviamo il bellissimo Palazzo del Seminario, contenente sulla facciata molteplici Massime Latine.



Oltrepassando un arco che si affaccia nel centro della piazza, saliamo fino al Duomo.

Qui possiamo ammirare il Palazzo Vescovile ed il Palazzo dei Vicari.

Naturalmente non possiamo non visitare il Duomo anche al suo interno dove troviamo la tomba di Jacopo Bonaparte, uno dei primi membri della famiglia Bonaparte del ramo di San Miniato , in contrapposizione al ramo conosciuto a Sarzana dal 1200 da cui deriva Napoleone.



Dalla Piazza del Duomo, dopo una breve passeggiata, si sale fino alla torre di Federico II, dalla cui sommità , si gode di un bellissimo panorama su tutto il borgo e sulla campagna circostante.


Ritornati un centro, dopo un ottimo e caldo panino con burro ed acciughe, accompagnato da ottima birra, ci dirigiamo dall’altra parte del borgo, in Piazza del Popolo, per visitare un’altra singolare ed antica chiesa, quella di San Domenico con il suo adiacente Chiostro.

San Miniato e Certaldo - Tipico locale da spuntini
san Miniato e certaldo - Chiostro di San Domenico in san Miniato.
Chiostro di San Domenico

Terminiamo qui la visita di San Miniato e raggiungiamo in breve tempo Certaldo. Parcheggiamo nella piazza del municipio dove troviamo la navetta che ci porta direttamente all’interno del Castello.


Certaldo – Il Borgo del Boccaccio


Certaldo è un comune di circa 16.000 abitanti in provincia di Firenze.

Un po’ di Storia

L’abitato, sviluppatosi in posizione collinare intorno al castello, si è esteso successivamente, in epoca moderna, anche in pianura.

San Miniato e Certaldo - Vista del Borgo di Certaldo arroccato su di una collina
Certaldo Alto

Il Castello ed il contado appartennero alla famiglia degli Alberti che alla fine del XIII secolo furono sottomessi dai Fiorentini.

Il borgo è patria di Giovanni Boccaccio, di famiglia certaldese. Anche se il luogo di nascita è incerto tra Certaldo e Parigi, sicuramente qui morì nel 1373.

Visita del Borgo

La arroccata cittadina medievale di Certaldo è da sempre una delle mete preferite dagli appassionati dei borghi storici e per chiunque ami fare una passeggiata dal sapore medievale, all’interno di un centro intatto e dai tratti singolari.

Il borgo storico, detto anche Castello, è raccolto entro mura su cui si aprono le antiche porte d’accesso.

Non essendoci lo spazio necessario per una piazza come tutti gli altri paesi hanno e dove si svolge la maggior parte della vita cittadina, questa invece avviene a Certaldo nella Via del Boccaccio, dove si affacciano tanti palazzi e costruzioni medievali, la Chiesa, il Palazzo Pretorio e le Logge del Mercato.

San Miniato e Certaldo - Passeggiata in Via del Boccaccio a Certaldo Alto.
Via del Boccaccio

Ma il monumento più importante del Borgo è sicuramente  il Palazzo Pretorio, l’antica dimora dei conti Alberti che venne costruita alla fine del XII secolo sulle rovine delle antiche case di questa famiglia. Ne sono visitabili le prigioni, la sala delle udienze, l’archivio, la cappella e gli alloggi privati dei Vicari. Sulla facciata e all’interno del palazzo sono ammirabili numerosissimi stemmi, ognuno dei quali rappresenta l’effigie della famiglia di ogni Vicario che ha governato la città.

San Miniato e Certaldo - Facciata del palazzo pretorio con stemmi
Facciata del palazzo Pretorio

Prodotti tipici

Come per San Miniato, anche qui è presente l’attività di raccolta del pregiato tartufo bianco.

Le tradizioni agricole, il clima e l’ambiente collinare, consentono una ricca produzione di olio extravergine di oliva e vino Chianti D.O.C.G. 

A Certaldo inoltre, molto famosa e apprezzata è la “Cipolla di Certaldo”, che
ha un sapore intenso e leggermente dolciastro, adatta per zuppe, ed anche per farne marmellata. E’ un prodotto certificato da un preciso marchio di qualità.

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Cisternino e Locorotondo – Due bellissimi borghi pugliesi nella Valle d’Itria

Cisternino e Locorotondo

 

 

Cisternino e Locorotondo – Due paesi iscritti nell’elenco dei Borghi più Belli d’Italia

Perché un unico articolo su due borghi? – Cisternino e Locorotondo distano tra loro solamente circa dieci chilometri (15 munti);  considerato che una visita completa, in tutto relax, richiede circa mezza giornata per ognuno  dei due paesi, è impensabile visitare un borgo senza vedere l’altro.

Prima di cominciare l’articolo su questi due borghi, vorrei però dare un consiglio, anzi una raccomandazione:

Nei pressi di Cisternino, a circa sei chilometri, esiste una contrada denominata Figazzano da dove parte una bellissima pista ciclabile, sviluppata sul canale principale dell’acquedotto pugliese. Questa pista, inaugurata il 5 Aprile del 2014 dal ministro Vendola, consente una  pedalata veramente unica in piena campagna pugliese tra trulli e masserie, e può essere una valida alternativa per raggiungere questo borgo in bicicletta.

Fatta questa importante premessa, cominciamo a parlare di:

 

CISTERNINO

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Centro Storico

 

Impressioni

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Cisternino – Centro Storico

Cisternino è proprio un borgo affascinante come affascinante è tutta la valle d’Itria; una terra tutta da scoprire, ricca di angoli preziosi come questo. Il borgo è un grande capolavoro di architettura senza architetti…un capolavoro di architettura mediterranea, un puzzle architettonico formatosi nel tempo tutto rigorosamente imbiancato dal latte di calce.    Un labirinto di strade dove è bello perdersi per poi sbucare in piccoli slarghi, dinnanzi a piccole scale e terrazzini, attraversando archi di passaggio che conservano sempre nicchie sacre con fiori e ceri accesi.

 

Un po’ di Storia

La sua storia vanta origini Messapiche; fondata dai Messapi, un’antica popolazione illirica che a quel  tempo occupava il territorio dell’attuale Murgia e Salento. In seguito divenne la Sturnium romana che i Goti distrussero. Fu poi ricostruita dai monaci basiliani nel medioevo, che gli assegnarono il  nuovo nome  di Cis-Turnium (al di qua di Sturnium)…da dove poi il nome attuale di Cisternino. Nel  XIV secolo passò agli Angioini e poi, come gran arte delle località pugliesi, fu attaccato e invaso dai Turchi.

 

Visita del Borgo

Il centro storico, molto suggestivo, ha mantenuto l’antico  fascino un po’ orientale. Il suo cuore é l’Isola, un rione ben definito, racchiuso in un quadrato dalle vie che lo delimitano e per questo lo isolano dalla restante parte del borgo antico.

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Cisternino – Centro Storico

Cisternino non offre molte opere artistiche particolari; la grande opera artistica è il  borgo  stesso  attraverso il  quale è bello passeggiare ed osservare anche i  minimi particolari.  Pur tuttavia di particolare rilevanza, due sono le strutture:

  • Torre NormannaÈ detta Torre Grande perché è la più imponente dell’antico sistema difensivo della cinta muraria. Si presenta a forma parallelepipeda, quasi fosse un dongione, e in altezza sviluppa 18 m per una base circa di 8 m per 10 metri.
    Presumibilmente la sua conformazione originale risale all’epoca normanno-sveva, fra il XI e XII secolo, e poi nel XIV secolo per problemi di staticità fu ingrandita e rivestita da una camicia di pietre squadrate. La torre non ha accorgimenti difensivi come feritoie o caditoie e la stessa struttura non era idonea a sopportare l’impatto delle armi da fuoco, perciò sicuramente era usata come torre di vedetta o di segnalazione. Infatti, non a caso, si colloca sul punto più alto del colle, a guardia della Valle d’Itria.
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Cisternino – Chiesa di San Nicola e Torre Normanna

  • Chiesa Madre di San Nicola di Pàtara – Sorta nel XIV secolo sui resti di una chiesa paleocristiana dei monaci basiliani, la Chiesa Madre di San Nicola ha modificato molto il suo aspetto nel corso dei secoli. L’interno presenta un impianto a tre navate, divise da colonne con capitelli in pietra che conservano l’originaria impronta medievale. Sul muro che congiunge le due cappelle, spicca la Madonna del Cardellino, magnifico esempio del Rinascimento pugliese, realizzata nel 1517 da Stefano da Putignano.

 

 

Piatti Tipici

Se non offre più di  tanto  dal punto di vista  meramente artistico, Cisternino però vi da molto  di più  in prodotti e piatti tipici, veramente particolari.

Nella  piazza Vittorio Emanuele II, dove si trovano diversi buoni ristoranti, si possono mangiare  le orecchiette al sugo con pecorino e formaggio ricotta, le famose e imperdibili bombette (involtini di carne di maiale  ripieni solitamente di formaggio canestrato, sale e pepe), i gnumeredd (gnummarreddi: spiedini di interiora di agnello).

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Cisternino-Piazza Vittorio Emanuele II

Per i vini locali non c’è che l’imbarazzo della scelta, per cui conviene farsi consigliare sul posto  in funzione dei piatti scelti.

Tutto il territorio nelle immediate vicinanze di Cisternino, è caratterizzato dalla presenza di numerosissime e graziose strade di campagne, disseminate di trulli e ideali per escursioni e gite in bicicletta.

 

                                                   Video con Commento  Audio

 

 

LOCOROTONDO

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Locorotondo – Prodotti tipici

Impressioni

Anche qui il bianco della calce avvolge ogni cosa, fa da abbagliante sfondo alle architetture barocche in pietra locale ed esalta i balconi fioriti in ferro battuto. Nel borgo storico non ci sono particolari emergenze architettoniche, ma tutto è grazioso e limpido, si percepisce un senso di ordine, di rispetto e di matura civiltà. Non vi è assolutamente alcuna traccia di abbandono o di degrado.

 

Un po’di Storia

Locorotondo, comune della provincia di Bari con 14.000 abitanti, trae origine del suo nome dall’aspetto acquisito nel tempo, dovuto alla continua e costante concentrazione dell’abitato tutt’intorno ad un colle: luogo rotondo. Dapprima fu chiamato Casale San Giorgio, in onore al patrono, poi Casale Rotondo, successivamente Luogo Rotondo e solo nel 1834 assunse definitivamente il nome di Locorotondo.

Il documento in cui viene citato per la prima volta il luogo detto rotondo, risale al 1195, durante la dominazione sveva. Il Regno Svevo fu affidato a Federico II, pensate un po’, all’età di soli quattro anni
Questi cominciò a reggere direttamente il regno all’età di 14 anni e solo pochi mesi dopo sposò la ventiquattrenne Costanza d’Aragona.
Nonostante la sua giovane età, i suoi trent’anni di regno sono stati forse uno dei migliori periodi della storia di Locorotondo.
 
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Locorotondo – Panorama sulla Valle d’Itria da Via Nardelli 

 

Visita del Borgo

Da via Nardelli, che offre viste mozzafiato su valle d’Itria e sulla stessa Locorotondo, si accede al centro storico attraverso via Garibaldi e Porta Nuova, in un ambiente gradevole  con case bianche dai portoni profilati in pietra ed inferriate.

Le uniche due rilevanze architettoniche, sono date dalla Chiesa Matrice di San Giorgio con facciata in stile neoclassico e ricchi altari in marmi policromi in stile barocco. Di ispirazione invece romanico-gotica è la Chiesa di n Santa Maria la Greca, con capitelli delle navate finemente lavorati.

 

Prodotti e Piatti Locali

Locorotondo è famoso per il suo “Vino bianco di Locorotondo DOC” ed anche qui non mancano le famose “bombette”.

 

Album Fotografico

 

Questo é ancora uno dei pochi borghi della Valle d’itria ancora poco sfruttato dal turismo. Si può passeggiare tranquillamente tra i vicoli e le stradine concentriche del centro storico, gelosamente custoditi dai propri abitanti. Anche per questi motivi, il borgo è stato scelto più volte come ambientazione per alcuni film:

  • Così è la Vita, con Aldo,Giovanni e Giacomo nel 1998
  • Mio cognato con Sergio Rubini nel 2002
  • Baciami piccina con Vincenzo Salemme nel 2006

 

Anche questi due paesi, non potevano non essere iscritti nell’elenco dei “Borghi più Belli d’Italia”

 

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