San Michele è uno dei Borghi Lucchesi, in alta Garfagnana, posizionato su un poggio a cavallo tra due paesi: a est Piazza al Serchio, una volta capolinea della ferrovia Lucca-Aulla e a ovest Nicciano.
Quest’ultimo è un castello fondato nel XIV secolo dai Malaspina con un ruolo primario nel sistema difensivo dell’alta Garfagnana.
Ma torniamo a San Michele. La nostra meta è divisa in due borgate dal torrente Acqua Bianca, e collegate tra loro da un ponte.
Le Maestaine
Accanto al ponte, prima del suo attraversamento, notiamo una maestaina molto ben tenuta.
Le Maestaine, ancora oggi, rappresentano un patrimonio storico – religioso straordinario ma, allo stesso tempo, poco conosciuto. Esempi di un’arte e di una pietà popolare, le Maestaine sono numerosissime in tutti i paesi della Garfagnana.
Sono una presenza silenziosa, che sfugge spesso all’occhio distratto del passante.
Queste forme d’arte si trovano un po’ ovunque. Nel mezzo dei paesi o in aperta campagna, per proteggere dai pericoli esterni. Ai margini dei campi, per preservare i raccolti. Agli incroci, a protezione dei passanti, o con funzione votiva, per ringraziare di uno scampato pericolo collettivo o individuale
…ma adesso attraversiamo il ponte ed entriamo nel castello.
SAN MICHELE – Storia
La sua origine si pensa che sia Longobarda e due validi motivi lo confermerebbero.
In primo luogo la devozione all’Arcangelo Michele che è tipica di questo popolo. In secondo luogo, i nobili di San Michele erano di origine longobarda, come un po’ tutti quelli presenti in Garfagnana in quel periodo.
San Michele – Cosa Vedere
Questo borgo, a molti sconosciuto, è un piccolo nucleo fortificato con vecchie case in pietra ancora oggi ben conservate e ben curate.
Le poche e strette vie e i suggestivi scorci creati dai sottopassaggi, ci trasportano, con un po’ di fantasia, indietro nel tempo, nell’era medievale.
Seppur molto antico, San Michele non ha comunque nessuna particolare attrazione, se non quella di essere un piccolo gioiello medievale. E’ singolare a tal punto da trasmettere nel visitatore un’atmosfera del tutto unica.
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Conclusioni
Il borgo é abitato da poche persone, orgogliose del loro piccolo luogo di residenza. Orgoglio che hanno mantenuto nel tempo come lo dimostra il buono stato con cui conservano questo vecchio paesino.
Nel medioevo molte erano queste situazioni di piccoli castelli, borghi e agglomerati al servizio del feudatario o del vassallo. Situazioni queste andate purtroppo perdute o distrutte nel tempo.
Fortunatamente non è stato così per san Michele. Un borgo singolare e caratteristico da non perdere in un viaggio nell’alta Garfagnana…una regione della provincia di Lucca ricca di borghi e agglomerati storici, ma forse nessuno così particolare come San Michele.
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Moltissimi sono i borghi, paesi e villaggi in Toscana ed anche la regione della Garfagnana, in provincia di Lucca, ne è particolarmente ricca.
Spesso si tratta di borghi veramente piccoli, senza interessi artistici o architettonici, ma così ben tenuti e caratteristici che ne vale la pena di visitarli.
Tutti hanno comunque un interesse turistico comune non indifferente: sono ricchi di storia interessante da sapere, per comprendere ed approfondire sempre di più la conoscenza del nostro territorio.
Cerageto è uno di questi borghi, una frazione del comune di Castiglione di Garfagnana, in provincia di Lucca, nel territorio dell’alta Garfagnana, in Toscana.
Come arrivare
Da Lucca si raggiunge agevolmente il borgo puntando su Castelnuovo di Garfagnana, Pieve Fosciana, Castiglione di Garfagnana e dopo soli 4,5 chilometri si arriva a Cerageto.
Si tratta di un paesino veramente piccolo, situato a 837metri slm con soli 145 residenti, senza particolari interessi artistici o architettonici. Ma interessante è la sua storia come tanti altri villaggi della Garfagnana.
Cerageto – Storia
Come molti altri borghi della zona, anche questo è stato fondato in età longobarda, quando i dominatori d’oltralpe vi fondarono un loro santuario, chiamato “dalubro” (santuario di antichissime origini).
Le prime notizie di Cerageto si hanno già nel periodo antecedente l’occupazione dei Longobardi, intorno al 1168, quando iniziò un lento e graduale spopolamento dal vicino villaggio di Montepigole, proprio verso il luogo che diventerà successivamente Cerageto. Causa del graduale abbandono di Montepigole, fu il fatto che da questa altura, gli Estensi insidiavano continuamente il borgo fortificato di Castiglione di Garfagnana.
Nel 1370 molte terre garfagnine si ribellarono alla repubblica di Lucca e fra queste anche Cerageto.
Nel 1453 i Lucchesi, vedendo ancora segni di ribellione, distrussero le case ed il castello.
Cerageto – Cosa vedere
Oltre all’aspetto storico, il borgo è tenuto così bene, pulito, ordinato con tutte costruzioni ben ristrutturate, che è veramente un piacere anche solo passeggiare all’interno del villaggio per osservare le case in pietra, tanti piccoli particolari, ed il panorama tutt’intorno che ne fa da cornice.
Infatti da qui si possono osservare sia le Alpi Apuane Centrali che quelle Settentrionali.
Pania di Corfino
A spiccare tra tutti gli edifici, nel tracciato cittadino, è la Chiesa di San Martino del Duecento. L’edificio presenta quattro altari e un importante organo. Annessi vi sono il campanile e l’oratorio.
Chiesa di San Martino
Poiché la visita del borgo richiede pochissimo tempo, ci si può organizzare per visitare altri borghi nella zona, come lo stesso Capoluogo della zona: Castiglione di Garfagnana.
Castiglione di Garfagnana
Nella pizza centrale si può mangiare ed acquistare prodotti tipici, come pasta, farro, farina di castagne, formaggi, salumi, funghi porcini, confetture, miele e legumi.
Cerageto – Manifestazione degli Orti
Oltre che per il suggestivo panorama che si gode sulle Apuane, Cerageto merita di essere visitato per l’appellativo che si porta appresso dal 2011: ” Il Paese degli Orti”.
L’orto del paese
Ogni anno infatti si svolge una vera e propria sfida paesana tra coloro che riusciranno a fare il miglior orto.
Una vera e propria giuria decreta il vincitore sulla base di diversi parametri, come la ricchezza degli ortaggi, la varietà, la precisione e la pulizia.
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Non è necessario allontanarsi troppo dalla proprio città per trascorrere una giornata da vero turista. Spesso basta percorrere solo pochi chilometri per raggiungere un bel borgo interessante. Magari visto e rivisto chissà quante volte, senza però averne mai approfondito più di tanto la conoscenza.
Così, in una bellissima domenica di Aprile anche se gradevolmente nuvolosa, raggiungiamo Montecarlo a soli 15 km da Lucca.
Montecarlo – Panorama
Montecarlo in generale
Nonostante sia ricco di storia, di tradizioni e collocato in un contesto geografico così splendido, questo paese non è mai stato inserito traI Borghi Più Belli d’Italia.
Tante sono le rilevanze architettoniche come le antiche mura, la Fortezza, la Chiesa di Sant’Andrea e tanti bei palazzi. Da qualsiasi parte si raggiunga il paese, la vista è sempre splendida e gli occhi provano piaceri indescrivibili nell’osservare il panorama.
Il territorio è immerso nella natura e nel silenzio, tra uliveti e vigneti che producono i due prodotti locali d’hoc: OLIO E VINO. Molto noto è il Bianco di Montecarlo.
Molti locali all’interno del borgo, non perdono occasione per richiamare l’attenzione dei visitatori sulla qualità dell’olio e del vino in particolare.
Montecarlo – Visita del Borgo
La visita del borgo ha inizio dalla parte lucchese, ovvero nei pressi della Rocca che purtroppo troviamo chiusa per l’ennesima volta. Il tempo si mantiene nuvoloso, ma buono e tutto lascia sperare quindi in una piacevole passeggiata.
Il centro storico, ben conservato e tuttora circondato dalla splendida cinta muraria, sorge sul Colle del Cerruglio che da il nome alla Fortezza del Cerruglio, divenuta ormai il simbolo del paese.
Mopntecarlo – Vista dall’alto
La rocca medievale sorge all’estremità nord della collina. Diventata tutt’uno con la Fortezza di Montecarlo, é adesso una dimora storica di grande pregio. Fu proprio da questo fortilizio a forma di triangolo, che la mattina del 23 Settembre 1325, i cavalieri di Castruccio Castracani partirono per affrontare le armate fiorentine nella celebre battaglia di Altopascio.
Via Roma
Ci lasciamo alle spalle la Fortezza e imbocchiamo la Via Roma, la strada principale che attraversa il borgo dalla Fortezza fino a Porta Nuova. Passeggiando proprio su questa via, possiamo ammirare sui due lati della strada da una serie di edifici risalenti ai secoli XVII-XVIII.
Montecarlo – Via RomaMontecarlo – Via Roma
I Vecchi Palazzi
Si tratta di palazzi notevoli pur nella loro semplicità strutturale e importanti come l’antico Palazzo Comunale. Sulla facciata compaiono le lapidi che ricordano molti eventi, tra in quali i risultati del celebre plebiscito toscano del 1860. Tale plebiscito legò le sorti dell’antico Granducato a quelle del Regno di Vittorio Emanuele II.
Molto caratteristica è invece la dimora rossa del secolo XVII, che per il suo “singolare abbigliamento in stile nordico ed il suo colore”, attira subito l’attenzione del turista.
Palazzo RossoPalazzo Pancani
Il Palazzo Pancani, di proprietà dell’omonima famiglia Montecarlese, recentemente ben ristrutturato è noto per aver ospitato la cantante lirica Maria Callas.
La Chiesa del Borgo
La maggiore rilevanza architettonica presente nel Borgo è sicuramente la chiesa di Sant’Andrea. I Montecarlesi la costruirono tra il 1332 e 1334. Per la sua altezza è la costruzione più alta del paese. Della struttura originaria, resta solamente la facciata.
Montecarlo – Chiesa e Campanile di sant’Andrea
L’edificio è sostenuto nella parte absidale da forti costruzioni dovute al ripido crinale collinare. Originariamente era più basso, come si rileva facilmente dal diverso colore del paramento in laterizio della facciata.
La completa ristrutturazione, che avvenne intorno al 1783, ha lasciato all’interno solo poche tracce della costruzione originaria. Il progetto fu ideato dall’architetto Giuseppe Vannetti da Varese e dell’ingegnere Giuseppe Bernardi, di Pescia.
Proprio per la sua altezza, era vietato a chiunque, per statuto, di salire sul tetto della chiesa affinché nessuno potesse scrutare dentro la Fortezza.
Montecarlo – Chiesa di Sant’Andrea
Sempre per motivi di sicurezza militare anche il campanile ha un’altezza limitata a quella della facciata. Fu poi sostituito solo nel 1903 nelle forme attuali. La sua altezza raggiunge quasi i 39 metri. Alla sommità trovano posto una campana cinquecentesca e due del ‘700.
All’interno della chiesa sono conservate alcune opere preziose tra cui le più interessanti sono la tavola con la Madonna in trono col Bambino e l’altare di Santa Maria Maddalena risalente al 1391.
Madonna in trono col Bambinol’altare di Santa Maria Maddalena
Montecarlo – Curiosità
Piccoli slarghi, vicoli, passaggi di collegamento con la Via Roma e l’altra importante via Carmignani, chiamati in gergo locale troncatoie, ci regalano begli scorci su palazzi, piazzette e locali caratteristici che richiamano alla mente il Vino di Montecarlo.
Le antiche Porte di Accesso
Concludiamo questo piccolo tour con una passeggiata all’esterno del paese per visitare le antiche porte di accesso a Montecarlo.
Cominciando dalla Porta Fiorentina che è stata per secoli il principale ingresso nel centro storico di Montecarlo.
Montecarlo – Porta Fiorentina
Delle quattro porte originarie , quelle ad oggi ancora aperte e ben conservate sono tre; la quarta, Porta a Pescia, è ormai chiusa da epoca immemorabile.
La Porta Nuova o Porta dell’Altopascio, è stata riaperta e rialzata nel 1598: deve appunto a questo fatto il suo nome attuale.
Porta NuovaPorta a Lucca
La Porta a Lucca o Porticciola che era originariamente di più piccole dimensioni, fu ricostruita ed allargata fra il 1570 e il 1594, ed era quella che consentiva l’accesso al borgo per chi proveniva da Lucca.
CONCLUSIONI
Dovremmo dedicare ogni tanto un po’ di tempo a qualche borgo nelle nostre vicinanze, da veri turisti, con più attenzione, dedizione e approfondendone la conoscenza anche nei minimi particolari. Il turismo non si fa solo in vacanza, lontani da casa, in Paesi lontani, alla ricerca di chissà quali particolarità che invece spesso le potremo trovare proprio vicino a casa nostra.
Così facendo, scopriremo con grande sorpresa, di aver conosciuto, per la prima volta, una nuova vecchia località.
Montecarlo – Panorama
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Perché scegliere Orbetello come meta di un viaggio?- Perché è una singolare cittadina situata al centro di una laguna, denominata appunto laguna di Orbetello, ed è un’importante riserva naturale costituita dalla Duna della Feniglia. Può essere anche un motivo per approcciarsi alla Maremma, vista la sua posizione.
L’atmosfera che si respira tra mare, montagna e Maremma è veramente singolare. Gli abitanti, con la loro toscanità e disponibilità, contribuiscono non poco a rendere ancora più piacevole il soggiorno in queste zone. Cibo, vino e prodotti tipici, completano il quadro, insieme alla natura ed alla storia dei luoghi.
Sport acquatici nella laguna
La città è collegata al Monte Argentario attraverso una bella diga dove, fino al 1944, correva anche una ferrovia che la collegava a Porto Santo Stefano. Sempre sull’Argentario si trova anche il bellissimo borgo di Porto Ercole.
La diga di Orbetello
Il territorio comunale è inoltre estremamente variegato. Ha una zona umida lagunare che è delimitata verso il mare da due tomboli: il Tombolo della Giannella a nord e il Tombolo della Feniglia a Sud.
Entrambi sono caratterizzati da lunghe spiagge sabbiose, pinete e macchia mediterranea.
Un po’ di Storia
Il territorio di Orbetello è stato frequentato sin dal periodo etrusco e assunse particolare importanza anche durante la dominazione di Roma, che vi fondò la colonia di Cosa, nei pressi di Ansedonia.
Alla fine della Repubblica di Siena, il territorio di Orbetello dal 1557 fu sede delloStato dei Presidi di Spagna. E questo grazie alla conquista del territorio di Carlo V re di Spagna.
La città di Orbetello sorge nel mezzo dell’omonima laguna ed è unita al Monte Argentario da una strada costruita su un terrapieno artificiale, la Diga di Orbetello, che ha diviso la laguna in due specchi d’acqua: Laguna di Levante e Laguna di Ponente. Della vecchia ferrovia che la collegava a Porto Santo Stefano, oggi unica testimonianza rimane una costruzione di colore rosso, una volta Stazione Centrale della linea ferroviaria Orbetello – Porto Stefano.
Ex Stazione ferroviaria di Orbetello
La città divenne molto nota nel periodo a cavallo tra il 1927 ed il 1933, quando Italo Balbo, a quel tempo ministro dell’Aeronautica, partì da qui per le sue quattro famose crociere aeree con uno squadrone di Idrovolanti Savoia – Marchetti.
Anche Carlo del Prete, che era un noto aviatore lucchese, fece parte di queste spedizioni, durante una delle quali perse la vita.
L’idroscalo, situato nelle acque della Laguna di Levante, fu distrutto nel 1944 dalle forze di occupazione tedesche. Poche cose rimangono oggi a testimonianza di quel pezzo importante di storia italiana ed oltretutto mal conservate.
Visita della Città
Le porte di Accesso
alla città
Porta Medinacoeli
Si accede al Centro Storico attraversando la Porta Nuova, denominata anche Porta Medinacoeli in onore del Duca di Medinacoeli che ne volle la costruzione al tempo dello Stato dei Presidi.
Insieme a questa porta ne esistevano altre 4. Di queste solo la Porta del Soccorso e, poco distante, la Porta a Terra rimangono ben visibili.
Quest’ultima è una bella porta in stile barocco, rivestita di granito e travertino.
Le Mura
Varcata la porta principale, una scala sulla sinistra ci conduce sulle mura. Da qui, sull’unico piccolo tratto percorribile, si può ammirare la laguna di ponente e parte del centro storico.
Mura EsterneSopra le Mura
La Polveriera Guzman
Proprio sotto questo tratto di mura, a ridosso della laguna, troviamo la Polveriera Guzman, dove Garibaldi, nel 1860, si rifornì di armi e munizioni per la su ben nota spedizione dei Mille.
Intorno alla fortezza e a un tratto di mura, un camminamento in legno ci permette di ammirare la laguna di Ponente in tutta la sua bellezza, arrivando con lo sguardo, da Ansedonia fino all’Argentario.
Il centro Storico –
Corso Italia
Caratterizzato da stradine, vicoli, laboratori d’arte di ogni genere, vecchie case ben curate e palazzi con belle facciate in pietra, il centro storico ha, come punto di riferimento e di aggregazione, il Corso Italia.
Corso Italia
Questa via, che è la più animata del centro storico, è ricca di negozi, ristoranti, alberghi, bar e tanti altri servizi. Attraversa tutta la parte vecchia della cittadina da Ovest ad Est. E’ sempre molto animata e ospita spesso mercati ben curati e ricchi di cose interessanti.
La Cattedrale
Passeggiando tra i banchi del mercato, arriviamo in piazza della Repubblicadove, con il suo inconfondibile rosone e la bella facciata in travertino, si erge la cattedrale, costruita nel XIV secolo e dedicata a santa Maria Assunta.
L’esterno è piuttosto spoglio, ma comunque degno di nota.
La porta presenta colonnine attorcigliate ed accostate ad altri elementi finemente decorati. Fra questi merita una menzione speciale lo stemma di Orbetello, il quale veniva con molto probabilità raffigurato per la prima volta.
Il rosone centrale non è da meno, in quanto mostra una decorazione molto curiosa: un fascia circolare esterna composta da formelle a quattro lobi con al centro dei volti scolpiti.
La Cattedrale
Con la bella e comoda pista ciclabile, che attraversa tutta la parte nord della città, possiamo fare un largo giro intorno ad Orbetello, costeggiando la laguna di ponente ed arrivando così fino al famoso mulino spagnolo, divenuto ormai il simbolo della città. Il nome lascerebbe immaginare la sua costruzione di origine spagnola, ma in realtà fu costruito dalla Repubblica di Siena al tempo della sua occupazione di questi luoghi.
Conclusioni
Anche il centro storico, con i colori ed i suoni ovattati al tramonto, acquista un fascino ed un’atmosfera particolare. La sua via principale, il Corso Italia, si anima lentamente fino a riempire i ristoranti e le pizzerie.
Grazie anche ai vari locali di svago e ai negozi aperti, questa via diventa un vero e proprio centro della Movida Maremmana.
La laguna di ponente, sotto le luci del tramonto, offre uno spettacolo veramente affascinante e chiude nel miglior modo una bella giornata particolarmente intensa.
Tramonto sulla Laguna
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Cosa. Il desiderio di conoscere un po’ di storia e zone etrusco-romane, insieme a notizie sulle prime transvolate transoceaniche con i famosi idrovolanti Savoia-Marchetti, nonché la visita di uno dei Borghi più Belli d’Italia ovvero Porto Ercole ed infine la voglia di atmosfera di mare e di maremma, mi hanno spinto a caricare la mia bici in auto e dirigermi nel sud della Toscana.
E’ questa l’unica regione italiana che può offrire contemporaneamente montagne, come le Alpi Apuane, colline, mare con le più belle spiagge o coste frastagliate, storia incredibile, arte, architettura, cucina, musica, tradizioni e chi più ne ha più ne metta.
Per questo motivo mi sono trasferito quindi sulla Costa d’Argento, e più precisamente sull’Argentario, comune italiano della provincia di Grosseto, dove si trovano località incantevoli e di grande tradizione marinaresca nella Maremma Grossetana.
Mulino Spagnolo
I luoghi chiave di questa breve escursione di tre giorni, sono ovviamente Orbetello,Porto Ercole, Porto Santo Stefano, le Lagune di Orbetello, la Duna di Feniglia, un vero spettacolo della natura, e l’antica città romana di Cosa.
Lagune di Orbetello
Il motivo di questa escursione, che viene descritta in questo articolo, sono gli scavi romani di un’antica città che fu costruita oltre duemila anni fa: COSA.
Cosa –
Visita del Sito Archeologico
Come arrivare
Il miglior modo per raggiungere Cosa, ed ammirare il territorio circostante, è quello di attraversare tutta la Duna di Feniglia a contatto con una natura fantastica ricca di piante, uccelli, fenicotteri, cinghiali e daini, che non ostentano la loro presenza.
Daini nella Duna di Feniglia
Finita la Duna, proseguiamo poi verso il colle di Ansedonia.
Raggiungiamo gli scavi di Cosa, l’antica città romana, dopo aver percorso una lunga e faticosa salita in bicicletta.
Da questo sito archeologico, che si trova sulla sommità del promontorio di Ansedonia ad un’altezza di 114 metri slm, si può ammirare uno stupendo panorama sulle lagune.
Un po’ di storia
Il nome di Cosa deriva da Cusia o Cusi che era un precedente insediamento etrusco situato più in basso, probabilmente dove oggi si trova Orbetello.
Questa era una città fondata nel 273 a.c. come colonia romana, immediatamente dopo la vittoria dell’Impero sugli alleati di Vulci e Volsini. Tutto l’insediamento, che a quel tempo costituiva un’importante città, era circondato da possenti mura per un’estensione di un chilometro e mezzo.
Le Mura
La loro disposizione, che si basava su uno studio a quei tempi aggiornato alle più recenti tecniche di assedio in ambito ellenico, era perfetta.
Dopo essere state liberate dalla folta vegetazione che per secoli le aveva sommerse, oggi sono ben visibili e ancora in larga parte ben conservate.
Tratto di Mura
La città doveva controllare il territorio sottratto agli insediamenti etruschi di Volsini e Vulci dopo che queste erano state sconfitte. Le possenti mura che cingono l’abitato, dimostrano però come almeno all’epoca della fondazione, i Romani non si sentissero poi così tanto sicuri di aver sottomesso la locale popolazione etrusca.
La posizione, che era strategica, consentiva di controllare sia il traffico terrestre che quello marittimo. Tutto questo avveniva tra l’altro in un’epoca in cui la potenza romana stava per scontrarsi con Cartagine.
Cosa fu costruita a cavallo di due alture tra le quali venne posto il Foro Romano che era destinato all’attività politica.
Gli Scavi
Si entra nella zona archeologica attraversando la porta Fiorentina. Percorriamo un sentiero sterrato che a quei tempi costituiva una strada che attraversava quartieri abitativi.
Foro Romano
Se prestiamo attenzione, mentre percorriamo questo sentiero, potremo notare diverse “piccole volte” che costituiscono in resti delle cisterne costruite sotto le case di quel tempo.
Villa Quintus Fluvius
Seguendo questo sentiero, arriviamo all’attrazione principale di questi scavi che è costituita dalla casa Quintus Fluvius, sopra le cui fondamenta è stato costruito il museo ricco di oggetti archeologici.
Museo Archeologico
I reperti che sono esposti nel museo sono molti e consistono in decorazioni, anfore costruite appositamente per il trasporto via nave, cippi, busti e stemmi tutti di epoca romana.
Tra tutti questi oggetti, che sono esposti all’interno del museo, due sono rimasti particolarmente impressi nella mia mente e mi hanno colpito per la loro singolare bellezza e per la loro “modernità” considerando quei tempi: un tavolino ed un’ antica ed originale vasca per il bagno.
Vasca da Bagno e TavolinoAnfore per il trasporto navale
Acropoli
Sul promontorio più alto stava l’Acropoli, destinata al culto degli dei e circondata da una propria cinta muraria indipendente. Era dotata di vie rettilinee ed intersecate ad angolo retto. Una di queste era la strada che conduceva al tempio di Giove e che, per questo motivo, si chiamava la “Via Sacra”.
Cosa – Conclusioni
In cima a questo colle ed in mezzo a questi bellissimi scavi, sfiorati da una leggera brezza marina e quasi completamente soli, avremo difficoltà a staccarci da questo luogo.
Verrà spontaneo sederci su qualche pietra secolare, leggere un po’ di storia, indugiare guardandoci attorno ed osservare tutto quanto per poter immaginare quale e come potesse essere la realtà di quei tempi.
Respireremo così un atmosfera veramente singolare.
Terminata la visita del sito, potremo uscire da un’altra delle tre porte di accesso della città e fare così un ultimo giro attorno a queste antiche e possenti mura, e poi giù in bicicletta a tutto gas per raggiungere nuovamente la duna di Feniglia.
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Pescaglia è un comune della provincia di Lucca, arroccato su di una collina ad un’altezza di 504 metri s.l.m. nella Mediavalle del fiume Serchio.
Il paese è suddiviso in tre Terzieri, che sono Piazzanello, Villabuona e il Poggio. Quest’ultimo è l’insediamento principale e capoluogo del Comune, al quale è dedicato questo articolo inserito nella categoria Borghi Lucchesi.
Maggiori dettagli sono presenti all’interno del Video con Commento audio, più avanti.
I Terzieri ripresi dall’alto.
Visita del Borgo e Notizie generali
Partendo dalla piazza principale dove ha sede il bel palazzo comunale, cominciamo la visita del borgo conosciuto fin dai tempi dell’Antica Roma.
Le sue case in pietra, le stradine ed i vicoli conferiscono al paese, un gradevole aspetto medievale.
Importante per la sua storia, spesso legata alle vicende di Lucca, Pescaglia è nota anche per le sue tradizioni, leggende e per i suoi boschi ricchissimi di castagni.
Questa pianta è stata determinante per il sostegno degli abitanti nei secoli e ne ha condizionato il proprio stile e ritmo di vita.
Boschi di Castagni
Nonostante tutte queste caratteristiche, il borgo, a mio parere, non trova la giusta collocazione turistica. Ultimamente però nel paese si è mosso qualcosa. E’ sorto un buon albergo ed è in corso di ristrutturazione anche un nuovo ristorante.
Tutto questo fa ben sperare ad un futuro sviluppo turistico del borgo e delle zone limitrofe.
Il paese visto da Piazzanello
Non esistono nel borgo particolari rilevanze architettoniche, ma la sua visita è comunque interessante per il suo aspetto tipicamente medievale e per la sua storia che spesso si intreccia con quella dell’Antica Roma, della Repubblica di Lucca, sfiorando anche riferimenti agli Estensi.
Dopo aver girovagato per il paese, osservato i vecchi edifici in pietra e le stradine ricche di particolari, possiamo uscire dal borgo ed avventurarci in una singolare passeggiata che ci condurrà in tre luoghi molto particolari di Pescaglia.
Curiosità intorni al borgo
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Pescaglia – Santuario della Madonna delle Solca
Il primo luogo oggetto della nostra visita, molto importante per gli abitanti dei Pescaglia, è il Santuario della Madonna delle Solca.
Strano appellativo “delle Solca”. Sicuramente è un toponimo classificato tra i nomi locali.
L’appellativo deriva dal Latino Sulcus che nel Lucchese significa canale naturale tra due monti o fra due gioghi di uno stesso monte o ruscello o goriello, luogo appunto dove si narra che un pastore trovò la pittura raffigurante la Vergine.
Santuario della Madonna delle Solca
Solo dopo la costruzione, il nome del Santuario assunse l’appellativo di Madonna delle Solca.
Il santuario, preceduto da un caratteristico loggiato, ebbe la sua inaugurazione il 21 Febbraio del 1700 ed il 28 Luglio del 1955 fu firmato dalla Sacra Congregazione dei Riti, un decreto che proclamava la Madonna della Solca patrona del comune di Pescagliafissando il 21 agosto come giorno di celebrazione della sua festività.
Al suo interno, piccolo ma ben tenuto, si trova un quadro della Vergine, copia dell’immagine della Madonna del Sasso in Lucca.
La festa del 21 agosto, nacque per un voto che tutti gli abitanti del capoluogo, costretti a sfollare, sottoscrissero la mattina del 30 luglio 1944, ai piedi dell’altare della Madonna, dopo la celebrazione della Messa. Lo sfollamento non fu necessario perché inaspettatamente giunsero gli Americani e i Tedeschi furono costretti a fuggire.
Il Santuario, destinato a deposito di armi dei Tedeschi, non fu mai utilizzato per tale scopo.
Pescaglia – La Pila del Corvo
Lasciamo alle nostre spalle il Santuario e c’incamminiamo verso il bosco sottostante scendendo per un piccolo sentiero abbandonato, raggiungendo un luogo misterioso dove si trova una strana, grossa roccia.
Sicuramente è stata la mano dell’uomo a scavare questa pila dentro ad una grande roccia.
La gente del luogo vi si recava ad attingere acqua piovana per curare diverse malattia tra le quali prima di tutto la pertosse.
Le leggende che riguardano questa roccia sono due.
La prima secondo la quale si considera sacra per il fatto che proprio alla base di questa roccia, un pastore trovò un’effige della Madonna. Per questo motivo si decise di costruire proprio in questo sito il santuario della Madonna delle Solca.
La seconda per l’origine del nome, perché pare che in questa pila qualcuno trovò un corvo morto che fu poi la causa della diffusione della peste nel borgo.
Fra le varie congetture sulla costruzione e uso di questa roccia, gli studiosi propendono per diverse ipotesi. Una di queste consiste nel fatto che sarebbe stata costruita per scopi religiosi, riti sacrificali, ipotesi funerarie e la forma della vasca farebbe pensare proprio a questa possibilità .
Pescaglia – I resti del Castello
Lasciato il bosco con La Pila del Corvo, ci teniamo sulla destra ed imbocchiamo il primo stradello in salita che incontriamo sulla nostra sinistra.
Stradello che conduce ai resti del Castello
Arriviamo così in un luogo isolato dove possiamo osservare i resti, o meglio, le ultime pietre rimaste di un castello preesistente in Pescaglia.
Le mura di questo castello erano già ricordate in una pergamena del 1242, ma sicuramente già preesistenti. Nel 1308 lo Statuto Lucchese fece radere al suolo le mura del castello.
Fu allora che i Sindaci della Comunità di Pescaglia, considerando che questa era terra di confine e dovendo quindi difendersi dalle scorribande dei Garfagnini, chiesero ed ottennero dalla Repubblica di Lucca, i fondi per la ricostruzione del castello. Fu Vincenzo Civitali ad assumersi l’incarico del progetto.
Ricostruzione del Castello
Oltre ai salariati, anche la popolazione di Pescaglia fu coinvolta nella ricostruzione: ogni uomo il sabato, doveva portare sei some di calcina e rena, proveniente dal Villabuona e Ritrogoli. Ai trasghessori venivano comminate grosse multe.
La ricostruzione del sistema difensivo era indispensabile in quanto, in questo periodo, l’alta Garfagnana era sotto il dominio degli Estensi e frequenti erano le incursioni sul territorio della Repubblica di Lucca, arrivando proprio fino al borgo di Pescaglia.
Mura del Castello
A quel tempo Vincezo Civitali, figlio di Nicolò e quindi nipote del più famoso Matteo, era un grande architetto esperto in opere militari e fu quindi per questo motivo che a lui fu affidato il progetto della ricostruzione del castello.
Particolare di un quartiere
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