Contributi di viaggio

I Viaggi di Alessandro

Categoria: Italia

 

Introduzione

L’Italia, ufficialmente Repubblica Italiana, è una repubblica parlamentare situata nell’Europa meridionale. Ha una popolazione di circa 60.400.000 abitanti ed una superficie di 302.072 Kmq.

La Capitale è Roma. Gli Stati della Città del Vaticano e di San Marino sono enclavi della Repubblica, mentre Campione d’Italia è l’unica exclave italiana.

Nel 2013 l’Italia era ottava potenza economica mondiale e quarta a livello europeo. Oggi é un paese con un alto standard di vita. L’indice di sviluppo umano è molto alto, 0,887 e la speranza di vita è di 82,4 anni.

È membro fondatore dell’Unione europea, della NATO, del Consiglio d’Europa, dell’OCSE e aderisce all’ONU e al trattato di Schengen. È inoltre membro del G7 e del G20.

 

Origine del nome

Il nome proprio “Italia” nasce come toponimo. La sua origine, oggetto di studi sia da parte di linguisti sia di storici, è controversa. Non sempre, tuttavia, sono suggerite etimologie in senso stretto, bensì ipotesi che poggiano su considerazioni estranee alla specifica ricostruzione linguistica del nome oppure che sono riferite a tradizioni non dimostrate (come l’esistenza del mitologico re Italo) o poco verosimili (come la correlazione del nome con la vite).

Prima che si affermasse il nome Italia, altri termini sono stati usati per riferirsi alla penisola, tra cui Esperia (terra occidentale), Enotria (terra del vino) o Ausonia (terra degli Ausoni). Questi termini sono tuttavia rimasti nell’uso poetico per riferirsi all’Italia.

In Italia vige il principio della laicità dello Stato e pertanto non vi è una religione ufficiale.

I cittadini italiani sono in maggioranza cristiani cattolici, anche se negli ultimi anni si è osservato un forte calo dei credenti dovuto ad un crescente processo di secolarizzazione. Secondo una ricerca Doxa del 2019 i cattolici sarebbero il 66,7% della popolazione, gli atei e agnostici il 15,3% e i credenti di altre religioni il 18%.

Ostuni – La Città Bianca


Ostuni – Introduzione e Impressioni


Provenendo in auto da Martina Franca, Ostuni ci appare come una pittoresca cittadina adagiata su tre colli.

Il paese è denominato la Città Bianca perché bianche sono tutte le abitazioni. Il borgo è un intrico urbano che ricorda una casbah araba o un paesino greco.

Ostuni. Panorama sulla città arrivando in auto.

Ostuni è un borgo medievale meraviglioso. E’ una rinomata meta turistica.

Una passeggiata nella città vecchia, detta la “terra” per distinguerla dalla più recente “marina”, regala scorci pittoreschi. I vicoli, le ripide scalinate, le corti e le piazzette, sono impreziositi da case bianche, da gerani, da botteghe artigiane, da ristoranti tipici e da negozietti. 

Appena giunti nel borgo è facile perdersi nel groviglio dei vicoli alla disperata ricerca di un parcheggio.

Ostuni. Stradine e vicoli del centro storico.
Stradine del Centro Storico

Una volta imboccata una delle vie principali, potremo arrivare facilmente in pieno centro storico.

Il piazzale della Libertà, cuore della vita cittadina, è il simbolo dell’unità raggiunta nel 1861.


Ostuni – Un po’ di Storia


Il primo nucleo cittadino fu fondato dai Messapi, un’antica popolazione illirica od anatolica che si stanziò nel Salento nel VII secolo a.C.

I Messapi furono abili costruttori di strade e città. Scelsero l’ubicazione per Ostuni in cima a un colle dalle pareti molto ripide. Scelta molto interessante dal punto di vista strategico.

Con la disgregazione dell’Impero d’Occidente, il paese, come il resto d’Italia, subisce l’invasione di Ostrogoti, Longobardi e Saraceni.

Ostuni. Museo della città
Piazza della Cattedrale

Ai primi dell’Ottocento, sull’onda degli ideali dell’illuminismo, anche Ostuni prende parte ai tumulti insurrezionali. I suoi cittadini fondano anche un circolo della Giovine Italia e una Rivendita carbonara.

Durante questi moti fu la prima città della Puglia a innalzare il tricolore.


Ostuni – Cosa Vedere


La caratteristica più peculiare del centro storico, che così  tanto affascina il turista, è l’imbiancatura a calce delle case fino ai tetti.

Questa pratica oggi è in declino, tanto che il sindaco ha dovuto emanare un’ordinanza per farla ritornare in uso. Ha fatto sì che Ostuni sia conosciuta come la Città Bianca o Città Presepe.

La parte inferiore del borgo è circondato dall’antica cinta muraria. In questa si incastonano le uniche due entrate della città rimaste integre: Porta Nova e Porta San Demetrio.


Piazza della Libertà

La nostra visita può cominciare dalla Piazza della Libertà, fulcro della vita cittadina dove tutti, prima o poi turisti e non, dovranno passare.

Ostuni. Particolare della Piazza della Libertà.
Piazza della Libertà

Convento Francescano e Chiesa dello Spirito Santo

Qui si trova l’elegante e monumentale ex convento francescano, oggi occupato dal Municipio di Ostuni.

Ostuni. Particolare della Chiesa dello Spirito santo.
Chiesa dello Spirito santo

Appartata sulla destra del palazzo si trova la piccola ma bellissima chiesa dello Spirito Santo in stile rinascimentale.


Via Cattedrale

Cominciamo la risalita del borgo da questa piazza verso la sommità del colle dove incontreremo la Cattedrale.

La strada che ci condurrà al Duomo, chiamata appunto Via Cattedrale, è piacevolissima per i numerosi palazzi gentilizi, i be bellissimi e tradizionali negozi di artigianato e l’animazione che generalmente la contraddistingue.


La Cattedrale

Arriviamo lentamente, dopo una bella e rilassante passeggiata,  sulla sommità del colle dove si erge la quattrocentesca Cattedrale di Ostuni con il suo grande rosone a 24 raggi.

Intitolata a Santa Maria Assunta e incasellata tra le tante abitazioni, la Cattedrale è una sintesi perfetta di stile gotico, romanico e bizantino, che dall’alto del colle domina la piana degli ulivi fino al mare.

L’interno, a croce latina a tre navate su colonne, è stato restaurato più volte fino a stravolgerne l’originaria architettura. Ha pianta basilicale ed è rifatto in ariose e solenni forme settecentesche. Il soffitto piano è ricoperto da tele pure queste del ‘700.

Ostuni. Interno della Cattedrale.
Interno della Cattedrale

Nell’abside si può ammirare un bellissimo coro in legno di noce riccamente intagliato, mentre accanto all’ingresso centrale, si trova un prezioso affresco del ‘400.


Conclusioni


Usciti dal Duomo, continuiamo la nostra passeggiata in salita attraverso stradine e vicoli veramente pittoreschi, fino a raggiungere la cima del colle da dove è possibile ammirare un superbo panorama.


Anche di notte il Centro Storico ha un suo fascino tutto particolare.

I turisti si attardano in via Cattedrale dove i negozi restano aperti fino a tarda ora.

L’offerta commerciale di Ostuni è molto varia. Dai Souvenir più turistici, agli importanti oggetti dell’artigianato locale, fino allo shopping tra i negozi più importanti.

Sin dagli anni Trenta del Novecento, Ostuni è il polo turistico principale della Provincia di Brindisi ed è diventato oggi una delle mete più importanti e caratteristiche di tutta la regione pugliese.


Ostuni. Monumento a Sant'Oronzo, il patrono di Ostuni.
Sant’Oronzo – Il Patrono di Ostuni

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Filetto – “Posto di guardia fortificato”

Il nome Filetto sembra provenire dal greco e significa quanto indicato nel titolo, ovvero: “Posto di guardia fortificato”.

Filetto. Mappa commerciale del borgo di Filetto.

Filetto – Motivazioni e Impressioni


Come ho già detto molte volte, la Toscana è talmente ricca di piccoli e interessanti borghi, che rimane sempre l’imbarazzo della scelta, quando si decide di sceglierne uno per una gita domenicale.

Quindi  bisogna scremare, osservare la zona e conoscerne un po’ di storia. Insomma occorre documentarsi ed avere anche la possibilità di poter reperire abbastanza materiale fotografico, almeno quanto basta per poter scrivere un articolo sul Blog.

Così , spostando la mia attenzione verso la Lunigiana, cerca e ricerca ho individuato questo piccolo, ma incantevole borgo, situato peraltro in un’interessante zona con altri piccoli borghi nelle vicinanze non meno interessanti.

Parliamo di Filetto, un piccolo borgo murato, così incantevole che mi ha colpito particolarmente.


Filetto – Un po’ di Storia


Ai tempi delle lotte in Lunigiana tra l’esercito bizantino e le orde dei Longobardi invasori, nel VI e VII secolo, venne organizzata in questi luoghi, a ridosso dell’Appennino, una linea difensiva per proteggere i porti dell’alto Tirreno. Per questo motivo fu costruito Filetto.

Ecco perché questo borgo è un po’ insolito rispetto agli altri di quei tempi, che li vedeva prevalentemente arroccati sulle alture. Questa era la consuetudine per tutti i borghi in Toscana ed anche per i vicini Borghi Lucchesi.

Filetto. Stemmi della Famiglia Ariberti sopra la porta Ariberti.
Stemmi della Famiglia Ariberti

Le milizie barbariche erano già presenti oltre le montagne dalla fine del VI secolo e minacciavano i porti nelle vicinanze, in modo particolare Luni.

Filetto fu parte essenziale di questa imponente linea di difesa e solo dopo la caduta dell’impero d’Oriente, il borgo si modificò a residenza della popolazione. In quei tempi la gente aveva sempre più bisogno di protezione.

Nel 1568 il borgo si allargò. Inglobò addirittura la strada che da Villafranca in Lunigiana conduce a Bagnone.

I Marchesi Ariberti, pochi anni dopo, subentrarono come nuovi  feudatari ai Malaspina. Questi dovettero vendere Filetto a causa dei grossi debiti contratti con l’Imperatore.


Filetto – Cosa Vedere



Filetto è così piccolo che non esiste un itinerario da seguire. L’unico itinerario è quello di passeggiare per il borgo, alzare gli occhi, guardarsi attorno ed ammirare i tanti piccoli e significativi dettagli.

Filetto. Arco monumentale di Porta Ariberti, punto di accesso al borgo.
Arco monumentale di Porta Ariberti

Per accedere al borgo si attraversa l’arco monumentale di Porta Ariberti. Si comincia a curiosare tra le strette vie caratterizzate da bei portali ed archi. Ogni tanto incontreremo anche qualche simpatico negozietto di antichità.



Piazza del Pozzo

Percorrendo la via principale che attraversa il borgo, incontreremo sulla nostra sinistra la Piazza del Pozzo.

Una volta questa era chiamata la Piazza d’Armi. E’ caratterizzata da un solo accesso come per gli antichi accampamenti militari Romano-Bizantini.

Questa piazza costituiva il nucleo originario del paese. Ancora oggi è individuabile una delle 4 torri cilindriche che ne costituivano l’impianto originario.


Piazza Fatebenefratelli

Passiamo sotto il loggiato della Palazzina dei Marchesi Ariberti ed entriamo nella Piazza Fatebenefratelli.

In questa piazza si trova la Chiesa Parrocchiale ed un convento di frati.


Una volta terminata la visita del borgo, usciamo dalla parte opposta attraverso la Porta Ariberti. Svoltiamo a destra e camminiamo lungo il perimetro esterno delle mura. In questo modo potremo osservare i resti delle torri.

Filetto. Particolare della cerchia muraria.

A questo punto, terminata la visita di Filetto, possiamo spostarci. Ci dirigiamo a Bagnone per un buon pranzetto. Dopo la sosta potremo visitare anche questo bellissimo borgo e continuare la nostra gita.

Potremo raggiungere  anche Malgrate e Castiglione del Terziere. Anche questi ultimi due borghi, come Bagnone, si trovano nelle immediate vicinanze di Filetto.


Filetto. Particolare di un arco con negozietto artigianale.

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San Gimignano – La Manhattan medievale


San Gimignano – Introduzione


L’inconfondibile sagoma all’orizzonte di un borgo sopra ad un colle, cinto da mura e disseminato da torri sparse qua e là più o meno alte, significa che stiamo arrivando a San Gimignano.

Infatti la caratteristica principale di questa piccola città fortificata, a metà strada tra Firenze e Siena nelle vicinanze di Certaldo, è costituita dalle sue 13 torri, ciò che resta di quelle 72 costruite un tempo dalle più floride famiglie del paese, come simbolo del loro benessere e potere.

Dichiarato Patrimonio dell’ Umanità dall’ UNESCO nel 1990, il borgo è una delle piccole perle della provincia senese e di questa meravigliosa Toscana.

L’effetto, per chi arriva dalla collina e vede spuntare all’improvviso la sagoma del paese, è semplicemente emozionante. 


San Gimignano – Un po’ di Storia


Il primo nucleo del paese risale all’VIII e IX secolo ed era già cinto di mura. Con lo sviluppo dell’abitato, San Gimignano divenne un castello feudale e fu dotato di una seconda cerchia muraria.

San Gimignano. Seconda cerchia muraria.

Divenuto libero comune nel 1150, inutilmente si oppose alle mire di Firenze, del quale entrò a far parte del territorio dal 1353, seguendone da quel momento le sorti.


San Gimignano – Cosa Vedere


Pur essendo un piccolo borgo, le attrazioni da vedere sono molte. Basterà comunque passeggiare con calma e in totale relax per le strade e vicoli del paese per scoprirle tutte ed apprezzarne ogni più piccolo particolare.

Anche i palazzi da osservare sono tanti, come il palazzo del Popolo, il palazzo del Podestà, il palazzo Ardinghelli ed altri, così come anche le torri, tra le quali spiccano la Torre del Diavolo, la Torre Rognosa, le Torri Salvucci e molte altre.

Ma le attrazioni maggiori, che veramente incantano il turista, sono la piazza della Cisterna e la Piazza del Duomo con l’adiacente piazza delle Erbe. Queste piazze costituiscono il centro cittadino vero e proprio.

Si accede al borgo da Porta San Giovanni, in una zona particolarmente fornita di parcheggi.

Porta San Giovanni e Via San Giovanni

La bella e possente porta di accesso al borgo, che risale alla metà del 1200, è sormontata da un posto di guardia ed ancora munita di barbacani.

San Gimignano. Particolare della porta San Giovanni.
Porta San Giovanni

Una volta ammirata ed oltrepassata la torre, iniziamo a percorrere la via San Giovanni. Questa strada completamente pavimentata in pietra è fiancheggiata da bei palazzi storici e negozi di ogni genere.

San Gimignano. Via San Giovanni.

La vista viene attratta non solo dagli oggetti posti in vetrina, ma anche dalle caratteristiche costruttive di questi vecchi negozi. Alcuni di questi hanno ancora l’accesso del tipo medievale, tutti con facciate in pietra e vecchi infissi.

La via termina all’Arco dei Becci, una delle porte dell’antico castello dove a destra si ergono la Torre e le Case dei Becci.

San Gimignano. Arco dei Becci che immette in piazza Cisterna.
Arco dei Becci

Piazza della Cisterna

Attraversato l’Arco dei Becci si accede alla Piazza della Cisterna. Questo spazio è ornato appunto da una Cisterna dove, per circa 800 anni, gli abitanti attinsero l’acqua per il proprio fabbisogno. Anche questa piazza è circondata da bellissimi palazzi e sovrastata dalla possente Torre del Diavolo.

San Gimignano. Piazza della cisterna con al centro la Cisterna.
Piazza della Cisterna

A questo punto, possiamo sederci da qualche parte, magari sugli scalini della cisterna o a qualche tavolino di una bar, tirare un po’ il fiato, cominciare  a godersi veramente questo spettacolo e dare sfogo alle fotografie.

Piazza del Duomo

Adiacente alla piazza della Cisterna troviamo la piazza del Duomo, delimitata dal bellissimo Palazzo del Podestà, con un bella loggia magnificamente affrescata e sovrastato dalla Torre Rognosa con a fianco le Torri Salvucci.

Di fianco, al lato sinistro del Duomo, si trova la piccola piazzetta delle Erbe, molto pittoresca con diverse torri sullo sfondo.

Anche l’antica rocca, immediatamente dietro al Duomo, merita una visita così come altre attrazioni e particolari che potrete scoprire passeggiando senza meta all’interno del borgo.



Prodotti Tipici


Tra i vari souvenir ed oggetti classici del luogo, una particolare attenzione la meritano le terre cotte e le ceramiche. Tra i prodotti tipici del luogo non dobbiamo assolutamente perderci la Vernaccia di San Gimignano, ottimo vino bianco locale, lo Zafferano di San Gimignano ed il Pecorino allo Zafferano.

San Gimignano. Ceramiche rappresentanti gatti.
Ceramiche di San Gimignano

Conclusioni


Da ogni parte del mondo c’è qualcuno che sogna di raggiungere questo antichissimo borgo per provare l’esperienza di immergersi in una perfetta cartolina medievale. Ma San Gimignano soffre purtroppo di un turismo di massa mordi e fuggi, con comitive che arrivano in città, l’attraversano velocemente e poi ripartono. 

Il borgo, invece, è un piccolo gioiello che va scoperto con lentezza. E’ preferibile quindi farlo nei periodi di bassa stagione e fuori dai week end per poterne godere in pieno il suo fascino e tutte le sue caratteristiche, con calma e in totale relax, con guida alla mano per fermarsi ogni tanto, leggere qualche notizia e scattare tante foto.


San Gimignano. Panorama sulle colline senesi.
Panorama sulle colline senesi

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Orbetello – Centro della Laguna


Orbetello – Impressioni


Perché scegliere Orbetello come meta di un viaggio?- Perché è una singolare cittadina situata al centro di una laguna, denominata appunto laguna di Orbetello, ed è un’importante riserva naturale costituita dalla Duna della Feniglia.  Può essere anche un motivo per approcciarsi alla Maremma, vista la sua posizione.

L’atmosfera che si respira tra mare, montagna e Maremma è veramente singolare. Gli abitanti, con la loro toscanità e disponibilità, contribuiscono non poco a rendere ancora più piacevole il soggiorno in queste zone. Cibo, vino e prodotti tipici, completano il quadro, insieme alla natura ed alla storia dei luoghi.

Orbetello. Ragazze che fanno canotaggio sulla laguna.
Sport acquatici nella laguna

La città è collegata al Monte Argentario attraverso una bella diga dove, fino al 1944, correva anche una ferrovia che la collegava a Porto Santo Stefano. Sempre sull’Argentario si trova anche il bellissimo borgo di Porto Ercole.

Orbetello. La diga che collega la città al Monte argentario.
La diga di Orbetello

Il territorio comunale è inoltre estremamente variegato. Ha una zona umida lagunare che è delimitata verso il mare da due tomboli: il Tombolo della Giannella a nord e il Tombolo della Feniglia a Sud.

Entrambi sono caratterizzati da lunghe spiagge sabbiose, pinete e macchia mediterranea.


Un po’ di Storia


Il territorio di Orbetello è stato frequentato sin dal periodo etrusco e assunse particolare importanza anche durante la dominazione di Roma, che vi fondò la colonia di Cosa, nei pressi di Ansedonia.

Alla fine della Repubblica di Siena, il territorio di Orbetello dal 1557 fu sede dello Stato dei Presidi di Spagna. E questo grazie alla conquista del territorio di Carlo V re di Spagna.

La città di Orbetello sorge nel mezzo dell’omonima laguna ed è unita al Monte Argentario da una strada costruita su un terrapieno artificiale, la Diga di Orbetello, che ha diviso la laguna in due specchi d’acqua: Laguna di Levante e Laguna di Ponente. Della vecchia ferrovia che la collegava a Porto Santo Stefano, oggi unica testimonianza rimane una costruzione di colore rosso, una volta Stazione Centrale della linea ferroviaria Orbetello – Porto Stefano.

Orbetello. Ex stazione ferroviaria di Orbetello,
Ex Stazione ferroviaria di Orbetello

La città divenne molto nota  nel periodo a cavallo tra il 1927 ed il 1933, quando Italo Balbo, a quel tempo ministro dell’Aeronautica, partì da qui per le sue quattro famose crociere aeree con uno squadrone di Idrovolanti Savoia – Marchetti.

 Anche Carlo del Prete, che era un noto aviatore lucchese, fece parte di queste spedizioni, durante una delle quali perse la vita.

L’idroscalo, situato nelle acque della Laguna di Levante, fu distrutto nel 1944 dalle forze di occupazione tedesche. Poche cose rimangono oggi a testimonianza di quel pezzo importante di storia italiana ed oltretutto mal conservate.


Visita della Città



Le porte di Accesso alla città

Orbetello. Porta Medinacoeli, il principale accesso al centro storico.
Porta Medinacoeli

Si accede al Centro Storico attraversando la Porta Nuova, denominata anche Porta Medinacoeli in onore del Duca di Medinacoeli che ne volle la costruzione al tempo dello Stato dei Presidi.

Insieme a questa porta ne esistevano altre 4.  Di queste solo  la Porta del Soccorso e, poco distante, la Porta a Terra rimangono ben  visibili.

Quest’ultima è una bella porta in stile barocco, rivestita di granito e travertino.

Le Mura

Varcata la porta principale, una scala sulla sinistra ci conduce sulle mura. Da qui, sull’unico  piccolo tratto percorribile, si può ammirare la laguna di ponente e parte del centro storico.

La Polveriera Guzman

Proprio sotto questo tratto di mura, a ridosso della laguna, troviamo la Polveriera Guzman, dove Garibaldi, nel 1860, si rifornì di armi e munizioni per la su ben nota spedizione dei Mille.

Intorno alla fortezza e a un tratto di mura, un camminamento in legno ci permette di ammirare la laguna di Ponente in tutta la sua bellezza, arrivando con lo  sguardo, da Ansedonia fino all’Argentario.

Il centro Storico – Corso Italia

Caratterizzato da stradine, vicoli, laboratori d’arte di ogni genere, vecchie case ben curate e palazzi con belle facciate in pietra, il centro storico ha, come punto di riferimento e di aggregazione, il Corso Italia.

Orbetello. Corso Italia, la via principale del centro storico.
Corso Italia

Questa via, che è la più animata del centro storico, è ricca di negozi, ristoranti, alberghi, bar e tanti altri servizi. Attraversa tutta la parte vecchia della cittadina da Ovest ad Est. E’ sempre molto animata e ospita spesso mercati ben curati e ricchi di cose interessanti.

La Cattedrale

Passeggiando tra i banchi del mercato, arriviamo in piazza della Repubblica dove, con il suo inconfondibile rosone e la bella facciata in travertino, si erge  la cattedrale, costruita nel XIV secolo e dedicata a santa Maria Assunta.

L’esterno è piuttosto spoglio, ma comunque degno di nota.

La porta presenta colonnine attorcigliate ed accostate ad altri elementi finemente decorati. Fra questi merita una menzione speciale lo stemma di Orbetello, il quale veniva con molto probabilità raffigurato per la prima volta.

Il rosone centrale non è da meno, in quanto mostra una decorazione molto curiosa: un fascia circolare esterna composta da formelle a quattro lobi con al centro dei volti scolpiti.

Orbetello. La Cattedrale
La Cattedrale

Con la bella e comoda pista ciclabile, che attraversa tutta la parte nord della città, possiamo fare un largo giro intorno ad Orbetello, costeggiando la laguna di ponente ed arrivando così fino al famoso mulino spagnolo, divenuto ormai il simbolo della città. Il nome lascerebbe immaginare la sua costruzione di origine spagnola, ma in realtà fu costruito dalla Repubblica di Siena al tempo della sua occupazione di questi luoghi.

Conclusioni

Anche il centro storico, con i colori ed i suoni ovattati al tramonto, acquista un fascino ed un’atmosfera particolare. La sua via principale, il Corso Italia, si anima lentamente fino a riempire i ristoranti e le pizzerie.

Orbetello. Corso Italia al tramonto

Grazie anche ai vari locali di svago e ai negozi aperti, questa via diventa un vero e proprio centro della Movida Maremmana.

La  laguna di ponente, sotto le luci del tramonto, offre uno spettacolo veramente affascinante e chiude nel miglior modo una bella giornata particolarmente intensa.

Orbetello. La Laguna al tramonto.
Tramonto sulla Laguna

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Stringa per Contatore

Cosa – Antica città Romana

Cosa – Introduzione e Motivazioni di viaggio

Cosa. Il desiderio di conoscere un po’ di storia e zone etrusco-romane, insieme a notizie sulle  prime transvolate transoceaniche con i famosi idrovolanti Savoia-Marchetti, nonché la visita di uno dei Borghi più Belli d’Italia ovvero Porto Ercole ed infine la voglia di atmosfera di mare e di maremma, mi hanno spinto a caricare la mia bici in auto e dirigermi nel sud della Toscana.

E’ questa l’unica regione italiana che può offrire contemporaneamente montagne, come le Alpi Apuane, colline, mare con le più belle spiagge o coste frastagliate, storia incredibile, arte, architettura, cucina, musica, tradizioni e chi più ne ha più ne metta.

Per questo motivo mi sono trasferito quindi sulla Costa d’Argento, e più precisamente sull’Argentario, comune italiano della provincia di Grosseto, dove si trovano località incantevoli e di grande tradizione marinaresca nella Maremma Grossetana.

Cosa. Mulino spagnolo nella laguna di Orbetello.
Mulino Spagnolo

I luoghi chiave di questa breve escursione di tre giorni, sono ovviamente Orbetello, Porto Ercole, Porto Santo Stefano, le Lagune di Orbetello, la Duna di Feniglia, un vero spettacolo della natura, e l’antica città romana di Cosa.

Cosa. Lagune di Orbetello.
Lagune di Orbetello

Il motivo di questa escursione, che viene descritta in questo articolo, sono gli scavi romani di un’antica città che fu costruita oltre duemila anni fa: COSA.

Cosa – Visita del Sito Archeologico



Come arrivare

Il miglior modo per raggiungere Cosa, ed ammirare il territorio circostante, è quello di attraversare tutta la Duna di Feniglia a contatto con una natura fantastica ricca di piante, uccelli, fenicotteri, cinghiali e daini, che non ostentano la loro presenza.

Cosa. Presenza di daini all'interno della duna di Feniglia.
Daini nella Duna di Feniglia

Finita la Duna, proseguiamo poi verso il colle di Ansedonia.

Raggiungiamo gli scavi di Cosa, l’antica città romana, dopo aver percorso una lunga e faticosa salita in bicicletta.

Da questo sito archeologico, che si trova sulla sommità del promontorio di Ansedonia ad un’altezza di 114 metri slm, si può ammirare uno stupendo panorama sulle lagune.

Cosa. Scavi co  panorama sulla laguna.

Un po’ di storia

Il nome di Cosa deriva da Cusia o Cusi che era un precedente insediamento etrusco situato più in basso, probabilmente dove oggi si trova Orbetello.

Questa era una città fondata nel 273 a.c. come colonia romana, immediatamente dopo la vittoria dell’Impero sugli alleati di Vulci e Volsini.  Tutto l’insediamento, che a quel tempo costituiva un’importante città, era circondato da possenti mura per un’estensione di un chilometro e mezzo.

Le Mura

La loro disposizione, che si basava su uno studio a quei tempi aggiornato alle più recenti tecniche di assedio in ambito ellenico, era perfetta.

Dopo essere state liberate dalla folta vegetazione che per secoli le aveva sommerse, oggi sono ben visibili e ancora in larga parte ben conservate.

Cosa. tratto di mura difensive.
Tratto di Mura

La città doveva controllare il territorio sottratto agli insediamenti etruschi di Volsini e Vulci dopo che queste erano state sconfitte. Le possenti mura che cingono l’abitato, dimostrano però come almeno all’epoca della fondazione, i Romani non si sentissero poi così tanto sicuri di aver sottomesso la locale popolazione etrusca.

La posizione, che era strategica, consentiva di controllare sia il traffico terrestre che quello marittimo. Tutto questo avveniva tra l’altro in un’epoca in cui la potenza romana stava per scontrarsi con Cartagine.

Cosa. Oanorama dall'alto del colle sulla laguna.

Cosa fu  costruita a cavallo di due alture tra le quali venne posto il Foro Romano che era destinato all’attività politica.

Gli Scavi

Si entra nella zona archeologica attraversando la porta Fiorentina. Percorriamo un sentiero sterrato che a quei tempi costituiva una strada che attraversava quartieri abitativi.

Cosa. Foro Romano.
Foro Romano

Se prestiamo attenzione, mentre percorriamo questo sentiero, potremo notare diverse “piccole volte” che costituiscono in resti delle cisterne costruite sotto le case di quel tempo.

Villa Quintus Fluvius

Seguendo questo sentiero, arriviamo all’attrazione principale di questi scavi che è costituita dalla casa Quintus Fluvius, sopra le cui fondamenta è stato costruito il museo ricco di oggetti archeologici.

Museo Archeologico

I reperti che sono esposti nel museo sono molti e consistono in decorazioni, anfore costruite appositamente per il trasporto via nave, cippi, busti e stemmi tutti di epoca romana.

Tra tutti questi oggetti, che sono esposti all’interno del museo, due sono rimasti particolarmente impressi nella mia mente e mi hanno colpito per la loro singolare bellezza e per la loro “modernità” considerando quei tempi: un tavolino ed un’ antica ed originale vasca per il bagno.

Acropoli

Sul promontorio più alto stava l’Acropoli, destinata al culto degli dei e circondata da una propria cinta muraria indipendente. Era dotata di vie rettilinee ed intersecate ad angolo retto. Una di queste era la strada che conduceva al tempio di Giove e che, per questo motivo, si chiamava la “Via Sacra”.

Cosa – Conclusioni

In cima a questo colle ed in mezzo a questi bellissimi scavi, sfiorati da una leggera brezza marina e quasi completamente soli, avremo difficoltà a staccarci da questo luogo.

Verrà spontaneo sederci su qualche pietra secolare, leggere un po’ di storia, indugiare guardandoci attorno ed osservare tutto quanto per poter immaginare quale e come potesse essere la realtà di quei tempi.

Respireremo così un atmosfera veramente singolare.

Terminata la visita del sito, potremo uscire da un’altra delle tre porte di accesso della città e  fare così un ultimo  giro attorno a queste antiche e  possenti mura, e poi giù in bicicletta a tutto gas per raggiungere nuovamente la duna di Feniglia.



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Monteriggioni – Il Borgo della Montagnola Senese


Monteriggioni – Introduzione e Impressioni


Monteriggioni

E’ giusto ed opportuno, andando a Siena, fermarsi lungo la strada per fare una visita a San Gimignano , bel borgo medievale con le sue famose torri, bei palazzi, case in pietra, viuzze e vicoli ancora perfettamente conservate.

Ma allora perché non fermarsi anche a Monteriggioni, che si trova a metà strada tra San Gimignano e Siena?

Monteriggioni. Vista del castello e delle torri dalla strada provinciale.
MonteriggioniIl Castello con le torri

E’ veramente un borgo imperdibile seppur piccolo al punto che due ore sono ampiamente sufficienti per visitarlo. E’ uno dei tanti bei paesini di cui l’Italia è ricca.

Si accede al grande piazzale entrando da una delle due porte d’accesso. Con un po’ di fantasia sembrerà veramente di fare un salto indietro ai tempi del medioevo.

Intorno a questo grande slargo si affacciano gli edifici e le costruzioni più caratteristiche di un tempo, tutte in pietra, con particolari originali ed infissi singolari.

Monteriggioni. La grande piazza all'interno del borgo.
La Grande Piazza

La vista da lontano del borgo fortificato ed un piccolo giro sulle mura con vista dall’alto sia all’esterno che all’interno del paese, daranno un idea più completa di quanto doveva essere bella e importante questa fortificazione nel medioevo.


Monteriggioni – Un po’ di Storia


I Senesi costruirono il castello tra il 1214 e il 1219. Aveva scopo principalmente difensivo ed il tracciato circolare delle mura si deve semplicemente all’andamento della collina.

Monteriggioni. Tipiche case in pietra all'interno del borgo.
Tipiche case in pietra

Fu oggetto di molte battaglie tra Fiorentini e Senesi per il suo possesso. I Senesi addirittura, anziché il consueto fossato pieno d’acqua, intorno alle mura installarono le carbonaie, fossati pieni di carbone che veniva incendiato all’occorrenza per resistere agli attacchi.

Negli ultimi anni, Monteriggioni ha assunto maggiore rilevanza turistica essendo stato inserito, dal Consiglio d’Europa,  all’interno del percorso della Via Francigena, permettendogli così di entrare a far parte degli itinerari culturali, col numero di tappa 32.


Visita del Borgo



Ancora oggi il castello, che è situato a circa 10 chilometro da Siena,  appare imponente e maestoso come una corona. Questa analogia è dovuta al fatto che le mura sono costellate da 14 torri e sono ricordate anche da Dante nella Divina Commedia.

Le due porte di accesso, che sono la Porta Franca o Romea e la Porta di Ponente, sono rispettivamente la porta principale, in direzione di Roma e la porta secondaria in direzione di Firenze.

Monteriggioni. Grande Piazza con in primo piano la Pieve Romanica.
La Pieve Romanica

La Pieve Romanica, che è l’edificio più importante del borgo, è quella che meglio conserva i caratteri medievali.
Costruita nel XIII secolo, presenta un unico ambiente.  La facciata, di raffinata eleganza, ha un bel portale con arco in pietra.

Imperdibile è la visita ai camminamenti sulle mura del castello. Dall’alto della cinta difensiva si può ammirare la splendida campagna circostante verso il Chianti e la Valdelsa e godere di una inusuale veduta di tutto il borgo. 

Sulla grande piazza si affacciano il Museo delle Armature, l’Ufficio turistico, così come i ristoranti ed i negozi di prodotti tipici.

Monteriggioni. Il piazzale con ilo museo e l'ufficio del turismo.
Il piazzale con il Museo e l’ufficio del Turismo

Notizie Utili


Due ampi parcheggi si trovano nella zona della Porta Franca e sia quello alla base del castello che quello in alto, nelle immediate vicinanze del borgo, offrono molti stalli.

Nei ristoranti si potrà assaggiare, oltre ai consueti piatti locali, una varietà di crostini ed insaccati del luogo veramente straordinarie e accompagnati da ottimo vino della zona sia bianco che rosso.

Monteriggioni. Tipica locanda all'interno del borgo.
Tipica Locanda

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Alberobello – La Capitale dei Trulli


Alberobello. Una via del Rione Monti
Rione Monti

Intanto è bene specificare subito che i trulli non sono esclusivi di Alberobello, ma bensì presenti in tutta la valle d’Itria. Ad Alberobello sono particolarmente diffusi e assembrati in poco spazio, tanto da far assegnare al paese il titolo di Capitale dei Trulli.

Prima di parlare di Alberobello, devo aprire una piccola, ma interessante parentesi.


La Casa Rossa


A chi deve raggiungere Alberobello provenendo da Ostuni, Cisternino o Locorotondo, consiglio una breve deviazione prima di raggiungere il borgo meta della nostra visita, dirigendosi presso la Casa Rossa.

Alberobello. La Casa Rossa, ex campo di concentramento.
La Casa Rossa

Questa casa, chiamata ora Fondazione Don Francesco Gigante, si trova sulla strada comunale Alberto della Croce a 5/6 chilometri da Alberobello.

Perché questa deviazione?-Per conoscere una pagina della storia italiana durante la seconda guerra mondiale. Si tratta infatti di un campo di concentramento italiano di cui pochissimi ne conoscono l’esistenza.

Questa casa, chiamata appunto Rossa dal suo colore, fu adibita, nei primi mesi del 1940, a campo di concentramento o meglio di internamento e smistamento. Inaugurato esattamente il 28 giugno del 1940 fu chiuso il 3 settembre del 1943.

In questi due anni transitarono, in questa struttura, circa 200 internati tra Inglesi, Ebrei, Tedeschi in fuga dal III Reich, Ebrei italiani, ex Polacchi ed antifascisti.

Questa ex masseria è rimasta però operativa anche molti anni dopo la fine della guerra ancora come luogo di internamento e transito, questa volta però di ex Fascisti, uomini accusati di crimini di guerra e molte donne ex collaborazioniste provenienti da tutta Europa con al seguito i propri figli.


Chiusa questa breve e triste pagina di storia andiamo ad Alberobello.


Alberobello. Alcuni trulli del rione AIA Piccola.
Rione AIA Piccola

Storia dei trulli


La storia di queste costruzioni, che risale al ‘600, ha anche un aspettto un po’ grottesco se si pensa a come dovevano essere gestiti i trulli in caso di sopralluogo degli ispettori del Regno di Napoli.

Il potente conte Giangirolamo II, detto dagli storici dell’Ottocento il Guercio delle Puglie, si era costituito un feudo dando il via alla costruzione di un agglomerato di case assegnate  a famiglie di contadini che dovevano bonificare e coltivare le terre.

Alberobello. Trulli nel quartiere di AIA Piccola.
Trulli – Rione AIA Piccola

Il materiale che abbondava in quelle zone era costituito soprattutto da pietre calcaree e carsiche e sedimentario calcareo. Quello impiegato per la copertura dei tetti era costituito da lastre di pietra calcarea del luogo, chiamate chiancarelle.

L’autorizzazione del Conte alla costruzione, era però subordinata al fatto che tali strutture dovessero essere eseguite esclusivamente con muri a secco senza l’uso di malta: in questo modo e in queste condizioni nacquerò  così i caratteristici Trulli.


Ma tale metodo di costruzione fu anche un espediente studiato dal Giangirolamo per evitare il pagamento dei tributi al viceré spagnolo del Regno di Napoli.  secondo una  legge in vigore fino al Settecento.

In base a tale legge, la costruzione di un nuovo centro abitato comportava in primo luogo il regio assenso e in secondo luogo il consecutivo pagamento dei tributi. 

Così costruite, in caso di ispezioni ordinate dal governo del Regno di Napoli, le costruzioni potevano essere facilmente smantellate e poi rimontate successivamente.


Visita del Borgo



Il borgo non è molto grande per cui in una giornata sarà possibile comodamente visitarlo tutto.

Tanto per avere un’idea dell’agglomerato e decidere quindi come muoversi, sarebbe bene recarsi subito in piazza Gian Girolamo D’Acquaviva D’Aragona, dove si trova la terrazza Belvedere denominata terrazza di Santa Lucia e posare uno sguardo panoramico tutt’intorno al paese.

Alberobello è suddiviso in due distretti il primo denominato Rione Monti e l’altro Rione Aia Piccola.


Tra i due quartieri esiste una differenza sostanziale.


Alberobello – Rione Monti


Si tratta della zona monumentale composta da oltre 1000 trulli che sono disposti a schiera lungo otto stradine irregolari che salgono fino in cima al colle dove si erge la chiesa di sant’Antonio da Padova anch’essa costruita nelle forme del trullo.

Alberobello. Rione monti, stradina in direzione chiesa Sant'Antonio.
Rione Monti

E’ questa la zona prettamente commerciale anche se esistono alcuni punti e costruzioni di particolare interesse storico. Ricca di negozi di souvenir e di prodotti locali come cipolle, carrube e peperoncini pugliesi, è sempre affollata di gente particolarmente attratta dai trulli ben curati, dai colori, dalle rifiniture, dai particolari ovviamente molti dei quali creati ad hoc per attrarre sempre più i turisti.

Spesso le persone sono particolarmente attratte anche da alcuni misteriosi simboli dipinti sulla cupola dei trulli. Si tratta di messaggi dall’Aldilà, segni esoterici a cui affidare gli auspici di salute, di felicità e buon raccolto.


Alberobello – Rione Aia Piccola


Questo invece è il quartiere più vero, quello abitato dagli Alberobellesi e costituito da circa 400 trulli. Attualmente questa è l’unica zona non ancora toccata da attività commerciali.

Alberobello. Abitazioni a trullo nel rione AIA Piccola.
Trulli in AIA Piccola

Per questo motivo, essendo meno attraente per i turisti, qui non esiste assolutamente affollamento né alcuna sorta di confusione.

Di particolare interesse è il Trullo Sovrano, l’unico trullo a due piani e l’unico costruito, nella prima metà del settecento, con impiego di malta.

Alberobello. Il Trullo Sovrano, l'unico a due piani e costruito con malta.
l Trullo Sovrano

E’ possibile visitarlo e merita non perdersi questa opportunità, in quanto si possono osservare gli ambienti domestici, i vecchi arredi, peraltro tutti autentici, e capire meglio quindi come si svolgesse la vita all’interno dei trulli.

Il trullo Sovrano è stato  dichiarato monumento nazionale.


Alberobello – Gastronomia


Non dobbiamo dimenticarci però anche l’aspetto gastronomico di Alberobello.

Questa è la zona dell’Olio d’Oliva e del pecorino sia fresco che stagionato. Di particolare interesse sono le GNEMERIDDE O TORCINELLI (Frattaglie di agnello, capretto o agnellone ridotte a strisce e rinserrate a gomitoletti, da cui il nome, con le budelline dello stesso animale).

Si possono assaggiare anche i tordi macerati nel vino e i taralli in gusti diversi.



…nelle vicinanze


Per quanto riguarda le possibili escursioni nei dintorni si raccomandano Cisternino e Locorotondo, due borghi iscritti nell’elenco dei Borghi più Belli d’Italia ed Ostuni, la cosiddetta Città Bianca.

Una bellissima escursione è quella che si può fare in bicicletta percorrendo la cosiddetta Via dell’Acqua (vedi art. Cisternino e Locorotondo). Una stradina sterrata chiusa al traffico, per un tratto di circa dieci chilometri attraverso la campagna pugliese, tra le masserie.


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Panorama sul borgo

San Miniato e Certaldo – Borghi Medievali Toscani


San Miniato e Certaldo – Olio, Vino e Tartufo Bianco


Introduzione


Perché San Miniato e Certaldo?

Godere di una gita domenicale particolarmente piacevole,  in Toscana è possibile.

La regione è così ricca di borghi  e cittadelle medievali, da avere solo l’imbarazzo della scelta.

Molti sono i villaggi della Toscana che meritano la classificazione di Borgo Storico. Inserita in un paesaggio bucolico, tra panorami spettacolari e località UNESCO, ogni cittadella racconta ancora la propria storia medievale con le  sue mura, le sue torri, le rocche e le caratteristiche abitazioni tutte concentrate in vie strette ed acciottolate.

Studiando il territorio e sapendo scegliere, in virtù anche  delle brevi distanze che separano tra loro i vari paesi, è possibile addirittura in un solo giorno estendere la visita anche a più di un borgo, come nel caso di questi due paesi, distanti tra loro solo circa 25 km.

Queste due località fanno parte di un elenco di “15 borghi toscani più belli” da visitare per conoscere l’anima più autentica di questa terra”.

San Miniato e Certaldo - Campagna circostante il borgo di san Miniato.
Campagna circostante San Moniato

Situati su verdi colli in una splendida campagna, San Miniato e Certaldo formano un concentrato di Toscana e di tutto quello che di bello e di buono esiste in questo territorio.


San Miniato – Paese del tartufo bianco e degli antichi mestieri


San Miniato e Certaldo - Antica mappa di san Miniato

San Miniato  è un comune   della provincia di Pisa con 27 903 abitanti.

Il centro storico della città sorge in posizione strategica su un colle a metà strada tra Firenze e Pisa per cui la città è stata scenario di molteplici scontri fra i due odierni capoluoghi, fino alla definitiva conquista fiorentina.

Un po’ di Storia

Il nucleo originario della città risale all’VIII secolo, quando un gruppo di Longobardi, secondo un documento originale datato 713 dC  e conservato nell’Archivio Arcivescovile a Lucca, si stabilì su questo colle ed edificò una chiesa dedicata al martire Miniato.

La città rimase nell’orbita fiorentina fino al 1925, quando fu ceduta alla provincia di Pisa. La seconda guerra mondiale lasciò il segno nella città per via della strage del Duomo. Venne altresì distrutta una buona parte delle costruzioni medievali, tra cui la Rocca di Federico II, prontamente ricostruita però negli anni successivi.

Visita del Borgo

Seppur concentrati in uno spazio ristretto, i monumenti da vedere sono diversi:

San Miniato e Certaldo - Piazza del Seminario di San Miniato
Piazza del Seminario o della Repubblia

Cominciamo da Piazza del Seminario o della Repubblica, dove troviamo il bellissimo Palazzo del Seminario, contenente sulla facciata molteplici Massime Latine.



Oltrepassando un arco che si affaccia nel centro della piazza, saliamo fino al Duomo.

Qui possiamo ammirare il Palazzo Vescovile ed il Palazzo dei Vicari.

Naturalmente non possiamo non visitare il Duomo anche al suo interno dove troviamo la tomba di Jacopo Bonaparte, uno dei primi membri della famiglia Bonaparte del ramo di San Miniato , in contrapposizione al ramo conosciuto a Sarzana dal 1200 da cui deriva Napoleone.



Dalla Piazza del Duomo, dopo una breve passeggiata, si sale fino alla torre di Federico II, dalla cui sommità , si gode di un bellissimo panorama su tutto il borgo e sulla campagna circostante.


Ritornati un centro, dopo un ottimo e caldo panino con burro ed acciughe, accompagnato da ottima birra, ci dirigiamo dall’altra parte del borgo, in Piazza del Popolo, per visitare un’altra singolare ed antica chiesa, quella di San Domenico con il suo adiacente Chiostro.

San Miniato e Certaldo - Tipico locale da spuntini
san Miniato e certaldo - Chiostro di San Domenico in san Miniato.
Chiostro di San Domenico

Terminiamo qui la visita di San Miniato e raggiungiamo in breve tempo Certaldo. Parcheggiamo nella piazza del municipio dove troviamo la navetta che ci porta direttamente all’interno del Castello.


Certaldo – Il Borgo del Boccaccio


Certaldo è un comune di circa 16.000 abitanti in provincia di Firenze.

Un po’ di Storia

L’abitato, sviluppatosi in posizione collinare intorno al castello, si è esteso successivamente, in epoca moderna, anche in pianura.

San Miniato e Certaldo - Vista del Borgo di Certaldo arroccato su di una collina
Certaldo Alto

Il Castello ed il contado appartennero alla famiglia degli Alberti che alla fine del XIII secolo furono sottomessi dai Fiorentini.

Il borgo è patria di Giovanni Boccaccio, di famiglia certaldese. Anche se il luogo di nascita è incerto tra Certaldo e Parigi, sicuramente qui morì nel 1373.

Visita del Borgo

La arroccata cittadina medievale di Certaldo è da sempre una delle mete preferite dagli appassionati dei borghi storici e per chiunque ami fare una passeggiata dal sapore medievale, all’interno di un centro intatto e dai tratti singolari.

Il borgo storico, detto anche Castello, è raccolto entro mura su cui si aprono le antiche porte d’accesso.

Non essendoci lo spazio necessario per una piazza come tutti gli altri paesi hanno e dove si svolge la maggior parte della vita cittadina, questa invece avviene a Certaldo nella Via del Boccaccio, dove si affacciano tanti palazzi e costruzioni medievali, la Chiesa, il Palazzo Pretorio e le Logge del Mercato.

San Miniato e Certaldo - Passeggiata in Via del Boccaccio a Certaldo Alto.
Via del Boccaccio

Ma il monumento più importante del Borgo è sicuramente  il Palazzo Pretorio, l’antica dimora dei conti Alberti che venne costruita alla fine del XII secolo sulle rovine delle antiche case di questa famiglia. Ne sono visitabili le prigioni, la sala delle udienze, l’archivio, la cappella e gli alloggi privati dei Vicari. Sulla facciata e all’interno del palazzo sono ammirabili numerosissimi stemmi, ognuno dei quali rappresenta l’effigie della famiglia di ogni Vicario che ha governato la città.

San Miniato e Certaldo - Facciata del palazzo pretorio con stemmi
Facciata del palazzo Pretorio

Prodotti tipici

Come per San Miniato, anche qui è presente l’attività di raccolta del pregiato tartufo bianco.

Le tradizioni agricole, il clima e l’ambiente collinare, consentono una ricca produzione di olio extravergine di oliva e vino Chianti D.O.C.G. 

A Certaldo inoltre, molto famosa e apprezzata è la “Cipolla di Certaldo”, che
ha un sapore intenso e leggermente dolciastro, adatta per zuppe, ed anche per farne marmellata. E’ un prodotto certificato da un preciso marchio di qualità.

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Martina Franca – La Cittadina devota a San Martino


Martina Franca è una cittadina trecentesca, nel bel mezzo della Valle d’Itria, abitata dai “Martinesi”

All’occhio dei visitatori, Il Centro  Storico di Martina Franca rimane subito incantevole. Le antiche strade della città si snodano in un lungo labirinto punteggiato da decine di inaspettate opere d’arte, sparse qua e là, che spesso sorprendono il turista.

Un po’ di Storia

Alcuni cittadini, per fuggire dalla devastazione saracena di Taranto, costruirono un villaggio sul Monte S. Martino, una pendenza elevata che giace sulle colline della Murgia.

Il Borgo, comune della provincia di Taranto con circa 48.000 abitanti, è di fondazione trecentesca, voluto dal Filippo I d’Angiò, principe di Taranto, che le concesse le più ampie franchigie fiscali, motivo per il quale il secondo nome della cittadina è appunto FRANCA, mentre il nome Martina le deriva dalla devozione dell’abitato verso San Martino.

Visita del Centro Storico

Dalla porta di Santo Stefano si entra nel  cuore della città attraversando Piazza Roma dominata dal Palazzo Ducale, il palazzo del potere, dove attualmente risiede il Municipio.

Prima di proseguire la passeggiata verso il Corso Vittorio Emanuele, è il caso di soffermarsi nella piazzetta triangolare che accoglie la sontuosa Fontana dei Delfini.


Da corso  Vittorio Emanuele si accede a Piazza del Plebiscito, dove sorge la Basilica di San Martino

Il Duomo

La chiesa, costruita nel 1747 sulle macerie di un precedente edificio romanico, costituisce uno degli esempi migliori di “Barocco Locale”. Sulla sua maestosa facciata, spicca centralmente uno splendido altorilievo raffigurante San Martino, il patrono della città, che divide il mantello con un mendicante.

Nell’interno della Basilica, ad un’unica navata, si possono ammirare due splendide statue settecentesche, attribuite a Giuseppe Sanmartino, mentre degni di nota sono i vari altari costruiti in marmi policromi.

Piazza Plebiscito

Questa piazza è sicuramente la maggior attrattiva turistica della cittadina, con le sue stradine ed i suoi vicoli che qui convergono, tutta circondata da bei palazzi.

Prodotti Tipici

Anche i prodotti locali della cittadina, fanno parte delle attrazioni turistiche”. Tra insaccati, formaggi ed altre prelibatezze, ecco un piccolo elenco di prodotti da non perdere:

  • Salame dolce martinese.
  • Pancetta tesa o steccata.
  • Capocollo di Martina Franca.
  • Caciocavallo al Fieno.
  • Pecorino alla cenere d’ulivo.
  • Caciocavallo Ubriaco al vino Primitivo.
  • Taralli fatti a mano al Finocchietto.
  • Taralli fatti a mano i Classici

Video con Commento Audio


Galleria Fotografica

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Grazzano Visconti – Una creazione del Duca Giuseppe Visconti

Grazzano Visconti

 

Affascinante borgo in stile Neo-medievale

grazzano visconti, piacenza, emilia romagna, borghi

Ingresso al Borgo

Grazzano Visconti è un piccolo borgo emiliano del comune di Vigolzone, in provincia di Piacenza.

 

Notizie Generali

Seppur molto piccolo si è reso famoso nel tempo per il suo affascinante castello e per tutte le costruzioni che compongono questo borgo, in perfetto stile neo-medievale, con raffinato gusto scenografico e grande ricercatezza nei particolari e nelle decorazioni.

 

 

grazzano visconti, piacenza, emilia

Stemma dei Visconti – Il Biscione

Non esistono documenti chiari o  atti notarili che possano attestare una data ben precisa sulla nascita della contrada. Certo invece è il  legame di Grazzano con la nobile famiglia milanese dei Visconti, rappresentati nei loro stemmi dall’inconfondibile  “Biscione”.

 

Il borgo è  veramente incantevole ed affascinante. L’atmosfera che si respira passeggiando per i vialetti, tra le case e nelle piazzette, è veramente unica e  particolare. Ci sentiamo come trasportati indietro nel tempo, negli anni del ‘400 con i feudi, i fatti d’armi, i misteri dei castelli con i loro fantasmi. Anche qui la loro presenza è confermata dalla statua di Aloisa, il piccolo fantasma che ancora oggi pare si aggiri per il borgo ed intorno al castello.

 

ALBUM FOTOGRAFICO

 

Un po’ di Storia

Tutto comincia nel 1395 quando Giovanni  Anguissola, marito di Beatrice Visconti, figlia di Gian Galeazzo Visconti, fa costruire un bellissimo castello che, dopo la sua morte e quella dell’unico figlio, passa in eredità alla vedova Beatrice Visconti. Da questa successivamente al fratello Guido Visconti e così via fino ad arrivare nei primi del ‘900 a Giuseppe Visconti.   GRAZZANO VISCONTI, PIACENZA, EMILIA Questi decide di valorizzare la zona adiacente alla dimora e ricostruisce il borgo tutto in stile tre-quattrocentesco. L’architetto incaricato di questa trasformazione è Alfredo Campanini che con grande abilità trasforma un insignificante agglomerato di case rurali in un suggestivo borgo medievale.

 

Visita del Borgo

Non ci sono eccellenze architettoniche da visitare all’interno della contrada. L’attrattiva principale è semplicemente quella di passeggiare per il  borgo in totale rilassatezza, guardandoci attorno ed osservando con attenzione tutti i minimi particolari così ben curati. Pur tuttavia alcune costruzioni meritano una più accurata attenzione,  per cui una volta muniti di guida rilasciata dal locale Ufficio del Turismo, possiamo cominciare a visitare  il Teatro, l’ex Asilo, l’Oratorio delle Grazie, la Piazza Gian Galeazzo Visconti, la Corte Vecchia, il Mulino e la Parrocchiale. Ovviamente l’obbiettivo principale della visita è il Parco con il Castello, assolutamente da non perdere. Per questo motivo è bene essere informati, prima di partire, sui giorni e gli orari di apertura del Parco e del Castello.

Interessanti sono anche le attività commerciali ed artigianali che si trovano all’interno della contrada, con negozi che vendono articoli particolari degni di nota. Esistono poi un interessante museo della Tortura e diversi bar ristoranti dove si possono gustare anche ricette locali, tra le quali i Tortelli con la Coda e i Pisarei e Fasò” oltre ai vari salumi tipici come la coppa e il salame piacentini, il tutto annaffiato con ottimi vini locali, tra i quali il Gutturnio e la Bonarda.

grazzano visconti,piacenza, emilia

Cortevecchia

Particolarmente singolare e consigliabile è la visita della Corte Vecchia. Qui si trovano bene esposti macchinari, attrezzature, utensili e documenti dei primi del ‘900 relativi all’azienda agricola di Grazzano Visconti che qui si era sviluppata su una superficie di circa un ettaro ed operativa fino agli ’80.

Insomma, anche questo è uno dei borghi italiani da non perdere. Un pezzo della nostra storia ed un’ambientazione  particolare per gli amanti della fotografia e del video.

 

Come raggiungere Grazzano Visconti

Raggiungere Grazzano è semplice: autostrada A1 uscita per Piacenza Sud. Quindi Strada Provinciale 654 Valnure – Bettola – Grazzano Visconti.

In treno arrivo alla stazione di Piacenza quindi autobus della linea suburbana (arancio) direzione Ponte Carmiano o uno degli extraurbani (blu) direzione Bettola o Selva. Scendere alla fermata “Grazzano Visconti “.

grazzano visconti, piacenza, emilia

 

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Bolgheri e Castagneto Carducci – Due imperdibili borghi labronici

 

 

I borghi del Poeta Giosuè Carducci

Come ormai ben noto a tutti gli Italiani e non solo, la Toscana è ricca di bei Paesi, Cittadine e Borghi medievali, caratteristici e ben curati.  Trovandomi per alcuni giorni  in zona Piombino, ho scelto  di fare una gita a Bolgheri e Castegneto  Carducci,  due borghi già visti più volte, ma che riescono sempre ad emozionarmi per il loro fascino, la loro storia e la loro tradizione culinaria.

Queste due imperdibili località della provincia di Livorno, storicamente legati tra loro dal  Poeta Giosuè Carducci, si trovano a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra e possono essere tranquillamente visitate entrambe nell’arco di una giornata. Per questo motivo, ho inteso inserirli in un unico articolo: sarebbe assurdo andare in un borgo senza visitare l’altro.

 

Bolgheri

 

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Il Castello

Poco oltre il  bivio per Marina di Bibbona, di fronte all’oratorio ottagonale di San Guido, si apre il famoso viale dei Cipressi, più volte celebrato dal poeta Giosuè Carducci.

Questo incredibile e lungo viale, seguendo l’ondulazione del terreno, ci conduce proprio di fronte al castello. Scendendo  leggermente sulla destra, immediatamente prima dell’ingresso, si trovano due comodissimi parcheggi,  dove lasciare l’auto ed iniziare così la visita a piedi.

Si accede al borgo passando sotto l’arco del castello ristrutturato nel 1895 su disegno di Tito Bellino. Fa parte del complesso il Palazzo della Gherardesca, la Porta Urbana sottostante alla torre, che fa appunto da accesso al borgo, e la chiesetta dei Ss. Giacomo e Cristoforo, d’impianto romanico. Appena sopra la porta si nota il grande stemma dei conti Della Gherardesca, antica casata nobile proprietaria del castello fin dal 1200.

Nella rustica piazzetta al centro del paese, si trova la casa dove Carducci abitò da bambino dal 1838 al 1848 e subito  nelle vicinanze, la statua di Nonna Lucia, la nonna del Poeta.

bolgheri, livorno, maremma, toscana

Nonna Lucia (la nonna di Giosuè Carducci)

La visita del borgo  non richiede molto tempo. E’ consigliabile effettuarla con tutta calma per godersela completamente. Ci conquista con il suo centro raccolto, le caratteristiche case in pietra e mattoni, le botteghe ricche di prodotti eno-gastronomici, i ristorantini ed i bar-enoteche.

Prestando  attenzione, noteremo un po’ ovunque particolari originali, nati dalle  più svariate idee, creati con fantasia e ben curati. Il borgo è perfetto per una passeggiata rilassante che potrete trascorrere curiosando tra le caratteristiche botteghe ed i vicoli del borgo e gustandovi magari una bella merenda od un aperitivo.

 

Album Fotografico

 

Castagneto Carducci

 

Castagneto Carducci, livorno, maremma, toscana

Castagneto Carducci – Vecchie abitazioni

Una volta usciti dal borgo del Carducci ed imboccato di nuovo il viale dei cipressi con direzione mare, ad un certo punto sulla nostra sinistra, molto evidente,  una deviazione ci conduce a Castagneto Carducci, altro bel borgo più  grande del precedente,  con stradine costellate di piccole meraviglie storico-artistiche.  Il nome, come si può ben dedurre, deriva dalla zona in cui si trova l’abitato, ricca di castagni secolari  e dal nome del poeta che anche qui trascorse la sua prima giovinezza.

 

Una visita più attenta, qui richiede un maggior tempo a disposizione. Il borgo  è  ben più  grande del precedente e  maggiori sono gli edifici di interesse storico.

 

Album Fotografico

 

Tra le chiese, spicca  San Lorenzo, di epoca medievale. Ristrutturata agli inizi  del XX secolo è stato successivamente aggiunto il campanile in stile neo medievale. Anche la chiesa del Santissimo Crocifisso e quella della Madonna del Carmine sono altre due strutture architettoniche degne di nota.

Nella parte alta del borgo si può inoltre visitare la casa di Giosuè Carducci, che conserva materiale sulla vita e sulle opere del poeta.

Pur tuttavia, per chi  non fosse interessato ad aspetti storico-artistici, sarà comunque piacevole e rilassante passeggiare per le stradine del borgo. Si potranno osservare le case, le piccole piazzette e i tanti particolari anche qui numerosi e ben curati. Per un buon pranzo, non ci sarà che l’imbarazzo della scelta tra i numerosi ed ottimi ristoranti…OCCHIO PERO’ AI PREZZI.

 

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Mantova – La città dei Gonzaga

Mantova

Due giorni nella città del Rigoletto

MAntova-Gonzaga-Miincio-Lombardia

Mantova – Il Castello

Nella mia stupida fantasia, pensando a  Mantova, la immaginavo una città triste, avvolta dalla nebbia e dallo smog come altre città  del nord, vecchia e priva di interessi particolari.

Il dubbio però è sempre una brutta situazione e crea ansia. Per cui un giorno mi sono deciso  di passare un weekend in questa città per togliermi tutte queste incertezze. Appena ho cominciato a documentarmi ed approfondire certi aspetti e particolari di Mantova, subito mi sono reso conto  che forse anche due giorni completi sarebbero stati pochi. Per poter visitare con attenzione tutto quello di interessante ed importante c’era  da vedere, avrebbe richiesto maggior tempo.

 

Prima impressione

Quindi sono partito molto incuriosito e deciso a visitare attentamente la città. Ora posso affermare, senza ombra di dubbio, che Mantova è una bellissima città e merita veramente una gita. Ricca di storia, di arte e anche di tradizioni culinarie importantiintegra la bellezza e l’interesse di tutti  questi aspetti con quanto offrono anche i tre laghi che la circondano formati dal fiume Mincio: lago Superiore, lago di Mezzo e lago Inferiore.

Una passeggiata o meglio ancora una pedalata lungo il lago superiore in una bella giornata di sole ed una gita in battello nel bel mezzo del parco fluviale, arricchiranno ancora di più la vostra gita in questa città  lombarda.

Mantova-Mincio-Gonzaga-Lombardia

Mantova – Lago Superiore

 

Album fotografico di Mantova

 

Come raggiungere Mantova

Raggiungere Mantova è agevole e semplice. Dalla mia città (Lucca…tanto per dare un’idea), dista 250 km percorribili in due ore e mezzo, con traffico regolare e tutti in autostrada.  (Lucca-Firenze-Bologna-Modena poi da qui verso Verona con l’autostrada del Brennero ed uscita a Mantova).

Personalmente ho suddiviso la visita della città in due parti. Il primo giorno dedicato al centro storico vero e proprio. Il secondo alla visita del palazzo Tè, gita sul Mincio ed una pedalata lungo i laghi di Mezzo ed Inferiore.

Naturalmente, come sempre, questo articolo non vuole affatto sostituirsi all’uso della guida che anzi è indispensabile. Ma dare solo qualche suggerimento sulle cose più importanti a mio parere (quelle che più mi hanno colpito), i tempi e le distanze, per cercare di ottimizzare al meglio la visita.

Centro Storico

Meglio accedere al centro storico dalla via San Giorgio nei pressi del castello.  Se si è arrivati fin qui con le biciclette, si possono lasciare subito all’inizio dello slargo del Sordello, legate agli apposti stalli. Davanti  a questi, può iniziare subito la visita, fermandosi presso la casa del Rigoletto. Così chiamata perché scelta come dimora del leggendario buffone di corte dei Gonzaga, nell’ambientazione del melodramma di Giuseppe Verdi. Di fronte a questa casa, sul lato opposto, ci si può mettere in fila. Una lunghissima fila per la visita della Camera degli Sposi che personalmente mi sono perso  con gran dispiacere. Ma la fila era veramente così esagerata che mi avrebbe ridotto notevolmente il tempo a disposizione per tutto il resto. Consigliabile quindi prenotare prima in internet per non perdersi questo Capolavoro d’Arte.

Piazza Sordello

Proseguendo, entriamo finalmente nella parte più larga e più pittoresca di Piazza Sordello, la bellissima piazza dove spicca il Palazzo Ducale che non si limita ad essere solo quello che vediamo dalla piazza: il Palazzo Ducale è un complesso esageratamente ampio, formato da diversi edifici, giardini, bei piazzali interni, chiese e dallo stesso castello, costruito ed ampliato in epoche diverse  sotto diverse casate tra le quali i Buonacolsi, i Canossa ed i Gonzaga. Visitarlo tutto occorrerebbe una giornata intera. Un bel giro  intorno alla piazza vi permetterà  di ammirare tanti bei palazzi e edifici  monumentali.

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Mantova – Piazza Sordello

Duomo, la chiesa di San Pietro

In questo grande spazio cittadino, si trova anche il Duomo, la chiesa di San Pietro, che merita sicuramente una visita attenta, sia per quanto riguarda l’interno che l’esterno, in modo particolare il fianco est.

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Mantova – Chiesa di San Pietro (il Duomo)

Al termine della Piazza Sordello, dopo aver attraversato la Via Cavour, si prosegue in via Broletto, incontrando, subito sulla nostra sinistra, l’omonima piccola ma suggestiva piazzetta Broletto, dove la Fontana dei Delfini, segna il punto in cui nel 1890 venne scavato il primo pozzo artesiano per fornire acqua potabile alla città.

Piazza delle Erbe

La piazza immediatamente successiva, continuando ancora per via Broletto, è la Piazza delle Erbe, animatissimo spazio cittadino chiusa sul lato occidentale da una sequenza di case con portici tardogotici e rinascimentali. In fondo alla piazza sulla sinistra si trovano la Torre dell’Orologio (visitabile…interessante è il funzionamento dell’orologio) e la Rotonda di San Lorenzo, tra i più antichi edifici religiosi di Mantova.

Questo è un punto della città che mi è piaciuto particolarmente, per cui suggerisco di andare avanti fino a Piazza Marconi, guardarsi un po’ attorno e poi tornare nella piazzetta Mantegna dove si trova l’altra bellissima chiesa rinascimentale di Sant’Andrea, la concattedrale  di Mantova insieme con San Pietro; molto bello e interessante  è  il  suo interno.

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Mantova – Chiesa di Sant’Andrea (Concattedrale)

Castello di San Giorgio

La visita del centro storico, può considerarsi conclusa con il Castello di San Giorgio, eretto tra il 1390 e il 1406 da Bartolino di Novara a guardia del passaggio tra il Lago di Mezzo e il Lago Inferiore, e il giardino dei semplici realizzato dai Gonzaga nel 1603, facente parte anche questo del complesso del palazzo Ducale, dove venivano coltivate e studiate piante officinali e ornamentali.

A questo punto possiamo dire di aver visto i punti  più importanti del centro storico vero e proprio e quindi ci possiamo spostare un po’ verso l’esterno, per visitare un altro angolo molto caratteristico della città: le Pescherie Edificate nel 1536 e dedicate al commercio del pesce, le pescherie erano poste ai lati del ponte medievale che scavalca il Rio, il corso d’acqua che attraversa la città di Mantova dal lago superiore al lago inferiore.

Palazzo Tè e il Mincio

Una visita a parte, anche perché abbastanza defilato dal centro storico, deve essere dedicata al Palazzo Tè, una grandiosa villa suburbana tra le più belle e famose del ‘500, edificata per gli ozi dei Gonzaga da Giulio Romano. L’interno è formato da numerose sale decorate prevalentemente da Giulio Romano e dai suoi allievi, e prendono il nome dal tema delle decorazioni: la Sala del Sole, la Sala dei Cavalli, la Sala delle Aquile, la Sala dei Giganti, ed altre. Le decorazioni, i dipinti e gli  stucchi sono veramente belli e meritano un’attento sguardo, così come il giardino interno.

Giro in Battello

Riposarsi dopo tutto questo camminare a piedi per il centro storico, senza togliere tempo e spazio alla visita della città, a Mantova si può. Basta salire su una delle tante motonavi che pattugliano il fiume Mincio in largo e in lungo, e il gioco è fatto. In questo modo si può osservare ed apprezzare la città anche da un’altra prospettiva che altrimenti non sarebbe possibile.

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Mantova – Il Mincio

Il Mincio

Il Mincio nasce a Peschiera, dal lago di Garda, e giunto nei pressi di Rivalta, rallenta la sua corsa dando origine alla Riserva Naturale delle Valli del Mincio. Una palude che si estende per circa 1400 ettari dichiarata zona umida d’importanza internazionale. La riserva appare come un dedalo di canali contornato da canneti e cariceti dove tra la fitta vegetazione si naviga silenziosamente sulle acque colorate da ninfee, nannuferi, ibischi di palude e castagne d’acquaE’ il regno incontaminato degli uccelli acquatici quali Cigni, Aironi, Cormorani e altre specie che qui sostano e nidificano.

Il Lago Superiore

Poco prima di Mantova, il Mincio si allarga formando il Lago Superiore, il primo dei tre laghi che circondano la città.

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Alla fine di queste due giornate passate intensamente a Mantova, non rimane che un’ultima cosa da fare fortemente consigliata: una pedalata lunga la stupenda pista ciclabile che costeggia tutto il lago superiore, grande polmone naturale per gli abitanti della città, che qui possono trovare pace, relax e refrigerio nelle calde giornate estive. Il panorama, la quiete, gli scorci sul lago ed i colori, vi ricompenseranno largamente della fatica per i due giorni  intensi spesi a Mantova.

E per chiudere, alcuni accenni sulla cucina mantovana.

La cucina mantovana è l’insieme dei piatti della tradizione culinaria della provincia di Mantova, alcuni dei quali risalenti ai tempi dei Gonzaga. È una gastronomia molto apprezzata anche fuori dal territorio già nei secoli scorsi. È una cucina vincolata alla terra, dalle tradizioni contadine, ma risulta molto ricca e variegata. Diverse possono essere le varianti locali di uno stesso piatto. Tra i più noti troviamo: Tortelli di Zucca, Risotto alla Pilota, Capunsei, Stracotto d’Asino, Luccio in Salsa e molti altri ancora.
 

Note – Consigli – Avvisi – Curiosità

La Famiglia  Gonzaga ha contribuito in modo determinante allo sviluppo nei secoli della città.
Mantova è stata Capitale Europea della Cultura 2016
L’orario di visita della casa del Rigoletto è dalle ore 9 alle ore 18
Una buona, tipica e caratteristica trattoria per assaggiare i piatti tradizionali è l’Osteria dell’Oca in Via Trieste, 10
Per chi, tornando a casa, deve dirigersi a sud, consiglio di fare strada normale fino a Parma, facendo una breve sosta nel paesino di Brescello, celebre per la serie di film con Beppone e don Camillo. E’ stato ideato un percorso di tutti i punti dove sono state effettuate le riprese dei vari film…è una cosa simpatica.
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